Fino alla fineL’ultima battaglia di Draghi al Consiglio europeo

Come chiesto dal premier uscente, i 27 leader degli Stati Ue hanno fatto riferimento al price cap e agli strumenti di debito comune nella nota congiunta finale. Ma il linguaggio è vago e toccherà al prossimo governo completare l’opera

LaPresse

Il «tetto» al prezzo del gas è diventato un «corridoio». La riforma del mercato dell’elettricità è accennata e la richiesta di un «fondo comune» per limitare i prezzi delle bollette si perde in un lungo paragrafo, riemergendo sotto forma di «soluzioni a livello europeo, ove opportuno».  Compressa nei limiti del linguaggio mellifluo delle conclusioni del Consiglio europeo, dove ognuno può leggere e far leggere ciò che preferisce, e contenuta dall’assenza di dettagli specifici, quella di Mario Draghi resta una vittoria diplomatica. 

Perché le misure più innovative, e più controverse, emerse dall’ultimo vertice dei Capi di Stato e di governo a Bruxelles erano fortemente volute dall’Italia. E nella bilancia linguistica che soppesa il testo conclusivo, sembrano più le concessioni ottenute dal Presidente del Consiglio che quelle cedute ai suoi avversari dialettici. 

Obiettivi e risultati
«Dopo la riunione di Praga, nessuno si aspettava potessimo arrivare a questo punto», ha detto Draghi in conferenza stampa, rivendicando il ruolo dell’Italia nella discussione, e il suo discorso nello specifico: chiarire i rischi di recessione collegati a una mancata decisione è servito a «risvegliare le coscienze». Secondo chi era nella stanza, nel momento più contorto della trattativa, Draghi avrebbe detto chiaro e tondo che lo stallo nei negoziati era «un favore a Putin».

Quello che esce dal vertice di Bruxelles, comunque, non è esattamente oro colato. Soprattutto perché si tratta di un mandato politico che dovrà essere concretizzato nei dettagli dai ministri dell’Energia dei 27. I problemi non mancheranno, al momento di fissare soglie, numeri e finestre temporali e un volto diverso rappresenterà l’Italia: quello del neo-ministro Gilberto Pichetto Fratin.

Intanto però, ci sono nove nuove misure, tra cui, per la prima volta, due «tetti» ai prezzi del gas, anche se il testo adottato dal Consiglio Europeo non li definisce tali. 

Il primo è un «corridoio di prezzi temporaneo e dinamico» sulle transazioni di gas naturale: qualcosa di molto simile al price cap richiesto fin dallo scorso marzo dal governo italiano, sostenuto strada facendo da altri 15 Paesi, e osteggiato fino all’ultimo da Germania, Paesi Bassi, Austria e Ungheria.

Alla fine questi governi, preoccupati per la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, hanno dovuto cedere. E il muro di Berlino è crollato anche sull’altro meccanismo di limitazione dei prezzi, anch’esso «temporaneo». Si tratta di un sistema applicato il solo gas utilizzato per produrre energia elettrica, già concesso a Spagna e Portogallo e ora possibile per tutta l’Ue. 

A mitigare il risultato c’è comunque il wording estremamente interpretabile del testo finale, che permette perfino al cancelliere tedesco Olaf Scholz di dire in conferenza stampa che «non c’è alcun tetto».

L’altro punto cruciale su cui ha insistito il governo italiano, sorretto in questo caso dalla Francia, riguardava l’istituzione di uno strumento comune di spesa, sul modello del fondo Sure, utilizzato per contrastare la disoccupazione durante la pandemia da Covid19.

Tra gli strumenti da mobilitare per proteggere famiglie e imprese, si citano anche «soluzioni europee comuni, laddove appropriate»: un po’ poco per parlare di apertura a nuovo debito comune, ma abbastanza per lasciare uno spiraglio. Come ha spiegato Draghi in conferenza stampa, l’Unione Europea si muove in modo pragmatico rispondendo alla necessità impellenti. Se ce ne sarà bisogno, sembra suggerire il presidente del Consiglio uscente, si farà in qualche modo un finanziamento simile al Next GenerationEu.

Le altre misure avallate
Meno faticoso è stato invece raggiungere l’intesa sugli acquisti congiunti di gas a livello europeo, proposti dalla Commissione: saranno effettuati su base volontaria, ma a partire da una soglia minima obbligatoria del 15%. 

C’è poi la richiesta di istituire entro l’inizio del 2023 un nuovo mercato di riferimento, separato, per le contrattazioni del gas naturale liquefatto. Al momento il Gnl si scambia infatti insieme al gas che arriva tramite gasdotti nel Title Transfer Facility (TTF) di Amsterdam, con i prezzi che viaggiano in parallelo. 

Completano il quadro delle nuove iniziative europee quattro grandi classici del periodo di crisi energetica: gli sforzi per risparmiare energia, la necessità di migliorare il funzionamento del mercato del settore, l’accelerazione della transizione alle rinnovabili e un piano di solidarietà tra Stati dell’Ue in caso di carenze di gas.  

Alle nove misure elencate dal Consiglio vanno aggiunti due «inviti» per un futuro più o meno prossimo: quello rivolto agli Stati di aumentare gli investimenti su efficienza energetica e tecnologie rinnovabili, e quello rivolto alla Commissione di «velocizzare il lavoro» sulla riforma strutturale del mercato dell’elettricità.

Arrivederci, Mario
In un summit teso e complicato, con l’accordo sulle misure energetiche arrivato in piena notte, c’è stato tempo anche per saluti e ringraziamenti al Presidente del Consiglio italiano, all’ultima sua apparizione a Bruxelles.

Durante la riunione del secondo e ultimo giorno, il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel lo ha ringraziato per il suo lavoro e gli ha fatto gli auguri per il futuro, qualunque cosa esso riservi: whatever it takes, locuzione non casuale, pronunciata in inglese in un discorso in francese.

Poi un video con immagini del presidente del Consiglio, seguito da un applauso convinto degli omologhi. Sicuramente riconoscenti e ammirati, ma forse anche contenti di non dover più negoziare con lui.

X