Giovedì 13 ottobre 2022: dopo due anni di attesa a causa della pandemia, questa è una data che il patron del cachemire italiano, Brunello Cucinelli, ricorderà bene, perché oggi la facoltà di Economia dell’Università Sapienza di Roma ha conferito all’imprenditore umanista, il dottorato honoris causa in management banking and commodity sciences.
Tra le motivazioni enunciate dalla Magnifica Rettrice Antonella Polimeni nella sua prolusione anche «la particolarità della sua azione imprenditoriale sempre rivolta al pieno rispetto della dignità morale ed economica dell’uomo”.
Dopo la Laurea ad honorem in Filosofia ed etica delle relazione umane dall’Università di Perugia e il Dottorato di ricerca honoris causa in Filosofia dall’Università di Messina, è l’Università La Sapienza di Roma a conferire all’imprenditore umbro Brunello Cucinelli un riconoscimento che arriva proprio in risposta al costante impegno del “re del cashmere”, come imprenditore, mecenate, protagonista di appuntamenti istituzionali, culturali, economici, nei teatri e in diversi luoghi della cultura, ma anche in qualità di custode di un umanesimo contemporaneo che abbraccia l’economia, la cultura, la bellezza.
«Siamo tenuti a conservare ciò che ci viene messo a disposizione, magari migliorandolo, in modo che altri in futuro possano fruirne come abbiamo fatto noi. Il concetto del “restituire” prende un significato particolare in Brunello Cucinelli, quando parla di “sostenibilità umana”. Per questo la Facoltà di Economia della Sapienza Università di Roma è lieta e onorata di avere tra i suoi dottori di ricerca Brunello Cucinelli», spiega Fabrizio D’Ascenzo, preside della facoltà.
«Non è ardito immaginare un collegamento tra il sogno del capitalismo dal volto umano di Adriano Olivetti e l’impronta del capitalismo umanistico di Cucinelli.
L’integrazione delle tre dimensioni della sostenibilità – sociale, ambientale, economica – viene posta alla base del purpose aziendale e connota in modo distintivo il business model dell’impresa», conclude Alberto Pastore, Professore di Economia e gestione delle imprese, che cede quindi la parola a un emozionantissimo Brunello Cucinelli.
«Sono davvero molto onorato di questo importante e prestigioso riconoscimento accademico, innanzitutto perché proviene da un tempio laico del. sapere che stimo moltissimo e che considero una delle meraviglie del nostro amato Bel Paese. È stato un vero e proprio dono che al mio discorso abbiano assistito gli stimati giornalisti e anche alcuni carissimi amici, studenti e professori, con i quali ho condiviso questo momento umanamente alto e gioioso. Credo che l’Università sia il sale della terra e coltivo da sempre una mia personale devozione per chi è impegnato nella trasmissione del Sapere. Sono convinto che la ricerca e la cultura, così bene rappresentate da tutto il corpo docente della Sapienza di Roma, siano tra le voci più autentiche dell’umanità, e l’essere umano ne ha un estremo. bisogno al pari della pace, della fratellanza tra i popoli e dell’armonia con il Creato. Questa credo sia la via che dobbiamo sempre cercare di percorrere, per la dignità di tutti e nel rispetto di ogni persona umana. Oggi però non vi leggerò la Lectio Magistrali che ho preparato, oggi vi parlo del sogno. Perché io ho avuto un grande dono: il dono della povertà. Ho vissuto in campagna da piccolo con la mia famiglia e lì vivevamo in armonia con gli animali, senza luce se non quella del sole e delle stelle. Ero il più esile e per questo designato come responsabile a tirare i buoi. E il mio babbo, che si occupava dell’aratro, mi diceva sempre: mi raccomando i solchi devono essere dritti. E io: perché? Perché sono più belli. Già la bellezza in ogni cosa, in ogni gesto. Ho dedicato gran parte del mio tempo a guardare il cielo e le stelle. La mia più grande fonte d’ispirazione. Poi andammo a vivere in città. Avevo 15 anni. Avevamo l’elettricità, l’acqua calda e il bar! Lì si discuteva di tutto. Donne, matematica, filosofia. Mi parlarono di Kant. Un grande insegnamento imparai leggendo il primo libro di Immanuel Kant: “due cose mi affasciamo nella vita: il cielo stellato sopra di noi e la legge morale dentro di noi.” Non l’ho più scordato. Un essere umano istruito sa qualcosa, certo, ma un essere umano educato è aperto al mondo. Poi a 16 anni vidi mio padre umiliato nel lavoro di operaio. E mi ripromisi che un giorno avrei cambiato le cose: quella triste esperienza fece nascere in me la determinata convinzione che nel futuro avrei voluto lavorare per la dignità umana. Da allora sono passati anni ma quel convincimento ha ancora lo stesso splendore e la forza giovanile di un tempo. Ma il mio pensiero oggi, in questa aula piena di studenti e promesse, va ai giovani a cui dico: siate gioiosi, gentili, amabili e abbiate coraggio e siate inflessibili quando si parla di grandi ideali. E non dimenticatevi mai dell’anima. Sentitevi responsabili delle bellezze del mondo, perché come diceva Adriano, l’Imperatore, chi crea una biblioteca crea i granai del mondo, perché alimenta la conoscenza e la condivisione. E con immensa gratitudine spero che le stelle e il cielo ci indichino la via della vita», chiosa un commosso Brunello Cucinelli dall’aula magna.
L’uomo al centro, quindi, nel rispetto degli insegnamenti di Madre natura, pare essere il mantra di Cucinelli che ha davvero costruito un modello di business e di vita nel borgo rigenerato di Solomeo, a pochi passi da Perugia. Una casa più che un’azienda. Un modello che ha a che fare con il benessere delle persone, con la formazione dei giovani, con la continua innovazione tecnologica anche se ben radicata e volta a una sostenibilità non solo d’impatto ambientale ma anche sociale che soddisfa logiche di lungo respiro, rispetto alla visione spesso fast money del sistema moda.