Giulio RidolfoIl Signore del Colore che ricerca l’essenzialità seducente del nero

Grazie a un approccio meditato basato sull’approfondimento e sull’esplorazione, il color designer di Udine - come un sarto - detta le tonalità più adatte alle creazioni di brand di fama mondiale

Courtesy of Giulio Ridolfo

Se non avesse fatto quello che fa, Giulio Ridolfo sarebbe stato «un ibridatore di fiori, oppure un traduttore». In realtà però, il suo lavoro è esattamente identico ai due citati. Perché Ridolfo contamina e mette in contatto realtà diverse, elaborando per i suoi clienti un linguaggio ad hoc che si addice loro perfettamente, come un abito sartoriale. 

Per questo motivo, a servirsi del suo originale talento sono i marchi più noti della moda e del design mondiale: da Moroso a Vitra, da Tod’s a Poltrona Frau, i quali – come i suoi tanti ammiratori – hanno ribattezzato il 60enne udinese come «il signore del colore»

Laureato in Fashion design presso la Domus Academy di Milano nel 1985, è Ridolfo a identificare e dettare le tonalità più adatte alle creazioni di questi brand, grazie a un approccio meditato basato sull’approfondimento, sullo studio, sull’esplorazione. Come illustra infatti Jane Withers, la consulente che ha curato la monografia Materializing Colour: Journeys with Giulio Ridolfo (Phaidon, 2020), Giulio Ridolfo non usa mai «il colore in isolamento, ma come parte di una narrazione, in relazione al contesto culturale, alla natura». 

Courtesy of Giulio Ridolfo

In questo senso, malgrado gli anni trascorsi a lavorare per Tod’s e con Gianfranco Ferrè, il compianto architetto prestato alla moda, Ridolfo ha sempre detestato il colore “temperamentale”, basato sull’emotività, e l’effimerità istituzionale delle tinte nel mondo del fashion, dove il bisogno di rinnovarsi a ogni stagione spinge a rinnovare costantemente la propria tavolozza. 

Al contrario, per Ridolfo la scelta di una sfumatura dev’essere coerente e rispettosa dell’identità di un marchio, ma al contempo attirare gli sguardi. «E così io faccio da mediatore culturale tra un’azienda e il mercato», si schermisce. Dopo una lunga collaborazione con la danese Kvadrat, per la quale lavora «sulle tinte dei fili» prima ancora che sulle stoffe, al momento ha in cantiere la ristrutturazione di un castello in Svevia. 

MD House Avenue Library (Courtesy of Giulio Ridolfo)

Allo scorso Salone del mobile ha presentato The reverted Black, una collaborazione tra l’azienda italiana Kristalia e Md House, che include il bookshelf Avenue in metallo verniciato a polveri, in cui il nero riflette la luce, anziché assorbirla, e assume il lucore di ciuffi di erba giapponese corvina e di capigliature orientali. 

«È il nero gioioso dei collage di Matisse, il lato ammaliante del gotico vittoriano», ci spiega il creativo, «non è un colore oscuro, ma sicuramente è opposto al pittoresco, all’eccessivo, allo sguaiato. Per questo penso che di nero, ossia di una essenzialità seducente, vi sia bisogno in questo momento», chiosa. «Anche nel design, ormai, in troppi esagerano per farsi notare. Al contrario, il nostro lavoro e il nostro settore avrebbero bisogno di un po’ di silenzio».

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