IL LAVORO NEI PROGRAMMI ELETTORALI
Mancano 20 giorni al 25 settembre. Nella prima newsletter post estiva, ci saremmo potuti occupare del rientro al lavoro, di chi è pro e chi è contro lo smart working, di come organizzare al meglio le nostre giornate ibride. Invece no, siamo in campagna elettorale. E ci tocca capirci qualcosa in più. E anche se i programmi elettorali, ormai lo sappiamo, di fatto contano ben poco – soprattutto questi programmi costruiti in tutta fretta nella campagna estiva – estrapolare il tema del lavoro dalla lunga lista di buoni propositi di destra, di sinistra e di centro può essere un modo per capire almeno in quale direzione vorrebbe muoversi un partito o una coalizione e quanto siano credibili le proposte. Premessa: tutti voglio aumentare l’occupazione, alzare i salari, ridurre il cuneo fiscale e la precarietà, aiutare i giovani e le imprese. E nella maggior parte dei casi non ci sono però spiegazioni su come le proposte saranno coperte a livello economico.
Partiamo dal centrodestra. Il programma congiunto di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia non entra molto nel dettaglio. L’ottavo capitolo, titolato “Difesa del lavoro, dell’impresa e dell’economia”, mette insieme insieme taglio del cuneo fiscale, defiscalizzazione del welfare aziendale, maggiori tutele per i lavoratori autonomi, rafforzamento delle politiche attive ed estensione della possibilità di utilizzo dei voucher lavoro. Si parla poi di un non meglio approfondito “contrasto al lavoro irregolare”, del rafforzamento dei meccanismi di decontribuzione per donne, under 35 e disabili e assunzioni delle zone svantaggiate, incentivi all’imprenditoria femminile. Il reddito di cittadinanza, menzionato al capitolo 9, è definita una misura da sostituire, ma non viene specificato con che cosa.
- Fratelli d’Italia nel suo programma spiega di voler attuare «politiche di sostegno alle aziende ad alta intensità occupazionale» che si tradurrebbero in «più assumi meno tasse paghi». Giorgia Meloni menziona un «diritto all’occupabilità» per cui «chi vuole lavorare deve poterlo fare», la possibilità di avere lo stipendio ogni 15 giorni e la stabilizzazione della decontribuzione Sud «attraverso un negoziato con l’Ue».
- La Lega ha presentato pure un proprio programma dettagliato in cui propone la riduzione del cuneo fiscale di dieci punti percentuali per dieci anni, la detassazione degli straordinari, l’introduzione del reato di sfruttamento per chi utilizza lavoratori in nero, l’estensione dell’età anagrafica dell’apprendistato fino a 35 anni e una tassazione Irpef fissa al 5% per i primi tre anni di assunzione a tempo indeterminato. Quanto al reddito di cittadinanza, non lo si vuole sostituire ma revisionare e si propone di seguire l’esempio del comune di Borgoricco, in provincia di Padova, amministrato da un leghista, che ha istituito il “reddito di reciprocità”.
Andiamo al centrosinistra. Qui la questione si fa più articolata. E non solo perché il segretario del Pd Enrico Letta, per recuperare voti a sinistra, al Manifesto ha appena detto che il Jobs Act di renziana memoria va archiviato seguendo il modello spagnolo della lotta alla precarietà. Ma anche perché i diversi partiti della coalizione propongono cose più o meno diverse. Vediamone alcune.
