Winter is comingCosì Europa e Asia rischiano di scontrarsi per l’approvvigionamento di gas

La crisi energetica ha generato una corsa ad assicurarsi rifornimenti per l’inverno, con un conseguente aumento dei prezzi che mette in difficoltà Giappone e Corea del Sud, secondo e terzo Paese per importazioni di Gnl

AP/Lapresse

L’inverno sta arrivando e non c’è più molto tempo prima che tutti i problemi sull’approvvigionamento di gas mostrino i loro effetti. I continui tagli ai rifornimenti da parte della Russia costringono i Paesi europei a colmare il vuoto nelle loro riserve con il gas naturale liquefatto (Gnl), vista l’impossibilità di sostituire per interno le quote di gas russo con quello proveniente da altri Paesi.

Il Gnl è un gas che viene reso liquido in modo che possa occupare un volume ridotto rispetto alla forma gassosa, e così può facilmente essere trasportato via mare. La maggior domanda di gas naturale liquefatto si scontrerà con quella dei Paesi asiatici, in particolare Corea del Sud e Giappone, cioè il secondo e il terzo maggior importatore di questo combustibile al mondo, che stanno facendo scorte per l’inverno come ogni anno.

«La battaglia tra Asia ed Europa per bloccare le forniture di gas sta facendo un passo avanti, aumentando i rischi di un’ulteriore impennata dei prezzi che rischia di soffiare sul fuoco dell’inflazione e dell’aumento del costo della vita», scrive il Financial Times.

I due Paesi asiatici, infatti, rischiano di riceverne meno di quanto vorrebbero perché la richiesta europea è cresciuta di molto, e di conseguenza sono saliti anche i prezzi del gas: al momento chi lo vende ha possibilità di fare maggiori margini di profitto con gli Stati europei.

In Europa i prezzi del gas sono già quintuplicati rispetto a un anno fa, a causa della crisi energetica che era iniziata come una conseguenza della pandemia da coronavirus ed è poi stata aggravata dall’invasione russa dell’Ucraina: Mosca, il principale esportatore di gas nel resto del Vecchio Continente, ha più volte tagliato le forniture che attraversano i gasdotti, e verosimilmente continuerà a farlo. Attraverso il Nord Stream 1, ad esempio, passa circa il 20% del totale che passava prima del conflitto.

È per questo motivo che i Paesi europei – anche l’Italia – si sono organizzati per acquistare una maggior quantità di gas naturale liquefatto.

«Stiamo assistendo a una corsa per mettere al sicuro i carichi di Gnl per l’ultima parte del 2022 e per il 2023», ha detto al Financial Times l’amministratore delegato di una compagnia di gas con sede in Asia, spiegando anche che stavolta tutti gli Stati si sono mossi in anticipo rispetto alle abitudini, percependo potenziali difficoltà di approvvigionamento.

Molte società giapponesi e sudcoreane sono abituate ad acquistare il Gnl con accordi definiti “strip”, contratti a termine in cui l’acquirente versa un premio iniziale per garantirsi la possibilità di pagare – al raggiungimento di una determinata data di scadenza – a un prezzo base concordato precedentemente il bene. In pratica consente di bloccare il livello dei prezzi per quel periodo di tempo.

E l’Asia è stata a lungo la destinazione privilegiata per il Gnl, con Cina, Giappone e Corea del Sud – i tre maggiori importatori del mondo – disposte a pagare un prezzo spesso maggiore rispetto a quello standard del mercato europeo.

Solo che adesso il prezzo in Europa di questo combustibile è decisamente più alto rispetto a quello del mercato asiatico, a causa di una domanda in forte crescita. Anche in Asia il prezzo del gas è aumentato, ma non tanto quanto in Europa.

Allora alle aziende che vendono Gnl potrebbe convenire interrompere un contratto di lungo periodo con un Paese asiatico per fare affari con uno europeo: pur dovendo pagare una somma come penale per l’interruzione unilaterale dell’accordo, i profitti sarebbe comunque maggiori a causa delle differenze di prezzo.

Dal punto di vista di Corea e Giappone questo potrebbe significare dover strapagare il gas naturale liquefatto. Non la situazione ideale, ma comunque alla portata considerando che hanno la disponibilità economica per far fronte a una difficoltà di questo tipo. Ma sarebbe un problema ben diverso per le nazioni asiatiche in via di sviluppo, perennemente a corto di liquidità, che da mesi hanno difficoltà a sopportare il peso dell’aumento dei prezzi.

«Europa e Asia sono al momento in competizione per ottenere Gnl dagli Stati Uniti: Washington ha esportato il 74% del proprio Gnl in Europa nei primi quattro mesi di quest’anno, rispetto a una media annuale del 34% dello scorso anno, mentre l’Asia è stata la destinazione principale nel 2020 e nel 2021», si legge sul Financial Times.

Il fatto che la Cina, primo importatore di gas naturale liquefatto del mondo, stia usando meno gas e meno carbone a causa del rallentamento economico dovuto ai lockdown durissimi imposti alla popolazione favorisce gli altri Paesi della regione: il consumo di Gnl in Cina è diminuito e il Paese può permettersi di rivendere ai suoi vicini parte dello stock di cui non ha bisogno. Anche perché nel frattempo Pechino continua a interagire con Mosca, quindi potrà continuare a usare il gas russo.

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