Lunedì scorso a Mosca, alla parata per il Giorno della Vittoria, hanno sfilato sulla Piazza Rossa 11mila ufficiali, al fianco di carri armati sovietici, lanciarazzi e altri equipaggiamenti da guerra. In tutto c’erano oltre 130 mezzi. Mancava solo una componente fondamentale: l’aviazione. Il portavoce del Presidente Putin, Dmitry Peskov, ha spiegato al Kommersant che l’esibizione dei jet è stata annullata a causa del maltempo. Ma l’assenza dell’aviazione è subito diventata un simbolo, almeno secondo molti media occidentali, delle difficoltà della Russia nel prendere un vantaggio in questa guerra nello scontro aereo.
La forza aerea avrebbe dovuto rappresentare uno dei maggiori vantaggi della Russia rispetto all’Ucraina. Mosca vanta quasi 4mila aerei da combattimento ed esperienze pregresse nei bombardamenti aerei in Siria, Georgia e Cecenia. L’aviazione avrebbe dovuto aprire la strada all’esercito, consentendo alle truppe di terra di entrare in profondità nel territorio ucraino. Ma a più di due mesi dall’inizio della guerra, l’aviazione di Vladimir Putin non ha ottenuto alcunché.
Questo non vuol dire che il Cremlino non abbia gli strumenti per cambiare le sorti della guerra anche attraverso la sua aviazione – potrebbe ancora ottenere la supremazia aerea e cambiare radicalmente il corso del conflitto – ma per ora non ha saputo costruirsi un vantaggio che sembrava scontato.
Il primo giorno di guerra, quando Putin ha annunciato l’inizio dell’invasione, raccontavamo che a differenza degli Stati Uniti – abituati ad anticipare le loro avanzate con un bombardamento intensivo di aeroporti, radar e postazioni antiaeree – l’aviazione russa è poco abituata a svolgere questo compito preliminare. Nasce da qui la difficoltà russa.
«L’aviazione è potenzialmente decisiva in ogni guerra, ma è difficile da sfruttare in modo efficace», si legge in un articolo dell’Atlantic scritto da Phillips Payson O’Brien, professor of strategic studies at the University of St. Andrews in Scotland, ed Edward Stringer, maresciallo dell’aviazione della Royal Air Force ora in pensione. «Le forze aeree dipendono da una serie di tecnologie che richiedono personale altamente qualificato in grado di configurare rapidamente ciò che equivale a un ecosistema militare aviotrasportato: stazioni radar aviotrasportate per fornire comando e controllo, combattenti per proteggere e sorvegliare i cieli, rifornire di carburante gli aerei per mantenere tutti pieni di gas, aerei da guerra elettronica per mantenere soppresse le difese nemiche e una serie di raccoglitori di informazioni e aerei d’attacco per localizzare e distruggere le forze nemiche».
L’esercito russo è stato rimodernizzato negli ultimi anni, ma queste operazioni hanno interessato soprattutto l’aspetto più visibile all’esterno: un esempio può essere l’arrivo del velivolo da attacco SU-34. Ma dietro le quinte l’aviazione russa continua a soffrire di blackout logistici, la mancanza di un addestramento regolare e realistico per i suoi piloti e altre difficoltà di questo tipo.
Fino ad oggi, in Ucraina l’aviazione russa ha fornito principalmente supporto aereo alle truppe di terra, o ha bombardato le città ucraine. Ha seguito la tattica tradizionale di una potenza continentale che privilegia sempre e comunque le forze di terra, ma come spiegano Payson O’Brien e Stringer sull’Atlantic, concentrarsi sulla fanteria può funzionare se hai un numero quasi infinito di soldati, ma in quest’epoca è difficile non capire l’importanza di controllare i cieli in un conflitto come questo.
«Ai piloti russi – si legge nell’articolo – viene assegnato un obiettivo con l’indicazione di volare il più rapidamente possibile per attaccarlo, in molti casi con munizioni non guidate, per colpirlo e poi volare via cercando di non farsi abbattere».
