Pugni finti, vita veraAscesa e caduta di Vince McMahon, il genio malvagio del wrestling americano

Ha fatto entrare nelle case di 650 milioni di spettatori le immagini dello sport-intrattenimento. Nel corso degli anni ha avuto diversi guai con la giustizia, ma l’ultima inchiesta minaccia di metterlo ko

©STAN GELBERG/GLOBE PHOTOS/Lapresse 04-02-1994

Giugno 2022: con uno scarno comunicato, Vince McMahon si dimette dal ruolo di amministratore delegato della sua federazione, la World Wrestling Wntertainment (Wwe). “Chi era costui?” potrebbe chiedersi il don Abbondio di turno, rivelando di non essere un appassionato di wrestling.

Vince McMahon è forse uno dei casi di imprenditoria più di successo nella storia del business, non solo sportivo. Ha preso una piccola compagnia di wrestling americana e l’ha portata nelle case di 650 milioni di spettatori in tutto il mondo. Per la precisione in 180 Paesi. A lui si deve il merito, o la colpa secondo i critici, di aver reso popolare quello sport-intrattenimento, una lotta libera spettacolarizzata dove il copione e i risultati sono decisi a tavolino.

Nel corso degli anni McMahon ha portato alla ribalta personaggi entrati nell’immaginario collettivo come Hulk Hogan The Rock (diventato poi attore con il suo vero nome Dwayne Johnson) e John Cena. Un successo travolgente, (chiar)oscurato però da ombre, ambiguità e accuse (anche penali) che hanno portato McMahon a scontrarsi con la giustizia, i propri competitor, gli atleti e addirittura il Wwf.

Scontri che hanno visto il fondatore della la World Wrestling Entertainment (Wwe) forse non sempre vincere, ma sempre cadere in piedi. Almeno finora. A metà giugno Vince (come lo chiamano i suoi atleti) è stato costretto ad autosospendersi dal ruolo di amministratore delegato della sua federazione.

Il motivo è un’inchiesta del Wall Street Journal che ha scoperto come McMahon sia arrivato a pagare più di 12 milioni di dollari per coprire i suoi rapporti sessuali con alcune sue ex dipendenti. Tra gli accordi che più stanno suscitando scalpore è incluso un patto da 7,5 milioni con una ex wrestler. La donna ha affermato che McMahon l’avrebbe costretta “ad atti sessuali” e poi, dopo che lei si era rifiutata di concedere ulteriori incontri, non le avrebbe rinnovato il contratto.

Non è la prima volta che McMahon viene coinvolto in accuse di questo tipo. Era già successo negli anni Novanta. Ma oggi la sensibilità pubblica su questi temi è sicuramente aumentata e la Wwe non ha potuto fare altro che avviare un’indagine interna e annunciare che per ora il potere passerà nelle mani della figlia di Vince, Stephanie, e di suo marito Paul Levesque (noto col suo nome di ring Triple H).

La parabola di McMahon sembra dunque avviarsi verso il suo epilogo. Ma è stato un viaggio così imprevedibile e ricco di colpi di scena che merita di essere ripercorso.

Nato nel 1945, Vince McMahon è figlio di Vincent James McMahon, fondatore della Capitol wrestling corporation, antenata dell’odierna Wwe. Negli anni Settanta, il wrestling era organizzato su una base regionale: ogni compagnia era legata alla propria zona. Vince capisce che c’è lo spazio per inserirsi e far conquistare alla sua federazione l’egemonia su tutto il territorio americano.

Una visione per molti versi simile a quella che in Italia ispirò Silvio Berlusconi a creare Mediaset, portando a livello nazionale le televisioni private regionali.  E così mentre in Italia Berlusconi strappava Mike Bongiorno alla Rai, negli Stati Uniti McMahon rubava ai suoi concorrenti i wrestler più famosi. Primo tra tutti Hulk Hogan, lottatore carismatico che nel corso degli anni Ottanta diventerà la prima vera icona pop del wrestling, interpretando il personaggio del patriota che combatte per l’America contro i “cattivi” stranieri (dall’iracheno al giapponese). Grazie a Hogan e altri atleti simili, McMahon riesce a rendere il wrestling un fenomeno non solo americano, ma anche internazionale, coinvolgendo personaggi popolari in tutto il mondo come la cantante Cindy Lauper.

