Da una settimana Fratelli d’Italia è il partito di maggioranza che dalle ultime elezioni ha ottenuto circa il 26% delle preferenze. Da solo ha conquistato 185 seggi in Parlamento, per un totale di 119 deputati e 66 senatori. Le liste degli eletti non sono definitive, sono state rifinite e corrette dagli uffici del Viminale durante l’ultima settimana. Già sappiamo però che i giovani meloniani alla Camera sono cinque: Chiara La Porta e Fabio Roscani, Gianni Lampis, Nicole Matteoni, assessore a Trieste, e Andrea Tremaglia.
Una percentuale apparentemente bassa, che tra le fila degli altri partiti risulta ancora più irrisoria: sono 4 gli under 35 eletti da Forza Italia, 5 dalla Lega, 7 dal Movimento 5 Stelle e 3 dal Partito democratico.
L’età minima necessaria per candidarsi è 25 anni, eppure la scarsità trasversale di esponenti delle nuove generazioni risulta perfettamente coerente con il coinvolgimento già mancante durante la campagna elettorale, che ha costretto studenti e neo-lavoratori a confusione e dispersione, sfociate in qualche caso nell’astensionismo – senza contare i circa 4,9 milioni di fuorisede che rappresentano il 10 per cento dell’elettorato, in molti casi impossibilitati a raggiungere il comune di residenza e quindi esposti al fenomeno dell’astensionismo involontario.
Anche il tentativo di studiarne i comportamenti più diffusi alle urne è stato oggetto di mistificazioni e poca chiarezza e ha ribadito il preconcetto che la classe dirigente di questo Paese e gli organi di informazione che le orbitano attorno non conoscono i giovani né sono interessati a farlo. A meno che non servano a strumentalizzazioni occasionali.
Per fare un esempio, lo scorso martedì la pagina Will_ita ha esibito su Instagram una griglia dal titolo «Come sarebbe andata se avessero votato solo i giovani?», da cui emerge che il primo partito nella fascia di popolazione compresa tra 18 e i 34 anni sarebbe il Movimento 5 Stelle, seguito da Fratelli d’Italia e dal Partito Democratico. Altre ricerche, invece, raccontano della lista di Renzi e Calenda come la più votata dagli under 35.
Subito dopo, il profilo di Gioventù Nazionale ha pubblicato una foto su cui appare l’annuncio a caratteri cubitali: «Anche questa sfida è vinta! Siamo il primo partito tra i giovani!», dimostrando invece che, secondo le proiezioni di SWG, il 22% del sopracitato bacino elettorale avrebbe votato Fratelli d’Italia, il 19% il Partito Democratico e solo il 15% il M5S, contro il 20,8% riportato da Will con il sostegno di Youtrend.
Gioventù Nazionale è un movimento giovanile che dal 2014 si pone l’obiettivo di raccogliere l’eredità della destra storica italiana. Collabora strettamente con la comunità nazionale di Fratelli d’Italia. Sul sito si legge: «La politica per Gioventù Nazionale è un atto d’amore che, nella difesa dell’interesse nazionale, permette di distinguere il giusto dallo sbagliato. Uno dei principali obiettivi del movimento, sin dalla nascita, è quello di riportare al centro la partecipazione giovanile, come elemento per distruggere il muro che si è creato tra la politica e il popolo».
I giovani meloniani credono nella difesa della cristianità e delle radici «dell’Europa dei popoli», nella grandezza dell’identità e della tradizione: valori non negoziabili che si accompagnano alla tutela della Vita, con la V maiuscola, per una società che ponga al centro la Persona. «Gioventù Nazionale crede nella capacità della gioventù di rischiare, di buttarsi, di farcela da soli senza dover aspettare un aiuto calato dall’alto o una scorciatoia illegale. Parafrasando Tolkien, siamo quei giovani che ogni giorno, visto il corso degli eventi che muovono le ruote del mondo, compiono piccoli grandi gesti per costruire un futuro migliore per l’Italia, per l’Europa, per il mondo, mentre gli occhi dei grandi sono rivolti altrove».
Quasi tutti i neo parlamentari di Fratelli d’Italia provengono da qui. Fabio Roscani e Chiara La Porta sono il presidente e la vicepresidente di Gioventù Nazionale. «Nella formazione delle liste redatta a Roma, Gioventù Nazionale ha ritenuto opportuno presentare Fabio e me, al netto del ruolo che ho io qui in Toscana di responsabile regionale del partito», spiega Chiara La Porta, intervistata da Linkiesta.
Toscana, battagliera, sanguigna, La Porta ricorda la stessa leader di partito agli albori della sua carriera. Un effetto forse voluto, anzi, sperato: «Ho militato inizialmente con Azione Giovani – aggiunge – di cui Giorgia Meloni fu eletta presidente proprio quando io avevo appena ricevuto la tessera. L’ho sempre seguita, l’ho sempre accompagnata».
Azione Giovani era la formazione di estrazione giovanile antesignana di Gioventù Nazionale, allora sotto la custodia di Alleanza Nazionale. Fondata a Rieti nel 1996, ha fuso e accorpato tutti i circoli giovanili e studenteschi provenienti dalla tradizione missina del Movimento Sociale Italiano – Fronte della Gioventù, Fronte Universitario d’Azione Nazionale, Fare Fronte. L’anno scorso è stata inserita a pieno titolo dentro Fratelli d’Italia.
Chiara La Porta ha condotto un’intensa attività universitaria all’interno dell’istituto Cesare Alfieri di Firenze, la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli studi della città. Per quattro anni, cioè per due mandati di seguito, è stata consigliere di facoltà.
