No, non basta qualche forte temporale estivo per archiviare un problema enorme, diffuso e strutturale come quello della siccità. Lo scorso venerdì 19 agosto il Corriere della Sera ha pubblicato su Instagram un post (con articolo a seguito) dove venivano messe a confronto due fotografie del fiume Po: una risalente al 19 luglio e l’altra del giorno stesso, subito dopo il violento nubifragio abbattutosi sulla zona sudorientale della provincia di Cremona, nei pressi di Casalmaggiore (così come in molte altre zone d’Italia).
Le immagini mettevano in risalto la differenza di quantità d’acqua nel corso, sottolineando come l’abbondante pioggia che aveva toccato anche il Mantovano avesse avuto una conseguenza positiva: tornare a riempire il letto del fiume, cancellando quella grande isola sabbiosa che si era creata a causa della secca storica di questi ultimi mesi.
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Le foto erano – naturalmente – vere, ma le conclusioni fuorvianti. In realtà, è tutto molto più complesso per essere ridotto a un’immagine di confronto su un social network: si tratta dell’ennesimo episodio di sottovalutazione dell’emergenza da parte dei media italiani. I temporali di questo genere, infatti, non sono in grado di compensare la forte evapotraspirazione estiva, e nella maggior parte dei casi la pioggia non può infiltrarsi e alimentare i corsi d’acqua prosciugati da lunghi periodi di siccità come quello che ha caratterizzato la prima metà del 2022.
Come riportato dal bollettino del 24 agosto dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici nel distretto idrografico del fiume Po), nonostante gli effetti degli eventi precipitativi dei giorni scorsi e le previsioni di breve termine, le condizioni di severità idrica rimarranno alte su tutto il territorio circostante al Po. In quasi tutto il distretto (che comprende Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Emilia-Romagna, Toscana, Lombardia, Provincia autonoma di Trento, Marche, Veneto e si estende anche a porzioni di territorio francese e svizzero) le piogge osservate all’inizio della seconda metà del mese di agosto hanno favorito una ripresa dei deflussi del fiume, attenuando (in parte) gli effetti più gravi della siccità, senza tuttavia scacciare l’emergenza.
In particolare, dall’inizio della penultima settimana di agosto i valori di tali deflussi sono migliorati, pur restando ancora inferiori a quelli tipici del periodo. La portata media giornaliera calcolata alla sezione di chiusura del bacino, Pontelagoscuro (in provincia di Ferrara), ha avuto un incremento dai 245 m3/s del 18 agosto ai 542 m3/s del 21 agosto. Aumenti più contenuti si sono osservati nelle sezioni più a monte. Tuttavia, verso la fine della scorsa settimana è stata osservata una nuova riduzione dei deflussi, certificando una situazione che resta tutt’altro che rosea. E che rappresenta una delle tante conseguenze della crisi climatica.
Ma riavvolgiamo il nastro: nella zona sotto osservazione relativa al bacino del Po, nelle aree di pianura, il mese di luglio era già stato caratterizzato da precipitazioni crescenti e in linea con i valori di riferimento tipici, mentre sui rilievi le piogge erano state sensibilmente al di sotto della media. Ciononostante, le temperature erano risultate ovunque molto al di sopra dei valori stagionali, cosa che aveva reso luglio 2022 uno dei mesi più caldi degli ultimi trent’anni.
La seconda metà della seconda settimana di agosto è stata invece caratterizzata da condizioni meteo particolarmente perturbate, con rovesci e temporali anche di forte intensità soprattutto nella parte centrorientale del distretto del fiume, dove gli accumuli pluviometrici hanno superato i 100-150 mm.
Per quanto riguarda i laghi, le recenti precipitazioni hanno aumentato, seppur di poco, il volume del bacino dei grandi specchi d’acqua: il lago di Como e di Iseo sono ancora prossimi ai limiti di regolazione, mentre il lago d’Idro è superiore alla quota di minimo invaso. Il lago Maggiore, dopo una leggera ripresa, è nuovamente in calo con un riempimento pari al 19 per cento; va meglio per il lago di Garda con una percentuale prossima al 28 per cento.
La situazione quindi rimane chiara. L’affresco restituito è quello di un Po fortemente compromesso dalla siccità e dalle alte temperature. L’allerta siccità – come ampiamente previsto – non poteva essere risolta dai classici temporali previsti nei mesi estivi. Il deficit pregresso – alimentato da settimane senza piogge davvero copiose – ha creato un differenziale praticamente incolmabile. Il problema naturalmente non riguarda solo la Pianura Padana e il suo principale fiume, ma tutta l’Italia. Sebbene le registrazioni effettuate nelle diverse stazioni di rilevazione del Po proiettino un quadro parzialmente rigenerato – specie considerando che la stagione dei prelievi dell’irrigazione si sta avviando alla conclusione anche a causa delle raccolte anticipate di alcune colture (come quella dei pomodori) -, le risorse idriche annuali sono aumentate in maniera pressoché insignificante. Per questo, si può concludere che i pur immediati benefici all’indomani dei temporali dei giorni scorsi si sono rapidamente esauriti.
Mentre anche nel resto d’Europa i prati restano ingialliti, la vera speranza in chiave anti-siccità resta l’autunno. Il ritorno del fenomeno atmosferico della Niña (il raffreddamento delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico che, ciclicamente, influenza il clima europeo e italiano) potrebbe incrementare le perturbazioni in discesa dall’Atlantico già a partire da settembre. In quest’ottica, l’avvio dell’autunno registrerebbe abbondanti piogge sul comparto centro-settentrionale dell’Europa, con effetti positivi anche per il Nord del nostro Paese. Discorso diverso per il Centro-Sud, dove il rischio di lunghi periodi di siccità anche nella stagione autunnale continua a rimanere concreto.