Svolta atlanticaA Madrid nasce la nuova Nato, con più armi, più partner e più obiettivi

Durante il summit spagnolo, il segretario generale Jens Stoltenberg ha annunciato il nuovo Strategic Concept, il documento che definisce priorità, confini e strategie condivise dai Paesi membri. Il bilancio sarà più ampio, entreranno nuovi alleati e aumenterà la pressione su Russia e Cina

AP/Lapresse

Il mondo cambia, la Nato deve cambiare. Per stare al passo con i tempi l’Alleanza Atlantica deve accettare che l’ordine mondiale in cui è nata non esiste più. Il 2022 è l’anno di una riforma storica: il vertice iniziato ieri a Madrid è destinato a segnare l’evoluzione più importante dell’organizzazione dalla fine della Guerra Fredda, definisce il senso dell’Alleanza per i prossimi anni, ne traccia nuovi confini e nuove priorità strategiche.

La Nato è quell’organizzazione che appena prima della pandemia il presidente francese Emmanuel Macron aveva definito «in stato di morte cerebrale», mentre l’ex presidente americano Donald Trump aveva provato a minarla dall’interno denunciando una storica inadeguatezza del contributo europeo. Poi però la guerra in Ucraina voluta da Vladimir Putin ha dato nuovi impulsi, ha costretto a cambiare marcia.

Al summit di Madrid è stato annunciato il nuovo Strategic Concept, il documento con cui l’Alleanza atlantica definisce la sua missione, «riafferma i suoi valori e il suo scopo, fornisce una valutazione collettiva dell’ambiente di sicurezza e guida il suo futuro sviluppo politico e militare» (leggendo direttamente dal sito della Nato).

L’ultima volta che era stato aggiornato lo Strategic Concept era il 2010, in un mondo completamente diverso da quello di oggi: la Russia aveva lo status di partner strategico, «l’area euro-atlantica è in pace e la minaccia di un attacco convenzionale contro il territorio della Nato è bassa», si leggeva nel documento. Oggi nessuna di queste affermazioni è ancora valida.

Il documento approvato ieri prevede un incremento di truppe e strutture Nato in Europa, a partire dalla Polonia che avrà una nuova base strategica, e la Romania, che vedrà un dispiego massiccio di forze per rinvigorire il fianco est-europeo. Ma saranno coinvolte direttamente anche Italia, Germania e Spagna. Complessivamente ci saranno 300mila uomini di forza per intervento rapido messi a disposizione del comando supremo per il fianco Est, il bilancio complessivo è quasi raddoppiato: un piano per rendere tutta l’Europa più armata, più forte, più difesa. «Il 2% di Pil per la spesa militare deve essere un punto di partenza, non un tetto», ha detto il segretario generale Jens Stoltenberg.

Lo Strategic Concept stabilisce i tre compiti fondamentali della nuova Nato: deterrenza e difesa; prevenzione e gestione delle crisi; sicurezza cooperativa. «La Nato è determinata a salvaguardare la libertà e la sicurezza degli Alleati, il suo scopo principale e la sua più grande responsabilità è garantire la difesa collettiva da tutte le minacce, da tutte le direzioni. Siamo un’Alleanza difensiva», si legge nel capitolo sui nuovi principi che apre il documento, che non manca di sottolineare come i Paesi Nato siano uniti da valori comuni inscalfibili, intoccabili: libertà individuale, diritti umani, democrazia e stato di diritto.

La Nato 2.0 vuole essere un’organizzazione globale pur mantenendo le sue priorità storiche. Non può smettere di guardare a Est: lo Strategic Concept rafforza i legami tra i suoi Paesi membri, imposta un rapporto innovativo con l’Unione europea e indica nella Russia un nemico, come in passato. Anche l’ingresso della Finlandia e della Svezia nella Nato – che rende l’Alleanza sempre più europea, ed è stato annunciato già prima dell’inizio formale dei lavori di Madrid – va in questa direzione. «L’adesione di Finlandia e Svezia renderà questi Paesi più sicuri, la Nato più forte e l’area euro-atlantica più sicura», si legge nel documento.

