Si è conclusa qualche giorno fa la prima edizione di Orbetello Book Prize Maremma Tuscany Coast, premio letterario nato con il proposito di occuparsi del percorso all’estero della letteratura italiana contemporanea. In quell’occasione è stato anche assegnato un tributo alla carriera a David Leavitt, che alla domanda su quale sia il suo rapporto con l’Italia ha risposto in italiano: «Amore, la mia seconda patria!», per poi aggiungere: «Come scrittore sono onorato e anche molto sorpreso di aver ricevuto questo riconoscimento. Si tratta di un premio con un grande significato personale per me: la Maremma è stata la mia casa per cinque anni. Qui ho trascorso molti pomeriggi felici, come anche sulle spiagge del Monte Argentario. Aver ricevuto questo premio è stato come tornare a casa».
Leavitt non ha bisogno di presentazioni: nato a Pittsburgh e cresciuto in California, professore di inglese all’Università della Florida, dirige la rivista letteraria Subtropics e tra i suoi romanzi, tutti pubblicati o in corso di pubblicazione da Sem, l’ultimo uscito è “La lingua perdura delle gru”. Il tributo alla carriera, come ha spiegato il presidente di giuria Paolo Di Paolo, «ha un valore culturale e politico, in questo preciso momento, quasi unico. Dare voce e merito a chi combatte ed è in prima linea per i diritti è un valore per tutti». Ed è proprio così, in effetti, poiché il tema dei diritti è uno degli argomenti centrali della scrittura di Leavitt, tra i primi scrittori a trattare il tema dell’omosessualità.
Come sono cambiati i lettori e la società rispetto a questo tema dagli anni ’80 a oggi?
Dipende di quale società si parla.. Negli Stati Uniti e in Europa le cose sono cambiate in meglio. Tuttavia, in altri Paesi come Nigeria, Russia, persino Polonia, che per il resto è piuttosto liberale, le cose sono peggiorate. Temo che anche noi occidentali non possiamo dare per scontate le libertà e l’apertura di cui godiamo oggi. I diritti possono essere tolti con la stessa facilità con cui possono essere concessi. In molte parti degli Stati Uniti, ad esempio, stiamo già assistendo a cambiamenti progressivi che vengono annullati a livello statale. Se Trump o qualche demagogo altrettanto di destra dovesse essere rieletto presidente, temo che cambiamenti simili in peggio avverranno a livello nazionale.
La strada per il riconoscimento dei diritti è ancora in salita negli Stati Uniti? La letteratura potrebbe avere un ruolo in questo percorso?
La strada per il riconoscimento è sempre in salita. Per quanto riguarda la letteratura, non credo che abbia un ruolo importante nel momento in cui viene scritta. Scriviamo per il futuro, non per il presente. I libri, secondo la mia esperienza, contano di più molto tempo dopo la loro pubblicazione.
Nel libro “La lingua perduta delle gru” lei parla del momento del coming out. Pensa che oggi sia più facile rispetto agli anni Ottanta, o rimane ancora un momento delicato e difficile?
Il coming out oggi è, almeno in un certo senso, più facile che in passato, perché oggi, per le persone a cui facciamo coming out (le nostre famiglie, i nostri amici etero, i nostri colleghi etero), la vita gay non è più avvolta nella nebbia come lo era quando ho fatto coming out io nei primi anni Ottanta. La televisione, in particolare, ha svolto un ruolo importante nel rendere le persone Lgbtq più visibili e, per così dire, ordinarie rispetto al passato. Anche il matrimonio tra persone di qualsiasi sesso ha legittimato le relazioni omosessuali e ha reso chiaro che i gay sono inclini a relazioni durature come gli eterosessuali. Detto questo, il coming out è un’esperienza intensamente personale. Ogni storia di coming out è unica, così come è unica ogni persona che fa coming out e ogni famiglia è unica. E sebbene la maggior parte dei giovani con cui ho parlato abbia avuto esperienze positive di coming out, alcuni hanno avuto esperienze molto negative.
Lei in passato ha detto che la sua generazione è apolitica o comunque interessata alla politica solo se riguarda i bisogni immediati. Ha anche parlato di una generazione interessata solo a raggiungere la stabilità. Oggi la situazione è cambiata. C’è più attivismo nelle giovani generazioni, soprattutto su questioni urgenti, come l’ambiente.
Quando ho detto che la mia generazione era apolitica, ero ancora abbastanza giovane da credere che fosse possibile generalizzare sulle generazioni. Col senno di poi mi rendo conto che in qualsiasi momento della storia si trovano persone che prendono la politica in modo serio e personale e persone che la ignorano. Aggiungo che in questo momento, più che in ogni altro momento della mia vita, mi sento personalmente minacciato dall’estrema destra. Come americano credevo di poter dare per scontata la sicurezza e la libertà. Ora non lo penso più. Dal mio punto di vista, in questo momento le questioni più importanti per spingere i giovani all’attivismo sono il cambiamento climatico, i diritti all’aborto, le politiche identitarie (in particolare le minacce alla libertà di sfidare i tradizionali binarismi), la rinascita del fascismo (in particolare la guerra in Ucraina), la violenza delle armi, la corruzione politica, la messa al bando dei libri nelle scuole e nelle biblioteche pubbliche e le inadeguatezze e le iniquità dell’assistenza sanitaria.
Un altro dei suoi temi è la dissoluzione della famiglia tradizionale.
Non direi che la dissoluzione della famiglia sia stata un tema del mio lavoro. Piuttosto (per citare me stesso a metà degli anni Ottanta), “la casa può essere il luogo più pericoloso di tutti, ma è anche l’unica scelta che abbiamo”. Questo è vero ancora oggi.
In questi giorni in Italia, a Gavoi, al Festival letterario della Sardegna “L’Isola delle Storie” ha fatto un punto sul suo lavoro di scrittore. Ritiene che negli anni sia cambiato molto il suo approccio alla pagina come autore?
Oggi scrivo molto più lentamente di quando ho iniziato. L’autocoscienza è un rischio professionale della vita da scrittore. Così come la memoria. Spesso dico che sono come un vecchio computer, rallentato da troppa memoria.
Se dovesse fare il nome di uno scrittore o scrittrice contemporanea che la incuriosisce, chi direbbe?
Purtroppo non leggo molta narrativa contemporanea. Tuttavia, tra gli scrittori di oggi, la più interessante e influente per me è Rachel Cusk.