- Il Partito democratico inserisce il lavoro nel “secondo pilastro” del programma per «ridurre i divari» tra le diverse categorie di lavoratori. Si propongono salario minimo nei settori a più alta povertà lavorativa con una soglia concordata con le parti sociali, equo compenso, tassazione agevolata per il secondo percettore di reddito della famiglia, taglio totale dei contributi per le assunzioni a tempo indeterminato degli under 35 anni, rafforzamento dei controlli sul lavoro nero, clausole di premialità per l’occupazione giovanile e femminile, promozione dello smart working, obbligo di retribuzione per stage curricurali e abolizione degli stage extra-curriculari dopo 12 mesi dalla fine degli studi, rafforzamento delle politiche attive, disincentivo al part time involontario ma anche forme di riduzione dell’orario a parità di salario. E contro il lavoro povero, si propone l’integrazione pubblica alla retribuzione per chi ha salari bassi. Il reddito di cittadinanza, secondo il Pd, va ricalibrato in favore delle famiglie numerose. Per il lavoro di piattaforma, si dice che «occorre porre in capo alle piattaforme l’onere della prova circa l’identificazione del tipo di rapporto di lavoro che si presume subordinato»
- Più Europa mette lavoro e formazione al primo punto del programma, proponendo di aumentare di almeno l’1% del Pil la spesa in formazione e istruzione. Tra le proposte sul lavoro, c’è il ridisegno delle competenze tra Stato e Regioni e la parificazione tra pubblico e privato nelle politiche attive, il potenziamento del contratto di apprendistato, l’introduzione di voucher formazione-lavoro. Altri punti sono poi una definizione più chiara e trasparente della normativa in materia di licenziamenti discriminatori, l’introduzione del Buono Lavoro per i «lavori estemporanei», il ridisegno dello smart working in chiave ibrida e l’introduzione di un regime unico di ammortizzatori sociali per dipendenti, autonomi e imprenditori. Si parla poi di «salario minimo mobile», definito in accordo tra le parti sociali e sulla base dei settori produttivi.
- Verdi e Sinistra Italiana, al punto 8 del programma, spaziano dalle proposte per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario al salario minimo di 10 euro all’ora, più una serie di interventi che rendano i contratti a tempo determinato più complessi da stipulare. Vengono inoltre elencati il ripristino di un sistema di protezione contro i licenziamenti ingiustificati, un piano contro gli infortuni sul lavoro e viene proposto di istituire un sistema per aumentare automaticamente ogni sei mesi i salari in base alla crescita dell’inflazione. Possibile di Pippo Civati si concentra anche sulle modifiche ai tirocini, la regolamentazione dello smart working e del part time e l’aumento delle ispezioni per la sicurezza. Per il reddito di cittadinanza, propone cinque modifiche, dalla riduzione del disincentivo al lavoro alla revisione dei criteri di congruità dell’offerta di lavoro.
- Impegno Civico di Luigi Di Maio infine parla di una non meglio specificata incentivazione al lavoro a tempo indeterminato, aumento della cultura della prevenzione in materia di sicurezza e aumento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
Terzo Polo. Italia Viva e Azione di Matteo Renzi e Carlo Calenda propongono l’introduzione di un salario minimo concertato con le parti sociali, una legge sulla rappresentanza contro i contratti pirata, la detassazione dei premi di produttività, supporti alle imprese che investono nella riqualificazione della forza lavoro, una «flessibilità regolare» per combattere la precarietà cancellando i mini contratti e reintroducendo i voucher, il potenziamento della cassa integrazione per i professionisti. Sul reddito di cittadinanza, si propone l’eliminazione del sussidio dopo il primo rifiuto di un’offerta di lavoro congrua e non più dopo il secondo, un limite temporale di due anni per trovare un’occupazione, dopo il quale l’importo dell’assegno viene ridotto di almeno un terzo. E si propone poi di consentire «concretamente» alle agenzie private di trovare lavoro ai percettori del reddito.
Il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte, tra le proposte, punta all’istituzione di un salario minimo legale di 9 euro lordi l’ora, un non meglio precisato rafforzamento del decreto dignità e delle misure di contrasto al precariato e l’abolizione di stage e tirocini gratuiti. Il programma menziona anche un nuovo statuto del lavoro «per garantire a dipendenti e autonomi gli stessi diritti e le stesse tutele». Ci sono poi anche il rafforzamento del reddito di cittadinanza, la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario nei settori a più alta intensità tecnologica e la stabilizzazione della decontribuzione per il Sud.