L’inizio degli anni Novanta segna il primo vero momento di crisi per Vince e la sua compagnia. La giustizia indaga sull’abuso di steroidi e droghe degli atleti Wwe (all’epoca Wwf), Hulk Hogan compreso. L’inchiesta travolge lo stesso McMahon, accusato di avere istigato i suoi lottatori a fare uso di farmaci illegali per aumentare la loro massa corporea. Alla fine la giuria giudicherà il patron della Wwe non colpevole.

Nel frattempo McMahon si trova ad affrontare un’accusa di stupro da parte di una sua ex arbitra e al tempo stesso la nascita di un nuovo temibile concorrente, la World Championship Wrestling (Wcw), che inizia a comprare tutti i maggiori talenti della Wwe e lancia un suo programma settimanale, Nitro, in diretta concorrenza con quello Wwe, Raw.

Il periodo buio di McMahon culmina nel 1997, nell’episodio conosciuto come Screwjob di Montreal: il campione in carica Wwe Bret Hart è in procinto di passare alla Wcw, ma prima deve disputare un ultimo match dove, secondo gli accordi, non dovrebbe perdere. Preoccupato che Bret abbandoni la sua compagnia ancora da campione, Vince, d’accordo con l’arbitro e l’avversario di Hart, lo dichiara comunque perdente facendo suonare il gong della vittoria. È l’inganno dell’inganno del wrestling. Davanti alle telecamere un infuriato Hart sputa su McMahon (i due si riappacificheranno solo vent’anni dopo). Lo Screwjob fa guadagnare a McMahon l’odio degli addetti ai lavori e dei suoi stessi fan.

Sembra la fine. Ma Vince decide di giocarsi il tutto per tutto e di sfruttare l’odio dei fan nei suoi confronti mettendoci la faccia: sullo schermo nasce il personaggio di Mr. McMahon, presidente cattivissimo, impegnato a contrastare tutti i beniamini del pubblico. L’idea funziona, gli spettatori tornano e nel 2001 Vince arriva a comprare la Wcw, sua principale rivale, ormai sulla via del fallimento. Da quell’anno a oggi la Wwe dominerà incontrastata su tutto il mondo del wrestling.

Le controversie però non si fermano. McMahon viene accusato di razzismo per avere usato in diretta il termine nigga (negro) durante uno scambio di battute con John Cena. O di misoginia, per avere costretto la wrestler Trish Stratus a spogliarsi e abbaiare durante uno show.

Nel frattempo nel 2002 il Wwf (il World Wild Fund, che protegge gli animali) vince una storica battaglia, costringendo l’allora Wwf a cambiare nome nell’attuale Wwe per evitare confusione tra le due realtà.

Lungo la strada Vince trova comunque amici potenti come Donald Trump, che appare in diversi show della compagnia di Vince: una delle scene più famose è quella che vede il futuro presidente americano tagliare i capelli del fondatore della Wwe come premio dopo una vittoria in un match del 2007. Trump rimarrà legato alla famiglia McMahon e nel corso del suo governo la moglie di Vince, Linda, verrà nominata Direttrice dell’agenzia per le piccole imprese.

Le polemiche sulla gestione McMahon sono alimentate anche da eventi tragici che toccano la vita stessa degli atleti.

Nel 1999 il lottatore Owen Hart, fratello di Bret, si appresta durante uno show a fare un’entrata spettacolare dall’altezza di 24 metri. Ma qualcosa va storto e Owen cade morendo sul colpo. Le circostanze della sua morte non saranno mai chiarite e Bret accusa Vince di essere il responsabile morale della tragedia avendo ideato lui quell’entrata. Mentre nel 2007 la tragedia del wrestler Chris Benoit, morto suicida dopo avere ucciso la moglie e il figlio, porta molti a interrogarsi sui rischi per la salute non solo fisica, ma anche mentale, dei lottatori di wrestling.

Venerato e odiato, McMahon ha rappresentato in questi anni perfettamente l’ambiguità e il successo del wrestling, portando spesso in scena il suo personaggio e confondendolo volutamente con la sua vera personalità. Non stupisce quindi che anche il giorno seguente alle sue dimissioni Vince abbia deciso di presentarsi durante il suo show per ribadire il motto della compagnia al pubblico: “Allora, ora, per sempre e insieme”. Una promessa. O forse un monito.

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