Salvare l’Ue per salvare la GermaniaLe vere ragioni del rilancio del progetto europeo di Scholz

Per il Cancelliere tedesco i cambiamenti resi necessari dal nuovo clima internazionale richiedono decisioni veloci e pronte su riforme cruciali. Per questo è diventata una priorità il superamento del principio dell’unanimità nel Consiglio Europeo

LaPresse

«I trattati europei non sono scritti nella pietra»: se c’è una frase che sintetizza le posizioni assunte da Scholz in sede europea nell’ultima settimana, è proprio questa, pronunciata dal Cancelliere tedesco in occasione del suo discorso alla Charles University di Praga lo scorso 29 agosto. E per essere più esplicito, Scholz ha aggiunto: «Le regole europee possono essere cambiate – e molto rapidamente, se necessario». 

Di fronte alle incognite vissute dalla Germania e dall’Europa, prima di tutte quelle energetica, ma più profondamente quella riferita al posizionamento geopolitico di Berlino e dell’UE, la mosse di Scholz delle ultime settimane possono creare uno spartiacque importante, e poggiano su motivazioni profonde, aprendo a sviluppi non secondari per il futuro dell’Europa (e di Berlino).

In primo luogo, nel discorso di Praga Scholz ha sottolineato la necessità di una difesa europea e di una politica estera comune. Se è vero che la Germania non è mai stata pregiudizialmente contraria all’ipotesi, è evidente che l’attuale contesto mondiale ha riportato in auge il tema, ed è proprio la Germania ad averne più bisogno di altri. L’invasione dell’Ucraina ha segnato, per Berlino, la fine della Ostpolitik, la politica del Wandel durch Handel, cioè l’illusione che gli scambi economici bastassero a garantire pace e sicurezza, accelerando anche le transizioni politiche in alcuni Paesi. 

Tramontata quella fase, la Germania ha bisogno di rassicurare i propri alleati e di dotarsi di un apparato di sicurezza adeguato alla situazione. In questo senso va letto il discorso di Scholz in parlamento dopo l’invasione, in cui ribadiva l’appartenenza tedesca al blocco europeo e atlantico, e annunciava lo stanziamento di un fondo da 100 miliardi per l’ammodernamento dell’esercito e l’adeguamento delle spese militari al 2% del PIL così come richiesto dai trattati Nato.

È chiaro che nell’ottica di Scholz la questione, però, per essere posta in tutta la sua rilevanza, ha bisogno della sede europea: un’Europa forte in materia di difesa è anche un’Europa autonoma da altri attori (Stati Uniti in primis), pur nel contesto di alleanze in atto. Una UE con una politica estera comune, inoltre, è un’Europa maggiormente in grado di far pesare tutto il suo peso economico, tutelando il mercato interno (una priorità tedesca).

Proprio in questa prospettiva vanno letti gli altri temi lanciati da Scholz a Praga: l’allargamento dell’UE, il superamento dell’unanimità e la possibilità di un’UE a più livelli. Ampliare l’Unione, oggi, risponde tanto alla logica di creare un più forte blocco internazionale, quanto a quella di poter espandere il mercato. Ma lo scenario di continui veti a opera di singoli Stati membri, verificatosi spesso negli anni passati su riforme cruciali, preoccupa Berlino (così come tutti i Paesi maggiori). 

Nell’ottica di Scholz, un’Europa più ampia non può tradursi in nessun modo in un’UE incapace di prendere decisioni e di avviare riforme. Per Berlino (e non solo), aspettare tempi troppo lunghi per cambiamenti resi necessari dal nuovo clima internazionale è un rischio da non correre, e per questo superare la necessità dell’unanimità nel Consiglio Europeo è oggi una priorità. Talmente una priorità che, se necessario, per realizzare l’allargamento senza intaccare la capacità decisionale Scholz è disposto a riconsiderare l’idea di un’UE su più livelli, dove coesistono diversi gradi di integrazione (l’ipotesi introdotta nel dibattito alcuni anni fa con il nome di “Europa a due velocità”).

In un momento di grande incertezza per l’UE, Scholz decide quindi di rilanciare il progetto europeo facendosi promotore di riforme a lungo dibattute, superando anche alcune posizioni tedesche consolidate. Non è del resto, l’unico caso recente: basti pensare al tetto al prezzo del gas, una proposta di Mario Draghi a lungo osteggiata a Berlino, verso la quale però nelle ultime settimane la Germania di Scholz ha avuto aperture significative. 

Riforme del genere, però, necessiteranno di nuove regole fiscali: anche per questo, recentemente Scholz si è espresso per un approccio più flessibile in materia di debito pubblico degli Stati quando sarà ripristinato il Patto di Stabilità (a oggi sospeso fino al 2024). Seppur Berlino non apra ancora a strumenti di debito comune permanenti, questi cambiamenti di posizione hanno un precedente importante e incoraggiante: l’approvazione di NextGeneration EU, ottenuta proprio grazie al superamento (parziale) delle resistenze tedesche sulla creazione di debito europeo. 

Rilanciare il progetto europeo, però, ha per Scholz anche la funzione di affrontare in chiave comunitaria temi molto pressanti nella politica interna, rilanciando le ambizioni tedesche. Dalla questione energetica alla politica esterna comune, se la Ostpolitik è definitivamente tramontata, per Berlino non è più rimandabile la creazione di un’Europa geopolitica, forte sul piano economico tanto quanto sicura sul fronte della difesa. 

Porre il tema europeo significa accreditarsi come un leader di lungo termine, in grado di affrontare le questioni più urgenti sul piano interno ma costruendo le basi per cambiamenti radicali in Europa, l’unico piano in cui possono essere affrontate le questioni più radicali. Uno spostamento di focus funzionale, del resto, anche all’affrontare l’attuale situazione vissuta dal Cancelliere in patria: oggi, Scholz in Germania ha una popolarità ai minimi termini, una SPD in caduta libera nei sondaggi, un’emergenza energetica destinata ad aggravarsi in autunno e una maggioranza resa litigiosa della situazione (e dalla possibilità di erodere consensi al partito maggiore).

Per questo, negli ultimi giorni il Cancelliere ha lavorato all’interno della sua maggioranza per varare una serie di misure forti sul piano sociale, come l’aumento a 500 euro dell’importo di Hartz IV (una misura di sostegno al reddito), la cui platea di beneficiari verrà inoltre ampliata, una tassa sugli extra profitti delle aziende energetiche e bonus bollette per pensionati e studenti.

Una serie di temi che con ogni probabilità Scholz porterà anche in Europa: così come a febbraio Scholz si è rivolto al Bundestag riaffermando l’appartenenza della Germania all’Europa e all’Occidente, ora per Scholz è tempo per l’Europa di affrontare nodi aperti da tempo. 

Salvare l’Europa per salvare la Germania, e viceversa.  

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