Come viene fuori, molte proposte si sovrappongono, anche tra schieramenti diversi. Altre vanno in direzione opposta, anche nelle stesse coalizioni.
LE ULTIME MOSSE DI DRAGHI
Sos Energia Per ridurre il peso delle bollette di gas e luce su famiglie e imprese, il governo Draghi si appresta a varare un nuovo decreto aiuti tra gli 8 e i 10 miliardi. Tra le misure, si pensa anche a una cassa integrazione scontata per due mesi, giusto il tempo per passare poi il testimone al nuovo esecutivo. I partiti in campagna elettorale chiedono a Draghi di allargare la cassa oltre i settori più esposti al caro energia. Il governo, in ogni caso, non vuole ricorrere allo scostamento di bilancio. La proposta che arriva dai sindacati è di trovare le coperture tassando gli extraprofitti delle imprese energetiche, delle multinazionali della logistica e delle grandi imprese del digitale. Intanto anche l’Italia si è dotata di un piano di risparmi con tre scenari diversi in base alla gravità della carenza di gas.
- Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha lanciato l’allarme sul rischio di desertificazione industriale davanti alle numerose imprese che riducono o sospendono la produzione. Per il ministro dell’Economia Daniele Franco, il costo della bolletta energetica per l’Italia è passato da 43 miliardi nel 2021 ai 100 miliardi del 2022.
Citofonare Bruxelles Mentre il nuovo stop del gasdotto Nord Stream 1 fa volare ancora il prezzo del gas, Draghi insiste da mesi in Europa sulla necessità di un price cap. La Commissione europea, dopo l’apertura della Germania, ora finalmente sta preparando un piano per attuare il tetto al prezzo e slegare il prezzo del gas da quello dell’energia elettrica. E si parla anche di un nuovo fondo per il sostegno al lavoro simile al programma Sure.
- Un appuntamento importante è in programma venerdì 9 settembre, con la riunione dei ministri dell’Energia europei.
LA PROVA DI CERNOBBIO Al Forum Ambrosetti Giorgia Meloni ha provato a rassicurare gli imprenditori, mentre Salvini se la prendeva con le sanzioni contro Mosca. All’applausometro, la vittoria è andata a Carlo Calenda. In ogni caso, scrive il Corriere, ha prevalso la nostalgia per il governo Draghi.
POST VOTO Non si sa ancora quanto tempo sarà necessario per formare il nuovo governo dopo il 25 settembre. Il nuovo esecutivo ha già una tabella di marcia pienissima. Dopo che il governo Draghi entro fine settembre presenterà la Nadef (ma senza obiettivi programmatici), la legge di bilancio andrà approvata entro il 31 dicembre. A fine dicembre si esaurirà anche quota 102 sulle pensioni e, senza nuovi interventi, dal 2023 si ritornerà alla legge Fornero in versione integrale.
Obiettivo Pnrr E poi c’è il nodo delicato del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Se Giorgia Meloni continua a ripetere va rivisto e Franco le risponde che significherebbe bloccarlo, Draghi ha già dettato ai ministri uscenti i prossimi obiettivi da raggiungere: dei 55 previsti entro fine anno, 29 dovranno essere conclusi entro fine ottobre.
NUMERI
- Pil. Nel secondo trimestre del 2022, il Prodotto interno lordo è aumentato dell’1,1% rispetto al trimestre precedente e del 4,7% nei confronti del secondo trimestre 2021.
- Inflazione. Ad agosto, l’indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato un aumento dello 0,8% su base mensile e dell’8,4% su base annua.