«Quando nel dicembre del 2012 abbiamo fondato Fratelli d’Italia nessuno credeva in noi. I tanti che si sono uniti nel nostro percorso di partito ci dicevano che eravamo dei ragazzini che seguivano una ragazzina e che non saremmo andati lontano. Non è stato facile. Ma il risultato della scorsa domenica è il frutto di un lungo percorso, passato inosservato agli occhi dei meno attenti».
Andrea Tremaglia, consigliere comunale di Bergamo, è leggermente più anziano – 35 anni. Ha respirato anche lui le atmosfere della politica territoriale attiva fin da quando era allievo della facoltà di Giurisprudenza. È preoccupato dall’invecchiamento progressivo della popolazione. Ritiene che l’urgenza più impellente tra i giovani sia dettata dalla necessità di formare una famiglia attraverso assegni alle madri e ai padri che lavorano. «Una nazione che non fa figli crede meno nel futuro e innegabilmente lo progetta di meno», dice a Linkiesta. Anche se, in realtà, il rifiuto o l’impossibilità di procreare nelle nuove generazioni è strettamente connesso a un’incertezza via via più macroscopica che comprende la tenuta stessa del mondo che abitano. Un recente sondaggio ha messo in luce che 4 giovani su 10 non hanno intenzione di riprodursi a causa del cambiamento climatico.
A proposito di emergenza climatica, di cui l’ultimo e disperato grido si è levato solo pochi giorni fa con la manifestazione indetta dai Fridays for future, Chiara La Porta ha le idee chiare: «Ho ereditato un’azienda agricola a conduzione famigliare. So cosa vuol dire rispettare la terra, risparmiare l’acqua ed essere in sintonia con l’ambiente. Non sono certo le docce in meno a incidere. Nel territorio della provincia di Prato e Pistoia abbiamo un enorme problema di tubature obsolete. Quelle provocano enormi sprechi d’acqua. Dovremmo investire sulle infrastrutture e sulle fonti rinnovabili, senza lanciare la questione come fumo negli occhi, in sinergia con altri temi più urgenti».
Come la questione energetica, puntando sull’indipendenza dal gas russo e a quello che una volta si sarebbe chiamato sovranismo, mentre oggi riguarda piuttosto un’autonomia nazionale che si sposa anche con le urgenze ambientali. «Pensiamo all’abbandono della terra», ricorda Chiara. «Ci costringono ad acquistare prodotti e materie prime provenienti da Paesi inquinati e inquinanti, che gestiscono i territori senza controlli, attraverso l’uso di concimi, antibiotici e ogm. A Prato dobbiamo affrontare il problema degli orti e dei campi abusivi cinesi. Li occupano e usano semi e concimi cinesi che inquinano le nostre acque. Noi li abbiamo sempre denunciati».
«È evidente che il tema della sostenibilità ecologica va tenuto in piena considerazione, ma è strettamente collegato al tema della sostenibilità sociale. Siamo tutti d’accordo che servono automobili che inquinano meno. Ma se domattina non ci fosse più la possibilità di acquistare macchine a combustione, in Italia avremmo decine, forse centinaia di migliaia di disoccupati», dice Andrea Tremaglia.
Prevedere l’impatto generazionale delle riforme, rivedere il reddito di cittadinanza, incentivare le aziende ad assumere alleggerendo la pressione fiscale, correggere l’accesso al credito, aumentare l’assegno unico famigliare, queste sono le politiche di Fratelli d’Italia per i giovani e sui giovani. Non importa che il loro programma elettorale non presenti un unico punto a essi dedicato. Queste stesse volontà più ampie già riguardano il loro destino, lo prevengono, lo toccano per causa di forza maggiore.
Imporre il salario minimo è un errore, come sarebbe un errore creare inutili lotte tra i dipendenti e le imprese, tra le donne e gli uomini, tra i giovani e i vecchi, tra i poveri e i ricchi. Si tratta di rilanciare, orgogliosamente, l’Italia. Queste acredini sociali, economiche e di opportunità dividono laddove dovremmo stare tutti dalla stessa parte. «Ci siamo dimenticati che fino a vent’anni fa eravamo una potenza mondiale, tra i primi otto posti nelle classifiche di supremazia internazionale. Ora siamo finiti miseramente tra gli ultimi. È una battaglia degli italiani uniti fianco a fianco».
Fabio Roscani ad agosto dichiarava all’agenzia di stampa nazionale Dire: «Fratelli d’Italia vuole essere il punto di riferimento dei giovani».
Su Tiktok e su Instagram mostra la marcia in memoria di Paolo Borsellino del 19 luglio, brevi video in cui denuncia la mancata libertà di stampa italiana, prende in giro la sinistra, attacca Beppe Sala con un’intervista a un commerciante aggredito da un immigrato clandestino.
@fabioroscani
«Con i ragazzi di Gioventù Nazionale e col Dipartimento per le politiche antidroga di Fratelli d’Italia siamo sotto al Ministero delle politiche giovanili. In Italia c’è un morto al giorno di overdose, le percentuali di ragazzi che fanno uso di sostanze stupefacenti sono in aumento. Siamo qui per avere un radicale cambio di passo».
E il 15 maggio: «Oggi è la giornata della famiglia. La natalità decresce. Siamo qui a difendere il diritto di un bambino di avere una madre e un padre. Il corpo della donna non è un oggetto. La famiglia è ancora oggi il cardine su cui si fonda la nostra civiltà. Vi impediremo di distruggerla».
Un video lanciato su Tiktok da @ilbrescianomilanista mostra Giorgia Meloni salire sul palco di un comizio di Fratelli d’Italia sulle note di Shakerando applaudita, accolta, festeggiata da una manica di giovani. I suoi giovani.
@ilbrescianomilanista5 #giorgiameloni ❤️💪🏻
Forse non c’è quadro più esemplificativo di questo.