Il dettaglio delle bombe non guidate non è marginale. Nella terminologia militare sono note come bombe a caduta libera o “bombe stupide”, nomi nati dopo l’arrivo delle bombe guidate, chiamate anche bombe intelligenti o “smart bomb”.
Le bombe non guidate su cui continuano a fare affidamento gli aerei da guerra russi sono più grezze rispetto anche a quelle costruite dagli Stati Uniti subito dopo la Seconda guerra mondiale. Parlando al New York Times, un alto funzionario dell’intelligence americana ha detto che «il design russo privilegia la produzione di massa a basso costo rispetto alla precisione e richiede molto meno assemblaggio prima del volo, il che rende quelle bombe un’opzione più attraente per l’uso da parte di forze russe relativamente non addestrate».
Le uniche bombe guidate usate dalla Russia sono limitate ai missili cruise Kh-101 lanciati dai bombardieri Tu-95 Bear e Tu-160 Blackjack che volano nello spazio aereo russo e bielorusso, e poi i missili balistici a corto e medio raggio lanciati a terra come Tochka e Iskander; e un piccolo numero di missili cruise Kalibr lanciati dalle navi da guerra in mare.
C’è poi una differenza sostanziale tra gli attacchi aerei della Russia in Ucraina e quelli delle precedenti esperienze, come in Siria – la spiega John Ismay sul New York Times: «In Siria gli aerei da guerra russi potevano volare incontrastati e indugiare sui loro obiettivi per tutto il tempo che volevano prima di sganciare una bomba, cosa che i jet ucraini e i missili terra-aria rendono impossibile».
La capacità dell’Ucraina di proteggere il proprio spazio aereo non solo ha fornito protezione alle proprie forze, che era ed è la priorità numero uno, ma ha anche permesso loro di passare all’offensiva in alcuni frangenti.
All’inizio della guerra, gli ucraini hanno adoperato i droni turchi Bayraktar per attaccare alcuni obiettivi specifici, per identificare e distruggere i missili terra-aria russi e rendere così le forze di terra russe più vulnerabili agli attacchi dall’alto.
Una spiegazione dell’inefficacia dell’aviazione russa sta anche nell’aiuto militare che arriva in Ucraina da occidente. Varie armi antiaeree altamente efficaci sono state fornite alle forze armate ucraine, che vanno da missili antiaerei portatili più piccoli come il Raytheon FIM-92A Stinger di fabbricazione statunitense e il Thales Starstreak HVM di fabbricazione britannica, a grandi camion -sistemi missilistici terra-aria a lungo raggio S-300 montati.
Le prossime settimane probabilmente ci diranno se i russi hanno la capacità di imparare dai propri errori e sfruttare meglio la loro massiccia superiorità numerica negli aerei – che nonostante tutto è ancora una superiorità vera e propria.
Gli ucraini, invece, potrebbero veder crescere le loro capacità aeree offensive proprio grazie agli aiuti europei e americani: i nuovi droni, ad esempio, potrebbero consentire un migliore targeting dell’artiglieria a lungo raggio. Gli ucraini stanno ricevendo sistemi molto avanzati, come i nuovi droni Phoenix Ghost e Switchblade. Questi ultimi sono noti come munizioni circuitanti (loitering munitions) ma popolarizzati con il nomignolo di “droni kamikaze”: si tratta di un drone usa-e-getta che si schianta contro gli obiettivi nemici.
«Finché lo spazio aereo sul campo di battaglia rimarrà conteso tra le due parti – concludono Payson O’Brien e Stringer sull’Atlantic – gli ucraini potranno migliorare ed espandere il loro uso della forza aerea. Forse questo non sarà decisivo per vincere la guerra, ma di sicuro stanno cambiando gli equilibri tra le forze per le prossime battaglie».