L’Italia del 25 settembre La campagna elettorale più novecentesca di sempre (ma senza popolo e senza cuore)

Lo scontro si gioca sull’eredità del fascismo o su promesse mirabolanti e irrealizzabili. Di tutto si parla, tranne che delle grandi emergenze del pianeta e del Paese

Andrew Shelley, Unsplash

Sono elezioni molto novecentesche, queste. «Tutto già visto, catalogato», cantava Edoardo Bennato. La campagna elettorale finora verte sull’eredità del fascismo e sull’eterno conflitto tra massimalisti e riformisti; su alleanze, candidature, polemicucce e sgambetti tra i leader della stessa coalizione.

A differenza delle campagne elettorali del Novecento queste sono senza popolo: si dirà che ora il popolo è al mare ma no, il popolo assiste e assisterà con distacco se non con fastidio alla tombola del 25 settembre, magari gli ultimi giorni si vedranno un po’ di militanti in piazza – che comunque non sono esattamente popolo ma avanguardie, ceto politico allargato. Persino la tv per adesso non cattura, e il pensiero che per un mese dovremo vedere quelli che in realtà vediamo da anni tutte le sere, qualunque sia l’argomento, certo deprime un po’.

Di tutto si parla tranne che delle grandi emergenze del pianeta e del nostro Paese: diciamo la verità, è sempre un po’ così ma stavolta di più. Clima, lavoro, tecnologia, energia, ricerca: temi che nessuno riesce a declinare in modo popolare, eppure la politica dovrebbe fare proprio questo, ma il problema è che i gruppi dirigenti dei partiti sono vecchi, d’età media e soprattutto di testa, conoscono poco o nulla delle inquietudini contemporanee, anche i più giovani sono stati allevati a far carriera dentro le categorie del secolo scorso e dunque sanno di tutto un po’ ma niente di specifico. Come e peggio dei giornalisti (ecco, così abbiamo già risposto all’obiezione).

Il Partito democratico, alleato con un po’ di gente irrilevante, prova a mettere un po’ di pepe sui diritti – ma veramente Enrico Letta crede sia la chiave giusta? – mentre sul resto dice un po’ le solite cose. Mima la Meloni, lei parla in tre lingue e lui parla in tre lingue: appunto, irrompe il Novecento di quando noi eravamo giovani, contro i comunisti o contro la Democrazia Cristiana, e oggi contro il Pd o contro la Meloni.

Nulla di nuovo nemmeno nelle strategie di comunicazione, Letta userà il minibus elettrico laddove Romano Prodi e Walter Veltroni usarono il pullman, i programmi che non legge nessuno, la leader dell’estrema destra orgogliosa della fiamma e che annuncia il governo dei Patrioti, una dizione che fa rabbrividire, il vecchio Silvio Berlusconi dietro la scrivania di «Questo è il Paese che amo» e che si ricandida al Parlamento con il messaggio subliminale di voler ascendere al Colle come «coronamento», ma coronamento de che?

Dall’altra parte si litiga tra una sinistra in versione Front Populaire (Francia 1936) e il Terzo Polo, che arriva al voto con la lingua di fuori dopo aver perso anni a polemizzare al suo interno invece di porre le basi per costruire un serio partito nuovo – ma in effetti se ci metteranno un po’ di ciccia potrà essere l’unica novità. C’è poi Renato Schifani, che corre per la presidenza della Sicilia, e ci sono Susanna Camusso e Annamaria Furlan, pensionate del sindacato, a rappresentare i lavoratori.

Eh già, con tutto il rispetto, le candidature non si annunciano esaltanti: 99% di ceto politico. Nessuno immaginerebbe oggi un Alberto Moravia o un Altiero Spinelli nelle liste della sinistra, ma il Pd sembra diventato un’agenzia di collocamento per dirigenti, speriamo per i dem che arrivi qualche intellettuale, qualche esperto, un pochino di società civile, magari operai.

E ovviamente si gioca a chi offre di più, sulla flat tax, sui soldi agli insegnanti, sul reddito minimo e quant’altro: ne vedremo delle belle con Berlusconi che annuncerà le sue pillole di programma e lo stesso farà Letta.

L’impressione dunque è quella di un castello incantato come il sanatorio di Thomas Mann che alza i ponti levatoi nei confronti della società e della modernità per giocarsi la vita a testa o croce nel bailamme autoreferenziale di una mortale lotta di potere. Nel Novecento almeno c’era più cuore.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter