A guardarla dal mare, Villa Castiglione incute un reverenziale timore allo spettatore, non foss’altro per la sua unica posizione, abbarbicata a 250 metri di altezza sopra Marina Piccola, seduta su uno sperone di roccia concava, che affonda le radici in acqua. Un timore ingiustificato, considerato che la costruzione è lì dal Medioevo.
Il castello in pietra calcarea, con mura concentriche e un chiaro intento difensivo, fu costruito sulle rovine di una delle dodici ville che l’imperatore Tiberio aveva fatto edificare sull’isola, dalla quale comandava l’Impero Romano senza il rischio di incorrere in congiure e tradimenti. Oggi è di nuovo, un luogo iscritto nella letteratura della Dolce vita caprese: dopo diversi passaggi di proprietà, compreso uno ai Principi Caracciolo, che lo trasformarono negli Anni 50 in una dimora a misura extralarge (1000 mq d’interni, cinque camere da letto, 350 mq di terrazze con vista agevolata sui Faraglioni) è gestito dalla Manfredi Fine Hotels Collection.
Nonostante le trattative riservate, si sussurra che il Cap con vista fosse entrato nei desideri di diversi magnati, da Roman Abramovič a Silvio Berlusconi, convinti a desistere non dai prezzi dell’asta di Sotheby’s (35 milioni di euro), quanto dall’impossibilità di atterrarci con un velivolo. La riservatezza, a quelle altitudini, è comunque garantita: il punto più alto della collina omonima si raggiunge in macchina. Una strada percorsa anche dieci anni fa da Valentino Garavani, quando scelse il Castiglione per un leggendario party tra i divani in terrazza e la piscina scenografica con vista sull’infinito.
Oggi ristrutturato anche negli interni, curati da Giorgetti, sedute di Ethimo negli esterni e complementi d’arredo di Rugiani, rimane sotto la protezione delle Belle Arti il camino in ceramica, con due mori in catene a sorreggerlo. E forse la Sovrintendenza è più ragionevole delle esigenze di pr, che quell’oggetto probabilmente lo avrebbero rimosso: il passato non si cancella con un colpo di spugna o di piccone, ma serve da monito, per evitare di potersi ripetere.
La vista esterna è meno divisiva: a voler ripercorrere le orme dei cavalieri di Carlo d’Angiò – seppur con altri mezzi – inforcando il binocolo si controlla la linea del mare, ma anche la vita che brulica sulla terraferma, dalla Piazzetta al tetto della nuova suite brandizzata da Etro del Punta Tragara, altra proprietà di Manfredi, pensata dal genio di Le Corbusier, la cui piscina divenne icona laica di una certa aristocrazia “nomad” negli Anni 70, grazie alle foto di Slim Aarons.