La rivoluzione dell’Alleanza è dettata inevitabilmente dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia: l’attacco iniziato il 24 febbraio chiama maggiori investimenti nella difesa, una cooperazione militare e diplomatica ancora più serrata, ma richiede anche una risposta a sfide trasversali e globali che della guerra sono una conseguenza, come la crescita dei prezzi dell’energia e la crisi alimentare.

«Riconoscendo inequivocabilmente che la Russia è la più rilevante minaccia alla sicurezza e alla stabilità dell’area euro-atlantica la Nato rifocalizza i propri sforzi e sposta il suo baricentro nel Nord-Est europeo», dice a Linkiesta Karolina Muti, Ricercatrice, Programmi Sicurezza e Difesa dell’Istituto Affari Internazionali (IAI).

Una specie di ritorno alle origini, per l’Alleanza che nel documento dedica moltissimo spazio alla deterrenza e alla difesa collettiva, sue missioni prioritarie fin dalla fondazione: «La Federazione Russa – è il passaggio più significativo dello Strategic Concept su questo tema – è la minaccia più significativa e diretta alla sicurezza degli Alleati, alla pace e alla stabilità. [Mosca] Cerca di stabilire sfere d’influenza e controllo diretto attraverso la coercizione, la sovversione, l’aggressione e l’annessione. Utilizza mezzi convenzionali, informatici e ibridi contro di noi e i nostri partner».

La minaccia di Mosca attira energie, attenzioni, investimenti. Ma non può essere l’unica preoccupazione. La sfida per la Nato è inquadrare l’invasione russa in un disegno più ampio, affrontando altre questioni chiave prima che diventino delle crisi paragonabili a quella ucraina. È per questo che il nuovo Strategic Concept mira anche a creare una rete di relazioni con Paesi dell’Africa, dell’Estremo Oriente e dell’Oceania.

«Sebbene la Russia sia il tema caldo del momento, una Nato davvero globale vuole mettere in chiaro fin da subito che nel lungo periodo vuole preoccuparsi della sicurezza di tutti i suoi alleati, e quindi deve intervenire su temi diversi come il terrorismo, le crisi alimentari, il cambiamento climatico», dice Muti.

Negli ultimi anni la Cina si è imposta come nuovo soggetto forte a livello mondiale. Per la Nato Pechino è «una sfida» più che un avversario, non è un nemico da cui difendersi ma va contenuta nella sua espansione economica e politica con una rete di relazioni che faccia da contrappeso alle sue ambizioni. Non è un caso che al summit di Madrid abbiano partecipato molti Stati dell’Indo-Pacifico in qualità di ospite: Giappone, Corea, Australia e Nuova Zelanda. Un altro aggiornamento importante rispetto al 2010, quando la Cina era quasi del tutto assente dallo Strategic Concept.

«Sebbene la Russia sia necessariamente il tema caldo del momento, la Nato dovrebbe mettere in chiaro fin da subito che nel lungo periodo vorrà/dovrà occuparsi almeno in parte anche di altre minacce alla sicurezza per rispondere alle esigenze di tutti gli alleati. Terrorismo, crisi alimentari, cambiamento climatico non sono e non saranno il core business dell’Alleanza, ma una Nato che vuole avere un respiro globale non potrà ignorare queste sfide, senza rischiare tuttavia di allargare troppo il proprio perimetro d’azione», si legge nel documento strategico.

Ma la Nato non può rivolgersi solo a Mosca e Pechino. Nel nuovo Strategic Concept si parla di «strumentalizzazione dei flussi migratori», che arriva dal cosiddetto “fianco sud” della Nato. Ad esempio l’area del Sahel è considerata come «zona a rischio» nel documento: un’indicazione che il governo spagnolo, padrone di casa al summit, ha giudicato particolarmente soddisfacente, proprio a pochi giorni dalla tragedia di Melilla in cui almeno 23 persone sono morte mentre cercavano di entrare in massa in Spagna dalla città autonoma spagnola situata sulla costa orientale del Marocco.

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