Nei primi cento giorni dall’invasione russa l’Ucraina è riuscita a ottenere vittorie importanti. Le forze di Kiev hanno impedito la caduta della capitale, hanno difeso con successo la città meridionale di Mykolaiv, sono riuscite a salvare buona parte di Odessa, almeno per il momento, e hanno ottenuto successi anche in città di frontiera come Kharkiv.
Lo sviluppo del conflitto rimane imprevedibile e incerto. L’Ucraina potrebbe ottenere nuovi successi, potrebbe ad esempio guadagnare ulteriore terreno nelle zone occupate nelle ultime settimane dai russi, o scoraggiare nuove offensive contro le città più importanti. Ma ogni singola vittoria andrebbe poi inquadrata all’interno del disegno complessivo, nel quale è difficile poter definire cosa sia per davvero una vittoria, per l’Ucraina.
Nessuno è in grado di dire come e quando può finire la guerra. Alcuni osservatori e leader politici occidentali hanno avanzato le loro proposte: si parla di non umiliare la Russia, di concedere pezzi di territorio ucraino, di annientare l’esercito del Cremlino, di continuare a supportare militarmente, economicamente e moralmente l’Ucraina. Opzioni sembrano non tener conto degli scenari successivi.
Su Foreign Affairs Liana Fix e Michael Kimmage – rispettivamente Program Director dell Dipartimento Affari Internazionali della Fondazione Körber e docente di Storia alla Catholic University of America – hanno scansionato diversi scenari plausibili per i prossimi mesi, per i prossimi anni: in relazione all’Ucraina – la cui vittoria è una conditio sine qua non per poter discutere il futuro – parlano ad esempio di «win big» o «win small».
Nel primo caso la guerra dovrebbe finire con una serie di successi militari ucraini, e gli accordi successivi dovrebbero ricalcare pienamente le condizioni poste da Kiev: piena rivendicazione della sovranità nazionale, compresa la Crimea e le parti del Donbass occupate dalla Russia negli anni scorsi.
È uno scenario poco probabile – al di là di ogni possibile aiuto militare in arrivo dagli alleati occidentali – soprattutto per la Crimea, area che ormai la Russia controlla pienamente dal 2014 e che ospita la flotta russa del Mar Nero. Vladimir Putin non potrebbe cedere quella penisola strategica senza un’escalation veramente pericolosa del conflitto. Avendo versato miliardi di dollari nello sviluppo della Crimea, come simbolo del rinnovamento russo, Mosca interpreterebbe un’offensiva ucraina in Crimea come un assalto imperdonabile al territorio russo.
Nel caso di una vittoria più limitata, lo scenario win small, l’Ucraina potrebbe ricacciare indietro la Russia dalla sponda occidentale del fiume Dnepr, stabilire nuovi perimetri di difesa intorno alle aree controllate dalla Russia nell’est e nel sud del Paese e garantirsi un accesso di qualche al Mar Nero – che sarebbe strategico anche per le esportazioni. E con il passare del tempo, le forze ucraine potrebbero andare avanti, potrebbero tagliare quel collegamento terrestre che Mosca ha stabilito tra il suo territorio e la Crimea.
In buona sostanza, l’ Ucraina potrebbe arrivare a ripristinare lo status quo ante che esisteva prima che la Russia lanciasse il suo attacco scellerato a febbraio. Sarebbe anche un segnale importante, ben oltre i calcoli delle perdite dell’una e dell’altra parte: sarebbe uno Stato più piccolo e militarmente più debole che respinge una potenza imperialistica, un momento che avrebbe comunque effetti a catena nella regione e nel resto del mondo, dimostrando che è possibile una resistenza efficace contro aggressori più forti.
Indipendentemente dalla portata di una vittoria ucraina tutti gli scenari comporterebbero un day after di cui tener conto. E sarà la parte più difficile.
«La Russia non acconsentirà alla sua sconfitta – scrive Foreign Affairs – né con una conclusione negoziata né con una coercitiva. Qualsiasi vittoria ucraina produrrà, da parte di Mosca, solo più intransigenza. Non appena potrà ricostruire la sua capacità militare, la Russia soffierà sul fuoco di una narrazione fatta di umiliazione e persecuzione, per alimentare il sostegno interno e cercare nuove forze per provare a controllare l’Ucraina: anche se dovesse perdere la guerra, Putin non lascerà andare l’Ucraina, né starà semplicemente a guardare mentre si integra completamente con l’Occidente».
Dopotutto l’Occidente può far poco per influenzare la Russia in quel che accade nella sua politica interna, e bisognerà mettere in conto che il Cremlino non accetterà alcuna sconfitta.
Per Putin la conservazione del potere è importante almeno quanto la dimensione imperiale della sua politica, dal momento che gli autocrati che perdono le guerre finiscono spesso in gravi difficoltà. Quindi potrebbe tollerare una temporanea ritirata, ma non rinuncerà facilmente al suo obiettivo. Potrebbe continuare a produrre offensive marginali, con attacchi missilistici e bombardamenti aerei finché il suo esercito non potrà tornare alla carica, oppure potrebbe usare cinicamente un cessate il fuoco per guadagnare tempo per i negoziati in malafede, proprio come aveva fatto prima dell’invasione di febbraio.
Una vittoria limitata dell’Ucraina è l’obiettivo più realistico e realizzabile. È più verosimile di un piano che finisca con un’improbabile resa russa, è più intelligente di qualunque accordo debole che lasci Kherson e Mariupol sotto il controllo del Cremlino per sempre, come se fossero un premio a Putin per la sua aggressività militare.
Ma dopo la guerra, Kiev e i suoi alleati dovranno prepararsi comunque ad anni di conflitto continuo a bassa intensità. Il Cremlino probabilmente tornerà a farsi sentire con attacchi informatici, disinformazione e ingerenze nelle politiche dei Paesi occidentali – così come ha fatto con le intromissioni della politica americana nel 2016 – e ovviamente con misure più pratiche, come aggressioni militari sul territorio ucraino.
«L’obiettivo della strategia ucraina e occidentale deve essere una sicurezza sostenibile per l’Ucraina», è la conclusione dell’articolo di Foreign Affairs. «Gli alleati di Kiev hanno giustamente rinunciato a cercare compromessi sulla sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina, ma devono anche pensare al day after di una vittoria ucraina. Piuttosto che sperare che la Russia si pieghi davanti a una vittoria ucraina o semplicemente esca dalla scena internazionale, la sicurezza sostenibile per l’Ucraina richiederà uno sforzo scrupoloso e nuovi investimenti politici, finanziari e militari verso Kiev». Questo vale, o forse soprattutto, se vince l’Ucraina.