La frontiera tra centro e banlieueLa stigmatizzazione delle periferie esasperata dall’urbanistica

Il quarto episodio di Fermata Nanterre racconta la storia di Wahid e Mohamed, due abitanti della Cité Picasso, a pochi passi dal quartiere finanziario della Défense. Nel tentativo di abbellire uno dei cosiddetti “quartieri caldi” dei dintorni parigini, l’architetto Émile Aillaud ha progettato decine di torri colorate, diventate però suo malgrado il simbolo dell’esclusione sociale

Wikimedia Commons

Fermata Nanterre, il podcast reportage prodotto da Sphera e Bulle media, ha vinto il premio miglior podcast nella categoria Diversity agli Italian Podcast Awards.

Il quarto episodio di Fermata Nanterre racconta la storia di Wahid e Mohamed, due abitanti della Cité Picasso. A pochi passi dal quartiere finanziario della Défense, la Cité Picasso delimita la frontiera tra centro e banlieue ed è uno dei cosiddetti “quartieri caldi” della periferia parigina. Non è un caso se porta il nome del pittore: nel tentativo di abbellire la periferia, l’architetto Émile Aillaud ha progettato per questo quartiere di Nanterre decine di torri colorate su cui sono rappresentati un cielo color pastello e delle nuvole bianche e rosa. Per Wahib e Mohamed, però, questo non fa che contribuire alla stigmatizzazione della banlieue. Le torri e le barre detti grand ensemble avrebbero dovuto rappresentare una soluzione all’emergenza abitativa di quegli anni, ma si sono trasformati nel simbolo dell’esclusione sociale.

In Fermata Nanterre, Arianna Poletti racconta la storia di un comune della periferia parigina e dei suoi abitanti. La cittadina di Nanterre è stata costruita sulle macerie delle bidonvilles sorte nel dopoguerra dove vivevano gli operai di origine algerina e le loro famiglie.

Ripercorrendo la storia di chi ha vissuto in una baracca a pochi metri dalla Tour Eiffel, il podcast racconta generazione dopo generazione quali sono le origini della segregazione sociale e urbana che hanno portato alla stigmatizzazione delle periferie. In questo comune dove «tutti vengono da altrove ma tutti sono di Nanterre», come racconta un abitante, c’è chi prova a salvaguardare e valorizzare la memoria di un’epoca perché questa non venga dimenticata.

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