Mentre ascolto il discorso annuale della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, a Strasburgo, arriva l’ospite speciale: la first lady ucraina Olena Zelens’ka. Entrano nell’aula insieme, von Der Leyen è vestita di gialloblu, Zelens’ka di bianco, un colore che a casa non può permettersi di indossare.
A casa si veste più comoda e con colori più scuri, si siede sulle scale dell’edificio del palazzo che ospita l’ufficio del presidente e si fa fotografare da Annie Leibovitz per la copertina di Vogue. In quell’immagine Zelens’ka racchiude tutte le donne ucraine messe insieme, e ogni donna singola: stanche, devastate ma decise.
Von der Leyen inizia il suo discorso con le memorie di quella mattina del 24 febbraio, quando la vita di tutti i cittadini europei è cambiata. Quella mattina le donne ucraine hanno dovuto reinventarsi, hanno raccattato sulle spalle tutto il lavoro, mentre i loro mariti si sono arruolati al primo centro militare.
Hanno portato in salvo i bambini, hanno fatto le file ai confine con la Polonia, Moldavia e Romania, hanno dovuto reinventarsi una vita in paesi nuovi con nuove realtà e una nuova vita. Anche a loro, ai profughi ucraini, la presidente della Commissione europea dedica parole sentite.
Il coraggio ha un nome ed è Ucraina, il coraggio ha un volto ed è il volto degli uomini e delle donne ucraine, dice Von der Leyen e guarda il volto stanco di Olena Zelens’ka, quel volto ritratto da Leibovitz, con quel trucco un po’ consumato, con quelle occhiaie dopo tante notti passate senza sonno, tenute sveglie dalle sirene continue, con quella solitudine e quella devastazione che arriva comunque nonostante tutto il sostegno che c’è, perché la guerra russa su larga scala è al suo settimo mese, perché davanti si prospetta un inverno pesante, perché oltre a devastare le terre, i paesaggi, gli edifici, l’esercito di Mosca ha devastato i corpi femminili. Le donne ucraine sono stanche, ma decise.
Tetiana prima lavorava nelle comunicazioni e ora aiuta i giornalisti internazionali che arrivano numerosi in Ucraina. Alina prima faceva le scarpe da donna, ora fa gli stivali per i soldati ucraini. Daryna scriveva di letteratura e si è occupata di smistare i profughi al confine polacco. Arlen lavorava nel marketing, ma ora cucina ai soldati ucraini e si occupa del rifugio per gli animali. Victoria è una scrittrice, ma ora procura il kit di primo soccorso e i giubbotti antiproiettile all’esercito. Olga è una giornalista, continua a fare la giornalista e a parlare dell’Ucraina ai media internazionali. Kateryna guida la metro e continua a guidare la metro nella capitale, a Kyjiv. Svitlana è un’infermiera e continua a fare i suoi turni, non ha mai abbandonato il posto di lavoro. Halyna si è arruolata volontaria nell’esercito come altre cinquantamila donne ucraine, il 15 per cento dell’esercito ucraino è formato da donne. Maria è una psicologa e lavora nel programma di Olena Zelens’ka di sostegno psicologico alla popolazione.
L’Ucraina è un fronte unico militare e civile, dove ognuno lavora per una vittoria comune, dove mentre i soldati e le soldatesse reggono la linea del fronte, chi è rimasto nelle retrovie regge il cielo sopra di loro. «Slava Ukraini», dice Ursula Von Der Leyen mentre guarda il volto di Olena Zelens’ka che a sua volta si illumina e risponde: «Heroiam slava!». Gloria agli eroi e alle eroine!