Chiara Luzzana, sound designer e compositrice, gira il mondo con microfoni speciali per registrare il suono delle cose. Indaga il mondo attraverso l’ascolto. Mentre un architetto progetta un edificio, lei progetta la comunicazione sonora ed è sempre alla ricerca di un punto di incontro tra l’azienda con cui lavora e la sua idea di suono.
Ma come si trasformano i rumori in sinfonie?
«Quando si tratta di musica, un brand tende a minimizzare attingendo alle librerie di suoni, a qualcosa di già edito, pensando che così sia più facile farsi riconoscere. L’effetto che ne deriva è l’opposto: si finisce per parlare con la musica di altri. Nel mio lavoro parto dallo studio del brand per poi arrivare a una fase di analisi sonora, fino alla scelta o anche alla costruzione di microfoni appositi per registrare i rumori e trasformarli in musica».
Fin qui tutto chiaro, ma come si crea il sound legato all’esclusività?
«La sfida è trasmettere l’idea che tutto è uno strumento. Anche una carta per esempio ha una sua melodia. Perché tutto quello che troviamo nella vita ha un suono».
Qual è stata la sfida maggiore in questo progetto?
«Allontanarsi dal cliché è stata la vera sfida. Volevo creare un suono che parlasse di un oggetto che regala emozioni e l’interpretazione del suono sottolinea questa emozione. Avere un singolo oggetto, piccolo, che non ha varianti e dal quale estrapolare più suoni possibili è la sfida nella sfida, ma i limiti hanno esaltato la creatività. Tenendola in una certa posizione la carta, per esempio, ho provato a suonarla come un violino, e la carta ha emesso un “la” perfetto. Dai ticchetti alle vibrazioni ho poi ottenuto melodiche simili a quelli di un timpano. E così via».
Alla fine, che sound ha?
«È un’orchestra di archi con tanti silenzi, perché la musica si scrive con la gomma, non con la matita. Ha pause come respiri, archi misti a timpanica con un ritmo epico, come l’alternanza delle nostre vite».
Cos’è per lei l’udito?
«L’udito è la nostra memoria primaria. Il suono si imprime nel cervello ancora prima delle immagini e ci rimane molto più a lungo. I paesaggi sonori identificano un passato, un presente e un futuro. Ed è un lascito a chi verrà dopo di noi. Il rumore è come una persona complicata: non va esclusa, ma capita e accolta».
Ognuno di noi – e non solo un sound designer – può esplorare il mondo con il semplice quanto nobile obiettivo di ascoltare, andando oltre l’apparenza e la materia. Di seguito trovate quindi le attività perfette per affinare il vostro udito. Anche grazie al silenzio.
Caffè d’autore (Trieste, ore 11.00)
Una coffee experience fuori dal comune per scoprire tutti gli aromi dell’espresso: una masterclass sulla preparazione del caffè con blend personalizzati per gli chef. Il presupposto per la degustazione è creare un parallelismo tra “sentire” e “ascoltare” e “bere” e “degustare”.
Forest bathing (Terme di Comano, ore 15.00)
Ascoltare in silenzio lo scorrere dell’acqua nei ruscelli, il fruscio delle foglie sugli alberi. Respirare lentamente, a occhi chiusi, ed espandere i sensi verso ciò che ci circonda. Camminare a piedi nudi sull’erba e tornare a sentirsi parte del tutto. Un percorso termale immerso nella natura e nel suo sound.
Archi a Palazzo (Venezia, ore 19.00)
Una notte con le Dimore del Quartetto per vivere un’esperienza tra architettura e musica grazie a percorsi che prevedono visite guidate negli spazi della Fondazione Cini e del Teatro Verde, e concerti ispirati ai luoghi dell’Isola di San Giorgio.
Sonic art (Roma, ore 20.00)
Uno spazio unico, Forof, che sorge sui resti della Basilica Ulpia al Foro di Traiano, è il primo luogo dove vivere l’esperienza della sonic art, che mette in relazione il suono con altre discipline quali pittura, scultura, installazione, cinema, filosofia, antropologia.
Suggestioni notturne (Agrigento, ore 21.00)
Un’esperienza immersiva il “Silent wifi concert”: uno spettacolo tra note e parole in location speciali. Dalla suggestiva Valle dei Templi di Agrigento all’Orto Botanico di Lucca, fino ad arrivare al tetto del mondo, a 3.500 metri di altitudine, a Punta Helbronner sul Monte Bianco.
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