L’analisi dell’incidenza della povertà in Italia durante e appena dopo la tempesta del Covid presenta alcuni punti fermi chiari. Tra 2020 e 2021 l’indigenza assoluta è leggermente scesa, dal 7,7% al 7,5%, grazie al rimbalzo dell’economia, ma con l’eccezione di alcune categorie già fragili, come quelle delle famiglie numerose e con più figli, dove è invece cresciuta
Tra i nuclei di cinque o più persone è infatti aumentata dal 20,5% al 22,6%. Tra quelli che contano due minori, invece, dal 12,5% al 14%.
Nel Mezzogiorno questa tendenza è ancora più accentuata. Se consideriamo la povertà assoluta individuale, anziché soltanto quella delle famiglie, emerge come nel Sud e nelle Isole quella dei bambini tra i 7 e i 13 anni, per esempio, sia salita dal 13,8% al 16,1%.
Sono dati risaputi, se ne è parlato, e possiamo essere sicuri che in questo 2022 segnato dall’inflazione il trend sia proseguito, peggiorando.
E allora, visto che anche in questa campagna elettorale si discute su come frenare la povertà crescente, sembra utile e forse doveroso capire come stia funzionando lo strumento cui, da alcuni anni, è stata di fatto appaltata la lotta all’indigenza: il Reddito di Cittadinanza.
Il ricorso al Rdc è chiaramente aumentato nel 2020 e 2021. L’anno scorso i nuclei che ne beneficiavano erano 1.771.680, che contenevano 3.956.492 individui. Nel 2022 vi è stata una diminuzione, dovuta alla ripresa e alle riaperture di molte attività, ma i numeri sono ancora superiori a quelli del 2019.
Dati Inps
Tutto questo è perfettamente ragionevole. Ad essere degno di nota è altro. Tra il 2019 e il 2022 la crescita delle famiglie beneficiarie del RdC è stata del 47,8%, nonostante il parziale calo dai livelli del 2021, mentre quella delle persone coinvolte è stata decisamente minore, del 29,5%. Cosa vuol dire? Che in questi anni di pandemia il Reddito di Cittadinanza è stato concesso mediamente a nuclei più piccoli di quelli cui veniva dato quando è stato ideato.
Una conferma di questi dati si trova nel divario fra l’incremento delle famiglie beneficiarie senza minori, di solito più piccole, che è stato del 65,4%, e di quelle con figli a carico, del 23,7%
Dati Inps
Il risultato è che tra i nuclei che oggi prendono il Reddito di Cittadinanza quelli in cui sono presenti minorenni sono il 32,1%, contro il 37,1% del 2019. Mentre crescono dal 38,1% al 45,1% quelli con un solo componente.
È vero che la recessione provocata dal Covid ha portato nel 2020 e 2021 a soffrire di povertà larghe fasce della popolazione prima appena sopra la soglia di indigenza, e in particolare i giovani, gran parte dei quali ancora senza figli.
Tuttavia questa tendenza all’allargamento del RdC in una direzione precisa, quella delle famiglie piccole e senza minori, è proseguita anche nel 2022, quando l’occupazione ha ripreso ad aumentare e molti di coloro che avevano perso un impiego lo hanno ritrovato.
È facile capire come questi dati siano in controtendenza e in contraddizione con quelli sulla povertà.
Secondo questi ultimi, tra tutti i nuclei senza mezzi per arrivare a fine mese, quelli con figli a carico erano il 38,2% nel 2020 e il 38,9% nel 2022. Fra quanti beneficiano del Reddito di Cittadinanza, insomma, vi sono meno famiglie con minori che fra i poveri.
C’è qualcosa che non va. Ce ne accorgiamo osservando i dati per area geografica. È proprio al Sud e nelle Isole che è maggiore il divario tra la crescita del ricorso al RdC tra chi non ha figli (intorno al 70%) e tra chi ne ha (inferiore al 30%).
Non solo, in particolare al Sud (oltre che nel Nord Est) rispetto al periodo in cui il sussidio è stato creato, addirittura diminuiscono i nuclei beneficiari con sei membri o più. Erano certamente pochi, ma è significativo che siano addirittura calati perché il piccolo segmento delle famiglie molto numerose è proprio quello più colpito dalla povertà.
A incidere è sicuramente il fatto che in queste troviamo molti stranieri. Stranieri che invece costituiscono una porzione piuttosto piccola dei beneficiari del RdC, il 12,3%. Basti considerare che tra tutti i nuclei poveri, invece, quelli con immigrati sono quasi un terzo.
Dati Inps
Le limitazioni all’accesso al Reddito di Cittadinanza volute dal governo giallo-verde, il fatto che possono chiederlo solo stranieri residenti da 10 anni, sono solo una delle distorsioni di questa misura.
Un ulteriore elemento di riflessione viene dall’esame dell’importo medio, mediamente cresciuto in questi anni, e di quali fasce di percettori sono aumentate di più.
L’incremento maggiore, in valore assoluto, è quello dei beneficiari single che prendono tra i 400 e 600 euro, diventati in tre anni 103.400 in più, e tra i 600 e gli 800, che sono saliti di 65.700 unità.
In termini sia assoluti percentuali, poi, sono di più soprattutto i segmenti che prendono dai 600 euro in su, ma i nuclei più grandi, quelli di 5 o 6 componenti, non hanno visto gli stessi aumenti delle famiglie meno ampie.
Dati Inps
Tutti questi dati ci dicono una cosa semplice: il Reddito di Cittadinanza non riesce ad affrontare la povertà in modo efficiente. Il fatto che alla base della sua concessione vi sia una sorta di autocertificazione dello stato di indigenza, che non si riesca a controllare se non vi siano redditi da lavoro si aggiunge alla difficoltà di procurare lavoro ai beneficiari, visto che viene fatto solo tramite lo Stato. Tutto ciò agevola gli opportunisti.
Inoltre le famiglie con minori non vengono favorite in modo decisivo: per accedere al RdC un nucleo con due persone e due figli deve avere meno di 10.800 euro all’anno. Si tratta di una cifra che è largamente sotto la soglia di povertà anche nelle aree rurali del Mezzogiorno, dove, secondo l’Istat, una coppia con due minori entra nella povertà assoluta con meno di 16mila annui.
La soglia della concessione del RdC a un single, 6mila euro, non è invece lontanissima da quella di povertà dell’Istat, sempre nelle stesse zone, 6.912 euro.
Questo spiega perché per chi ha dei bambini è più difficile accedere al Reddito di Cittadinanza. A questo si aggiunga che forse un padre e una madre si precipitano più facilmente ad accettare qualsiasi lavoro, anche sotto-pagato, pur di sfamare i figli. E questo misero stipendio, magari sotto i 1.000 euro, non basta a uscire dalla povertà ma è sufficiente per vedersi negato il RdC.
La revisione di questo sussidio che tanti partiti chiedono non può limitarsi solo a controlli più stringenti, a un miglior incrocio tra domanda di lavoro delle imprese e beneficiari del RdC, ma dovrà includere anche i meccanismi per la sua erogazione.
Così come tutto il welfare, come la tassazione e il sistema delle detrazioni, non potrà continuare a svantaggiare proprio le categorie più colpite dalle crisi, le famiglie numerose.