TurkAegeanLo scontro tra Grecia e Turchia passa anche per il turismo (e l’Ue)

Ankara ha registrato all’Ufficio dell’Unione per la proprietà intellettuale un nuovo brand per promuovere i viaggi nelle coste che si affacciano sul mar Egeo. Per Atene si tratta di una provocazione, un tentativo di appropriazione culturale e uno strumento di soft power che incrina i rapporti tra i due Paesi

AP/Lapresse

La contesa tra Grecia e Turchia per il Mediterraneo orientale si è spostata anche sul fronte del turismo, coinvolgendo ancora una volta le istituzioni europee. A scatenare l’indignazione del governo ellenico è stata la notizia della registrazione presso l’Ufficio dell’Unione per la proprietà intellettuale del brand TurkAegean, usato da Ankara per promuovere il turismo nelle coste che si affacciano per l’appunto sul mar Egeo.

Geograficamente, la definizione usata dalla Turchia è corretta dal momento che il litorale sud-occidentale del Paese è bagnato dall’Egeo, ma la scelta di questo specifico termine è stata accolta da Atene come l’ennesima provocazione turca.

Da alcuni anni è in corso tra i due Paesi una disputa sulla sovranità di alcune isole ufficialmente assegnate alla Grecia nel 1923 con il Trattato di Losanna, ma su cui la Turchia continua a rivendicare dei diritti. Al centro della contesa vi sono principalmente la definizione delle zone economiche esclusive garantite dal possedimento di queste stesse isole e i diritti di sfruttamento dei giacimenti energetici ritrovati al largo di Cipro. Territorio ugualmente conteso tra Atene e Ankara e sul cui futuro le due nazioni sono ancora una volta in disaccordo.

Considerando lo stato dei rapporti tra Grecia e Turchia, dunque, non sorprende che la registrazione del brand TurkAegen sia stata accolta con preoccupazione da Atene, che vede in questo slogan un tentativo di appropriazione culturale e uno strumento di soft power.

L’Egeo è da sempre associato primariamente alla Grecia piuttosto che alla Turchia, sia in ambito turistico sia dal lato storico-culturale, ma le campagne pubblicitarie turche mirano a cambiare questo modo di intendere il Mediterraneo orientale. Grazie anche al via libera ottenuto in sede europea e che ha colto di sorpresa le autorità greche.

La registrazione del brand infatti è avvenuta a dicembre, ma la notizia è stata resa nota solo nelle ultime settimane, troppo tardi perché il governo ellenico potesse bloccare la diffusione delle campagne che sponsorizzano l’Egeo turco. Nonostante ciò, Atene è pronta a intervenire legalmente per limitare i danni d’immagine che la mossa turca le arrecherà a livello turistico, oltre che culturale.

Ma la decisione dell’Ufficio per la proprietà intellettuale ha creato una spaccatura anche all’interno dell’Unione.

Il vicepresidente della Commissione, Margaritis Schinas, ha inviato una dura lettera di accuse al commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, chiedendo che la decisione di registrare il marchio TurkAegen venga presto revocata. Una presa di posizione importante, quella di Schinas, che dimostra quanto sensibile sia la contesa greco-turca e come un semplice brand possa trasformarsi in un problema anche interno all’Unione. Tanto per Schinas quanto per il governo greco, l’Unione ancora una volta non ha tutelato adeguatamente gli interessi di un suo Stato membro, agendo in questo specifico caso senza considerare le implicazioni della registrazione del marchio TurkAegen.

La questione tra l’altro si inserisce in un contesto già particolarmente teso. Il cauto ottimismo dei mesi passati, quando i due Paesi sembravano seriamente disposti a dialogare, ha lasciato il posto a una rinnovata diffidenza.

A maggio, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha interrotto ogni comunicazione con il premier greco Mitsotakis, annullando gli incontri previsti nelle settimane seguenti e rinnovando la sua opposizione a qualsiasi forma di comunicazione in occasione del summit Nato di Madrid. A scatenare l’ira di Erdogan è stato l’intervento di Mitsotakis davanti al Congresso americano, in occasione del quale il premier greco ha invitato i deputati a non approvare la vendita dei caccia F-16 alla Turchia. Secondo il primo ministro, un rafforzamento dell’aeronautica turca rappresenterebbe un fattore di ulteriore instabilità per il Mediterraneo e una minaccia per la Grecia e i suoi alleati.

Più di recente, ad alzare ulteriormente la tensione ha poi contribuito la richiesta da parte di Mitsotakis di poter acquistare gli F-35, a cui Ankara ha invece dovuto rinunciare dopo essersi dotata del sistema anti-missilistico russo.

Da qui l’opposizione dimostrata da Erdogan a Madrid verso le richieste giunte dagli alleati atlantici a riprendere il dialogo con il premier greco. Parlando con la stampa in occasione del summit, il presidente turco ha ribadito che non parlerà con Mitsotakis finché quest’ultimo «non si rimetterà in sesto», rimandando a data da destinarsi la ripresa dei colloqui. Più ambivalente invece la posizione del premier greco, che pur dichiarandosi aperto al dialogo con la controparte, ha ricordato di essere pronto a denunciare l’aggressione turca in sede europea ed internazionale ogni volta che ce ne sarà l’occasione.

Con l’avvio della stagione turistica e la sponsorizzazione delle proprie coste sotto la bandiera dell’Egeo turco, le relazioni tra i due paesi rischiano di peggiorare ulteriormente.

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