- Lavoro. Per la prima volta da agosto 2021, a luglio l’occupazione è calata di 22mila unità in un mese, soprattutto tra donne e giovani. Arretrano contratti stabili e autonomi, crescono solo i contratti a termine. Mentre aumentano gli inattivi che non cercano un impiego. E venerdì 9 settembre l’Ocse diffonderà l’Employment Outlook 2022.
Occhio alla Bce Riflettori puntati sulla Banca centrale europea questa settimana: giovedì 8 settembre si riunisce il consiglio direttivo e gli analisti sono convinti che il board darà il via libera a un aumento dei tassi ancora più massiccio di quello da 50 punti già varato a luglio. L’incremento, spinto dalla corsa dei prezzi, potrebbe essere ora di 75 punti.
DOSSIER CALDI
Fronte del porto Sabato sono scesi in piazza in migliaia a Trieste, al fianco di Cgil, Cisl e Uil, per difendere i lavoratori della Wartsila: in 450, più l’indotto, rischiano il posto di lavoro dopo che la multinazionale ha annunciato la cessazione della produzione per trasferirla in Finlandia. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha visitato il presidio degli operai, rassicurandoli. Il 7 settembre sarà riconvocato il tavolo al Mise per discutere la vertenza anche con l’azienda. Intanto i portuali hanno bloccato i motori prodotti da Wartsila destinati alla Corea.
Ci siamo? Nonostante le uscite dei partiti di centrodestra in campagna elettorale, il governo Draghi accelera la trattativa con il consorzio guidato dal fondo americano Certares con Delta e Air France-Klm per la privatizzazione di Ita Airways. L’obiettivo è chiudere entro dieci giorni, cioè il 15 settembre. Msc-Lufthansa, dopo aver preso atto della decisione del ministero dell’Economia, sarebbe tornato in pressing, puntando sui tempi supplementari. Ma il via libera alla privatizzazione arriva anche dal costituzionalista Sabino Cassese: anche se dimissionario, il governo Draghi può vendere Ita Airways senza abusare dei propri poteri e senza violare la legge.
E la rete? Dopo Ita, dovrebbe arrivare per metà settembre sul tavolo di Tim anche l’offerta non vincolante di Cdp-Open Fiber per la rete Telecom. Ma la destra su questo dossier è già divisa.
Occhio a Whirlpool La Regione Marche ha chiesto al Mise di attivare un tavolo di confronto con Whirlpool per una possibile vendita degli stabilimenti marchigiani a una società turca.
COSE DI LAVORO
Come sta la gig Il Sole 24 Ore ha realizzato un’inchiesta sulle condizioni contrattuali dei 570mila lavoratori italiani delle piattaforme. Viene fuori una giungla che va dall’attività subordinata (l’11%) all’autonomia, fino all’esternalizzazione dei servizi. Il 31,1% non ha un contratto scritto.
Nuovo smart Dal 1 settembre è scattato per tutti il ritorno al lavoro in presenza, a meno di firma di accordi con l’azienda. Ma intanto si lavora alla proroga del lavoro agile fino a fine anno per i lavoratori fragili e i genitori con figli di meno di 14 anni.
Senza Gol La Garanzia di occupabilità dei lavoratori prevista dal Pnrr, con la riforma delle politiche attive, non decolla. Anzi. A fine agosto, più della metà delle regioni era ancora alle prese con i bandi per selezionare gli operatori che poi dovranno partecipare a un altro bando per erogare i servizi previsti dal programma. L’obiettivo, entro dicembre, è di inserire nella Gol almeno 300mila disoccupati.
Cercasi lavoratori L’assunzione dei lavoratori stagionali extra Ue nell’agricoltura e nel turismo, prevista dal decreto flussi 2021, continua a procedere a rilento. Ma il fabbisogno di manodopera resta molto alto. E le associazioni imprenditoriali, per il decreto flussi 2022, intendono chiedere un netto incremento di ingressi: 100mila è l’esigenza indicata, contro i 42mila complessivi previsti dal decreto 2021.
Buona settimana,
Lidia Baratta
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