Il focolare: un tempo era il cuore della casa, il luogo magico della quotidiana riunione familiare.
Lì, sulla fiamma del camino, si cuocevano le vivande nelle grandi pentole di rame appese alla catena nera di fuliggine. Lì si cercava il calore nelle serate invernali. Lì, intorno al fuoco, nonni, genitori e bambini si ritrovavano per raccontare e ascoltare storie di famiglia e di paese. Per tramandare tradizioni e leggende, mentre le palpebre sempre più pesanti calavano sugli occhi dei più piccini, ma anche degli adulti vinti dalla stanchezza del lavoro nei campi.
Oggi il camino non è più presente in tutte le case. Difficile trovarlo negli appartamenti. Più facile incontrarlo nelle case di corte, nelle cascine di campagna o nelle villette abitate da una o due famiglie, anche se spesso è ridotto a semplice elemento di arredo, con alari, parascintille, attizzatoi e soffietto in bella mostra, sempre nuovi e brillanti per la perenne mancanza di uso.
Oggi, ma forse non domani. Dopo un’estate di caldo opprimente e di siccità devastante sembra quasi impossibile anche solo immaginarlo, ma in un domani molto vicino tornerà il freddo. Fra un paio di mesi o poco più ci ritroveremo a dover scaldare le nostre case, e quello che ci attende sarà un inverno difficile.
Inutile dilungarsi sui problemi che ci aspettano con i prezzi impazziti del gas e relative, pesanti conseguenze per i bilanci familiari. Si spera che in un modo o nell’altro (dall’Italia o dall’Europa) possa arrivare qualche aiuto per mitigarne gli effetti. Ma nessun sostegno sarà sufficiente. Già sono annunciate misure restrittive sui tempi e i livelli di riscaldamento consentiti.
Dunque se i problemi sono ben chiari meglio pensare ai possibili rimedi. E se l’obiettivo è riscaldare una casa ecco che il vecchio camino, finora poco o nulla utilizzato, può tornare al centro dell’attenzione.
Molti ci hanno già pensato, ma le difficoltà vengono dalle normative che in alcune Regioni ne vietano l’uso nella stagione dell’inquinamento più pesante. Proprio come accade per le automobili di vecchia concezione.
Le indicazioni in Lombardia, Piemonte Emilia, Veneto e Friuli impongono il divieto di utilizzo di qualsiasi tipo di riscaldamento che utilizzi legna e derivati: quello che nelle formule ufficiali delle delibere viene chiamata biomassa legnosa. In pratica niente camini, stufe, caldaie alimentate da legna o pellet. A meno che non si tratti di impianti di ultima generazione, dotati di costosi sistemi di smaltimento dei fumi.
Non tutti però ci stanno. Proprio in Friuli i primi a muoversi sono stati i sindaci che si sono apertamente schierati con i cittadini in cerca di fonti di calore alternative alle caldaie a gas.
In sostanza hanno fatto sapere che, ferme restando le normative regionali con i loro divieti che vengono formalmente ribaditi, nel prossimo inverno i controlli verranno effettuati con molta meno attenzione. Insomma: i divieti ci sono, ma loro sono pronti a chiudere un occhio. Forse due.
E non basta. I sindaci friulani si sono anche già rivolti alla Regione per chiedere che l’intera normativa venga rivista con conseguente accantonamento dei divieti e delle relative contravvenzioni. E da Trieste assicurano che il problema verrà esaminato.
Ma la situazione è più o meno la stessa in tutte le Regioni dell’area padana: il grande bacino dello smog, dove da anni sono state introdotte norme restrittive sugli automezzi e sugli impianti di riscaldamento. La più severa del gruppo è sicuramente la Lombardia, dove, stando alle leggi vigenti, accendere un camino d’inverno può costare dai 500 ai 5000 euro di multa.
La più comprensiva sembra l’Emilia Romagna, che limita i divieti alle zone di pianura, lasciando libertà di riscaldamento a legna al di sopra dei 300 metri sul livello del mare. Obiettivo evidente: tutelare e aiutare le comunità montane. E qualche permesso in più per la montagna viene concesso anche in Piemonte.
L’idea di molti però è che non ci si debba limitare alla politica del “chiudere un occhio” già garantita dai sindaci friulani. I controlli per legge devono essere effettuati dai Comuni nel caso di centri al di sopra dei 40 mila abitanti e dalle Province nei centri meno popolati.
Difficile pensare che tutti gli enti locali coinvolti adottino autonomamente una linea di intervento coordinata e uniforme. Meglio – ed è questo che viene chiesto da più parti – che siano le Regioni a dare indicazioni omogenee, accantonando almeno temporaneamente divieti e contravvenzioni.
Se così sarà, tanti camini potranno prendere (o riprendere) vita: e mentre scaldano la casa, potranno essere usati per cucinare, proprio come si faceva una volta, mettendo sul fuoco caldarroste o piatti più robusti, ma sempre tradizionali.
E il focolare potrà tornare a essere al centro della casa e della famiglia, riconquistando un ruolo ormai da tempo passato al televisore.