Sospirati covoniLe navi del grano ripartono ma a caro prezzo

È partito il primo carico dal porto di Odessa ma è giunta anche la notizia della morte di Oleksiy Vadatursky, l’oligarca ucraino del grano

Buone e cattive notizie sul fronte del grano. Nel primo giorno di agosto giunge la notizia della tanto attesa partenza della nave Ranzoni dal porto di Odessa. Battente bandiera della Sierra Leone, il cargo trasporterà 26 mila tonnellate di mais in Libano.

Tuttavia, nella notte è morto Oleksiy Vadatursky, l’oligarca ucraino del grano, ucciso da un missile che ha disintegrato lui e la sua camera da letto. In più, è crollato l’enorme deposito di cereali situato nel porto di Beirut, gravemente danneggiato nella violenta esplosione dello scorso 4 agosto. Insomma, un lunedì da brividi.

Via libera al grano
Come previsto dall’accordo mediato dalla Turchia e firmato a fine luglio tra Ucraina e Russia, la prima nave carica non di grano bensì di mais, ha preso il largo e dovrebbe fare tappa a Istanbul martedì. Qui verrà ispezionata. A questo primo invio dovrebbero seguire altre sedici navi, liberando le scorte di prodotti ucraini destinati a mercati esteri.

Si parla di oltre 200 mila tonnellate di grano, già stoccato su bastimenti pronti a salpare. Obiettivo: allentare la morsa della fame sui Paesi africani e mediorientali. Bisognerà vedere se i tempi di trasporto saranno adeguati all’arrivo del nuovo raccolto nei silos.

Il caso Oleksiy Vadaturksy
Oleksiy Vadaturksy era un imprenditore agricolo. Monopolista del trasporto via fiume in Ucraina, avrebbe potuto rendere le cose facili a Mosca, accelerando la sottomissione di tutta la striscia del Sud da Kherson, a Mykolaiv, fino a Odessa, e paralizzando le vie di trasporto del Paese.

Contattato dal Cremlino, che gli aveva proposto di trasformarsi in un collaboratore occulto della Russia, aveva detto no. Non aveva nemmeno lasciato il Paese, rifugiandosi a Londra come altri suoi pari. Era rimasto in Ucraina e aveva continuato a finanziare l’esercito della sua nazione.

Per il Cremlino, averlo dalla sua parte avrebbe significato poter controllare una grossa fetta delle esportazioni di grano in Europa, Africa e Medio Oriente. Oggi di Oleksiy Vadaturks non è rimasto nemmeno il cadavere: i missili russi hanno centrato la sua camera da letto nella notte. A molti è sembrata un’esecuzione in piena regola e un avvertimento per i suoi colleghi. Aveva 74 anni.

Il crollo del deposito di cereali
Mentre la nave Ranzoni è in viaggio verso il Libano, a Beirut è crollato il grande deposito di cereali già danneggiato dall’esplosione del 4 agosto 2020. In quel drammatico evento morirono più di duecento persone, mentre altre settemila furono ferite. Gli edifici che riportarono danni infrastrutturali furono numerosissimi.

Il deposito di cereali era già piuttosto malconcio e nello scorso aprile il governo aveva già deciso di demolire l’edificio. Ma le proteste dei familiari delle persone coinvolte nell’esplosione e le famiglie dei defunti avevano, bloccato il provvedimento. Il motivo: quel colosso edile avrebbe potuto aiutare a far luce sulle cause dell’esplosione che aveva portato via i loro cari.

Ma da circa tre settimane l’edificio era preda di un incendio. Si pensa sia stato provocato dalla fermentazione dei cereali e dal grande calore estivo. I vigili del fuoco non sono riusciti ad arrestare le fiamme e domenica 31 luglio la parte settentrionale dell’edificio è collassata. Un denso fumo nero si è esteso a una zona residenziale vicina.