«Avremo sufficiente energia per passare l’inverno. È una buona notizia. Ma ora bisogna ridurre il prezzo». Il commissario europeo al Mercato interno Thierry Breton parla con il Corriere al termine del collegio dei Commissari che ieri ha adottato la proposta di regolamento del Consiglio che introduce misure d’emergenza per contenere i costi della bolletta elettrica.
Il taglio dell’elettricità sarà vincolante per la quota del 5% nelle ore di punta (che dovranno essere almeno il 10% delle ore giornaliere di consumo) con l’obiettivo di una riduzione mensile del 10%. I ricavi dall’elettricità prodotta non da gas avranno un tetto di 180 euro a megawattora: la parte eccedente sarà ritenuta extra-profitto, e verrà usata per aiutare le famiglie e le imprese vulnerabili. E Le aziende energetiche dell’Oil&Gas dovranno versare un «contributo di solidarietà» pari al 33% sull’eccedenza di utile di oltre il 20% rispetto alla media degli scorsi tre anni.
Perché il regolamento sia operativo serve il via libera degli Stati a maggioranza qualificata: 15 Paesi pari ad almeno il 65% della Popolazione dell’Ue. La presidenza ceca di turno ha convocato un consiglio Energia straordinario per il 30 settembre. E oggi la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen pronuncerà il suo discorso sullo Stato dell’Unione in cui parlerà anche della crisi energetica. Resta però ancora senza risposta la richiesta degli Stati membri di un tetto al prezzo del gas.
Nonostante il mancato accordo però, il commissario Breton mostra un «moderato ottimismo» sulla efficacia delle misure. «Il taglio è del 5% e serve a evitare di usare energia da fonti fossili. È una raccomandazione temporanea che serve per passare l’inverno», spiega.
È però più cauto sul tetto al prezzo del gas: «È un tema complicato, in economia mettere un tetto al prezzo non sempre ha funzionato. Ci sono più soluzioni allo studio. Il price cap sul gas russo non ha molto senso perché siamo riusciti a non dipendere quasi più da Mosca ma potremmo farlo. Poi c’è un tetto su tutto il metano importato via gasdotto, ma bisogna verificare la disponibilità del Sud Europa e del Nord come la Norvegia. Infine un tetto anche sul Gnl, ma ne importiamo molto e il mercato non va destabilizzato. Serve ancora qualche giorno per discutere con gli Stati la migliore soluzione in funzione delle specificità di ciascuno».
Il punto, dice, è che «il mix energetico dipende dagli Stati membri. Per esempio la Germania nel 2011 ha scelto di uscire dal nucleare e di essere molto dipendente dal gas russo, la Francia ha optato per un mix energetico più basato sul nucleare, l’Italia ha deciso di abbandonare il nucleare e dipendere dal gas. Sappiamo che Vladimir Putin usa tutte le dipendenze con la Russia come un’arma. Ecco perché l’Ue e gli Stati membri hanno deciso di fare di tutto per eliminarle: lo stop al carbone russo è effettivo dal 14 agosto, quello al petrolio avverrà in modo graduale entro fine anno. Ma non abbiamo potuto farlo per il gas per la dipendenza di alcuni Paesi come la Germania e l’Italia, abbiamo lavorato sulla diversificazione delle forniture. E rendo omaggio all’Italia che ha sostituito rapidamente il gas russo con altre fonti di approvvigionamento, ora il consiglio è di accelerare sulle rinnovabili».
Ma soprattutto, spiega, «adesso si deve intervenire sui prezzi». Come? «Le compagnie energetiche in questo periodo hanno goduto di un effetto domino con dei profitti artificiali che non corrispondevano all’attività economica classica. Quindi la prima cosa è aiutare gli Stati membri a ridistribuire questi soldi alle famiglie e alle imprese, in particolare alle piccole e medie imprese che hanno costi di produzione altissimi, per evitare che smettano di produrre perché non sono più competitive. Nessun Paese può incolpare l’Ue per l’energia perché è competenza al 100% degli Stati membri, noi possiamo solo aiutarli a fronteggiare questa situazione anche aumentando la solidarietà fra Stati».
Breton spiega che è il mercato dell’energia che va corretto: «Gli Stati membri nel 2013 all’unanimità hanno deciso di organizzare il mercato dell’interconnessione dell’elettricità fissando il prezzo in funzione del prezzo dell’ultimo entrante che produce l’elettricità (il più costoso, ndr) per fare in modo di avere sempre la disponibilità necessaria. Il meccanismo ha funzionato bene, 11 Paesi sono già interconnessi, ma è stato pensato prima della transizione verde e della guerra. Io sono tra coloro che pensano che vada rivisto. Bisogna però farsi le domande giuste: individuare le energie verdi e gli investimenti, intervenire in modo globale e disegnare un prezzo dell’elettricità che sarà per principio sganciato dal gas. Ma per questo ci vuole più tempo, qualche mese. Mentre è importante gestire immediatamente l’impatto sulle famiglie e le industrie, dando loro il denaro di cui hanno bisogno, che gli Stati prenderanno dal fondo creato dalle aziende pubbliche o private produttrici di elettricità».
Intanto, assicura, «prolungheremo il quadro temporaneo degli aiuti di Stato per consentire ai governi di usare i soldi pubblici provenienti dalle compagnie energetiche per reimmetterli nelle industrie senza creare distorsioni alla concorrenza».