Io ci metterei la firmaElenco non esaustivo di petizioni che inspiegabilmente non sono ancora state lanciate

Tutti appellano, tutti raccolgono adesioni, tutti vogliono coinvolgere tutti in qualche urgente miglioria. E ancora nessuno che si sia attivato per chiedere che gli architetti che negli alberghi mettono le prese lontano dai comodini siano spediti nelle miniere di sale

Photo by Liviu C. on Unsplash

Scusate. Non avevo capito. Mi ero sbagliata. Pensavo, nella mia novecentesca ingenuità, che la massima forma di pigrizia possibile da parte d’un politico fosse indire un referendum.

Che nostalgia per la me che pensava che dai referendum discendessero tutte le finte orizzontalità del presente. Per la me che sottovalutava il popolo dei fax, il televoto, i microfoni aperti, e tutto ciò che oggi è diventato: facciamo una petizione on line, puntesclamativo.

È tutt’un appellarsi, raccogliere firme, e in genere fare il corrispondente politico di quella mossa che è il presentarsi a un compleanno con un regalo brutto e pure economico, tanto basta-il-pensiero.

Per chiedere a Draghi di restare organizza una petizione Renzi. E dà il via a una raccolta commenti su Facebook, che vale come petizione, Salvini (chissà se i due sono più offesi o lusingati che la stessa idea sia venuta anche a quell’altro).

Acciocché la politica si metta una mano sulla coscienza, hanno pubblicato un appello («questo appelluccio», scrivono vezzose) anche Natalia Aspesi ed Evelina Christillin, prontamente indignando le militanti dell’Instagram; nascostamente, perché Aspesi ora ruba loro pure il territorio degli appelli di buona volontà; apparentemente, perché ha osato ricordare alla politica che forse dovrebbe occuparsi più di diritti del lavoro e meno di gente che non si percepisce mammifera (cioè: dotata di determinati gameti).

Tutti appellano, tutti raccolgono firme, tutti vogliono coinvolgere tutti in qualche urgente miglioria. Vorrei quindi fornire qui un elenco non esaustivo di petizioni che mi sembra di non aver ancora visto in giro, inspiegabilmente, e che sollecito i petizionisti di buona volontà a principiare.

Un appello a Draghi perché dica d’aver scherzato sull’aria condizionata: in cambio del permesso morale a tenerla a 18 gradi, sono certa che non ci sia un deputato un senatore un nessuno che non mollerebbe immediatamente Conte (riportandolo al suo stato naturale di segnaposto, dopo questo breve passaggio dal ruolo di Ercolino Semprinpiedi).

Una petizione perché, oltre a non escludere dalla gestione di Adelphi gli eredi di Calasso (la madre dei suoi figli se n’è lamentata su Repubblica), venga incluso anche chi sta pensando di ricomprare in edizione economica alcuni Adelphi che già possiede solo per poter avere le sportine coi disegni di Tullio Pericoli (sì, mi contraddico: contengo moltitudini di sportine).

Una raccolta firme perché non s’intervisti più nessuno: attori, cantanti, politici. Se un critico culturale ha qualcosa da dire su un concerto lo dica, se un notista politico ha qualcosa da dire su una crisi di governo la dica, ma basta con «sono qui a raccogliere dichiarazioni su quanto sia speciale il suo tour e responsabile la sua posizione nella maggioranza», non frega niente a nessuno, sono articoli degradanti per chi li scrive e invisibili per tutti quelli che dovrebbero leggerli (tranne che per i portavoce, ma quanto possono sopravvivere i giornali vendendo un’unica copia ai Rocco Casalino di tutti i settori?).

Una raccolta firme per mandare nelle miniere di sale tutti quegli architetti che, nel ristrutturare le stanze d’albergo, sanno di dover mettere le prese vicino al letto, ma pensano che siano la nostra seconda priorità: la prima è avere quindici pulsanti per spegnere dal letto tutte le luci, anche quella della hall, e solo dopo, in fondo, al limite fisico di dove arriva il braccio del cliente steso, solo lì metteranno la presa, acciocché il filo della ricarica non sia mai, mai, mai abbastanza lungo da permettere al povero cliente steso di spippolare il telefono che sta ricaricando.

Una petizione perché non solo nessun’Aida possa mai più avere la faccia pittata di nero, ma dalla mostra su Gassman al palazzo Ducale di Genova vengano rimosse le immagine in cui, con faccia indecorosamente tinta, interpretava Otello (ci starebbe anche una raccolta firme per chiudere i giornali che allora lo misero pittato in copertina, ma a chiudere quelli ci ha già pensato l’agonia del settore editoriale).

E infine, ma principalmente (pausa, rullo di tamburi), la petizione che non occorre lanci io qui perché sono sicura che, finché leggerete questo articolo, l’urgente raccolta firme già sarà avviata, già ci saranno più firme di quelle per far dimettere un’assessora veneta, o di quelle per non far andare in onda un programma che comunque non guardiamo.

Lunedì, al più tardi martedì, arriverà la petizione perché Alessandro Orsini, di professione ospite televisivo, non possa andare al festival cinematografico di Giffoni, che essendo rivolto a un pubblico di minorenni immagino l’abbia invitato in quanto esperto di infanzia felice sotto le dittature.

Sì, do un paio di giorni alla nostra razionalità e poi non resisteremo, decideremo che a quali festival vada ospite uno che reputiamo un coglione sia variabile che costituisce emergenza democratica, che le firme vadano raccolte, che ci voglia una legge d’iniziativa popolare per impedirlo. È da quando misero le sportine biodegradabili per frutta e verdura a 2 centesimi, che noi italiani non avevamo un così nitido senso delle priorità nelle indignazioni.

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