Ascesi contemporaneaIl pericoloso idealismo di chi vuole privarsi delle bellezze del mondo

Nel romanzo “Noi siamo luce”, Gerda Blees racconta l’esperienza di tre persone che scelgono di digiunare per nove giorni di fila per motivi di purezza e spiritualità, finché una di loro non morirà di denutrizione e irromperà la polizia

Muriël aveva annuito e deciso che da quel momento la cosa migliore erano cinque respiri profondi; più espirava, più si svuotava, aveva pensato, e più si svuotava, meglio stava, ma appena arrivata alla terza inspirazione Melodie aveva ricominciato a parlare.

«Bene», aveva detto, «adesso che sei un po’ più rilassata e presente, prova a pensare al tuo potenziale più alto. Senti che sensazione ti suscita. E vedi che immagine affiora nella mente. Cosa ti piacerebbe essere più di tutto? E che aspetto ha?»

E così siamo nate noi, una farfalla del tutto irrealistica che esce dalla sua crisalide, mostra le sue ali al sole e vola via. Sì, aveva pensato Muriël, spiegare le ali e volare via, ecco cosa voglio, voglio volare via. Aveva sentito nella pancia un calore gradevole e aveva sorriso, mentre ci faceva uscire un paio di volte consecutive dal bozzolo e poi volare via.

«Hai trovato un’immagine?» le aveva chiesto Melodie.

«Sì», aveva detto Muriël.

«Bene.» Melodie aveva fatto un paio di respiri profondi e udibili. «Molto bene, Muriël. Se vuoi puoi condividere con me quello che vedi. Ma puoi anche tenerlo per te, come preferisci.»

«Mmh, mmh», aveva borbottato Muriël, completamente immersa nella splendida colorazione delle nostre ali che volavano verso il giallo caldo del sole che sorgeva.

«Il vantaggio però è che se lo condividi possiamo usarlo nella terapia. Può darci una direzione da seguire insieme. Come una sorta di punto fermo all’orizzonte.»

E con quest’ultima frase una lucina rossa intermittente ci aveva scacciate dalla mente di Muriël, che aveva aperto gli occhi e ci aveva descritte il più fedelmente possibile.

«Fantastico, Muriël. Che cosa particolare. È un’immagine bellissima per iniziare il nostro lavoro insieme, davvero può servire da ispirazione. Tu hai per caso un’idea di cosa ti impedisce di spiegare le tue belle ali colorate e volare via?»

Muriël era piena di idee su ciò che la osta- colava e Melodie era fiduciosa di poterla aiutare a rimuovere quelle barriere, ma a posteriori possiamo dire che negli anni successivi più che avvicinarsi a noi si è allontanata; che invece di acquisire più colore e bellezza, più calore ed energia, gradualmente si è spenta. Che è volata come una falena su una lampada bollente, invece che come una farfalla verso il sole che sorge.

Mentre noi, da parte nostra, abbiamo fatto del nostro meglio. Siamo state il più chiare possibile, per mostrarle come si faceva siamo uscite dal bozzolo e abbiamo spiccato il volo, via, verso la libertà. Guarda, le abbiamo detto, guarda bene, Muriël, è questa la libertà. Ma non potevamo farle vedere come eravamo arrivate a quel punto, perché Muriël non pensava a quello che aveva preceduto la nostra nascita; a quello di cui noi piccoli bruchini avevamo avuto bisogno per diventare abbastanza grandi da imbozzolarci con pazienza, far crescere le ali e aspettare che fossero pronte a spiegarsi.

[…]

Noi siamo un violoncello, un violoncello abbandonato che non suona più. Attraverso le pareti della custodia, della stanza, della casa in cui siamo rinchiusi, ascoltiamo i suoni che provengono dall’esterno – uccelli, cani, persone e motori, anche se fatichiamo a distinguerli per via di tutte quelle barriere. Eppure ci sforziamo di sentirli, sono il nostro ultimo punto di contatto con la vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

da Noi siamo luce, di Gerda Blees, Iperborea, 256 pagine, 17 euro

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