Non sempre essere nel cuore della vita pulsante di un luogo costituisce un vantaggio. Anche se hai scelto una via defilata, se la tua voce esce dal coro e il tuo lavoro è diverso in maniera lampante e codificabile, corri comunque un rischio. Di non essere capito, di non essere cercato, di non essere visto, di non essere sufficientemente chiassoso. Se questo succede a Tropea, città simbolo della Calabria prepotentemente turistica e massiva, non ci deve stupire poi più di tanto.
La storia di Ines Romano e del suo angolo di bontà noto come Donna Orsola è ancora per moltissime persone una storia da scrivere, da raccontare e da mangiare! Aperti del 2018, quasi zero storico alle spalle ma una grandissima voglia di fare e di fare bene, di esserci con tutti, di arrivare sempre e per tempo. E questo è ciò che si percepisce osservando le ragazze quasi correre in sala. «Siamo pochi, troppo pochi. E in quella sola settimana in cui davvero avremmo bisogno di un aiuto in più non è facile trovare del personale extra. Ma non è in ogni caso più facile trovare gente con passione e dedizione verso nuovi progetti. Noi siamo una realtà giovane e tutta da costruire su Tropea, eppure andiamo avanti a scartamento ridotto». Questo mi racconta Ines intenta ad aprire la nostra prima etichetta in degustazione – che per altro deve lasciare a metà per correre al pass e portare i piatti pronti al tavolo interessato. Un ambiente sobrio e minimalista – forse troppo per il gusto locale più colorato e ricco di dettagli – un menu non troppo vasto ma appetitoso, con diverse lavorazioni casalinghe e una dose di tipicità del posto ben calibrata.
Cappellacci di gamberi e mascarpone, tartare di tonno, frisella con gamberi crudi e panzanella, bucatini con vongole fagiolini e bottarga, tagliatelle fresche con pesto di basilico e salicornia, tonno in oliocottura con cipollotti glassati, trancio di spada, polpo arrosto. Queste sono solo alcune delle ricette che animano il menu di Donna Orsola e che sposano in parte il mercato, in parte la stagione, in parte ingredienti della tradizione usati con ricercatezza, attualità, freschezza. Quell’innovazione che non punta a stravolgere ma a ingentilire certi gusti – talvolta insiti nella nostra memoria con retaggi anche sbagliati – e a coccolare il palato con quei piatti buoni e saporiti. Quei piatti dove la forchetta gira per raccogliere il nodo di spaghetti e insieme a loro tutto il sugo possibile perché vorresti che quella cremina dell’ultimo boccone, ricco e goloso, non finisse mai.
La spigola è cotta a puntino, lo spaghettone con il battuto di gambero rosso e crumble di ‘nduja divertente ed elegante, il fritto diverso e leggero, il dolce classico ma fatto in casa e “a modo nostro”. La carta dei vini propone senza limitazioni vini indipendenti, naturali, piccole produzioni tutte di importazione locale – o la maggior parte perlomeno. Un’ode unica alla Calabria, ad un territorio che anche da un punto vitivinicolo non si conosce ancora per esteso ma che vanta diversi talenti.
Al di là delle trappole per turisti, oltre i ristoranti che lanciano piatti come se fossero pizze, oltre chi si improvvisa un po’ cameriere, un po’ oste, un po’ ristoratore, Donna Orsola cerca di migliorarsi ogni giorno e lo fa un passo alla volta, guadagnandosi ogni complimento e ogni sorriso dei clienti soddisfatti. Una bella scoperta, che merita una sosta, e che soprattutto merita di continuare il suo percorso alla definizione sempre maggiore di una cucina genuina, territoriale e meticolosa.