Accelerazione ecologicaIl nuovo piano energetico dell’Ue per ridurre la dipendenza dalle fonti fossili russe

Il programma REPower EU della Commissione guiderà la transizione climatica per i prossimi anni. Gli Stati membri potranno ottenere circa 225 miliardi dal NextGenerationEU, a cui potranno aggiungere quote dei fondi per le politiche di coesione o di sviluppo agricolo e altri 20 miliardi da ETS, il sistema europeo di compensazione per l’emissione di anidride carbonica nei processi produttivi

AP/Lapresse

Mercoledì la Commissione Europea ha presentato REPower EU, il nuovo programma europeo che aiuterà l’Unione europea a «ridurre rapidamente la dipendenza dalle fonti fossili russe, accelerando la transizione verso fonti pulite e permettendo di unire le forze verso un sistema energetico più resiliente e una vera unione in materia di energia», come afferma nella documentazione che ne ha accompagnato l’annuncio.

Il programma nasce espressamente come diretta conseguenza dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, che ha portato ulteriore incertezza in materia energetica in Europa e ha fornito a Mosca un importante strumento di pressione contro le sanzioni.

Circa il 40% del gas naturale utilizzato dall’Unione europea proviene dalla Russia, con effetti limitanti per l’autonomia strategica europea, una delle priorità a lungo termine della Commissione. Nelle parole della Presidente Ursula von der Leyen, REPower EU porterà a «un nuovo livello di ambizione» l’Unione europea, aiutandola a «risparmiare energia, rendendo più facile l’abbandono delle fonti fissili e favorendo l’avviamento di investimenti su una nuova scala».

Per far questo, REPower EU, che dovrà integrarsi all’interno del Green Deal, opererà su quattro direttrici (pilastri, nel lessico della Commissione): il risparmio e l’efficientamento energetico, la sostituzione delle fonti fossili russe e la diversificazione delle forniture, l’aumento dell’uso energia pulita e il finanziamento di nuove infrastrutture (come gasdotti e terminali per il gas naturale liquefatto).

Affinché REPower EU abbia successo occorrerà quindi operare su più fronti. La Commissione prevedere di aumentare al 45% la quota di energia proveniente da fonti rinnovabili utilizzata a livello europeo entro il 2030, contro il 40% previsto attualmente. In questa prospettiva, la Commissione prevede di rendere più facile l’avvio di nuovi progetti, insieme ad altre misure volte a incrementare la produzione di energia rinnovabile (come l’obbligo di montare pannelli solari su tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2029).

Anche gli obiettivi in termini di risparmio energetico andranno rivisti al rialzo: la Commissione vuole infatti portare dal 9% al 13% la percentuale di energia risparmiata entro il 2030 (calcolata sui valori del 1990). Una parte determinante nel processo di graduale indipendenza da Mosca, comunque, sarà svolta dalla diversificazione delle forniture: nel 2020, ad esempio, l’Unione europea ha importato dalla Russia circa 155 miliardi di metri cubi di gas, ma secondo i dati della Commissione già nel corso del 2022 ne potrebbero essere acquistati 60 miliardi in meno, grazie agli accordi in via di discussione con Paesi come gli Stati Uniti, l’Egitto o Israele o aumentando la produzione ottenuta dal nucleare o dal carbone.

I finanziamenti per REPowerEU verranno soprattutto dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, uno degli strumenti principali di cui si compone NextGenerationEU, da cui gli Stati membri potranno ottenere circa 225 miliardi in prestiti. I singoli Paesi, inoltre, potranno dirottare nelle strategie nazionali all’interno di REPowerEU quote dei fondi per le politiche di coesione o di sviluppo agricolo. Altri 20 miliardi dovrebbero venire da ETS, il sistema europeo di compensazione per l’emissione di anidride carbonica nei processi produttivi.

Proprio il tema dei finanziamenti, però, mostra i possibili problemi legati al nuovo programma della Commissione: l’utilizzo del sistema ETS per finanziare REPowerEU, di fatto, può incoraggiare la produzione di anidride carbonica (dato che il sistema si basa sulla “vendita” di autorizzazioni a produrla), mentre l’utilizzo di fondi legati alla coesione territoriale o all’agricoltura può avere, potenzialmente, effetti negativi su altre linee d’azione europee.

La diversificazione delle forniture energetiche, inoltre, può presentare altri scogli: il gas naturale liquefatto, ad esempio, è prodotto attraverso processi ad altissimo impatto ambientale, mentre la sostituzione della Russia come principale forniture pone il tema della dipendenza da altri Paesi, con cui potrebbero presentarsi altri contrasti simili a livello geostrategico e valoriale. Eilidh Robb, di Friends of Earth Europe, ha ad esempio dichiarato come REPowerEU pur prevedendo misure importanti in favore delle rinnovabili «consente allo stesso tempo quasi 50 progetti ed espansioni di infrastrutture a combustibili fossili», indebolendo quindi il suo potenziale sul piano ambientale.

REPowerEU può essere un programma centrale nella risposta europea a Mosca, permettendo all’Unione europea di sfruttare i rischi causati dalla guerra in Ucraina per accelerare nel processo d’indipendenza dalle fonti energetiche russe e per rendersi meno vulnerabile dai ricatti sul gas, rafforzando in questo modo anche la sua unità interna.

La sua importanza sul piano strategico e geopolitico non va sottovalutata. Alcune misure del programma, però, possono ridurne la sua portata in termini di lotta al cambiamento climatico, rendendolo meno efficace, o influendo su altre politiche europee.

In questo, le strategie d’attuazione della Commissione e degli Stati membri saranno determinanti, e dovranno tenere insieme il mutato contesto geopolitico con gli obiettivi politici e ambientali europei su cui Bruxelles lavora da anni.

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