Trattativa difficileIl premier norvegese spiega che il tetto al prezzo del gas può ritorcersi contro l’Europa

«Non è nel nostro interesse avere prezzi del gas così elevati e volatili», si difende Jonas Gahr Støre. «Influenzano anche i prezzi dell’elettricità nel mio Paese, aumentati fino a dieci volte. E la maggior parte dei norvegesi riscalda le case con l’elettricità». Ma il “price cap” potrebbe «avere effetti contrari, aumentando la domanda di qualcosa in cui c’è scarsità e un’offerta limitata»

(AP Photo/Julia Nikhinson)

«Il contributo più importante che la Norvegia può dare all’Europa è produrre ed esportare gas, preferibilmente in aumento. Non è il governo norvegese a vendere il gas. Sono le compagnie, norvegesi ed europee, a cui sono state concesse licenze sulla piattaforma continentale norvegese in conformità con le regole pubbliche. E l’export verso l’Europa è aumentato dell’8-10%, circa 100 terawattora in più. Senza questo aumento, i prezzi sarebbero stati ancora più alti. Non è la Norvegia a fissare i prezzi sul mercato europeo, né le compagnie, né il governo. I prezzi sono il risultato della carenza di gas. Sono il risultato della guerra di Putin». Il premier norvegese Jonas Gahr Støre lo dice in un’intervista concessa a un gruppo di giornali europei, tra cui il Corriere.

 

Mentre gli altri Paesi arrancano, Oslo sarebbe il vincitore economico della situazione creata dalla guerra di Vladimir Putin. Secondo Eurostat, la Norvegia ha esportato gas in Europa per due miliardi di euro nel 2020, sei miliardi nel 2021 e dieci miliardi solo nella prima metà del 2022. Quindi si avvia a decuplicare i profitti del gas. Per il petrolio, si prevede una crescita di cinque volte, fino a cento miliardi.

 

«Non è nel nostro interesse avere prezzi del gas così elevati e volatili», si difende Støre. «Influenzano anche i prezzi dell’elettricità nel mio Paese, aumentati fino a dieci volte. E la maggior parte dei norvegesi riscalda le case con l’elettricità. In secondo luogo, la crisi che sta colpendo l’industria europea non ci aiuta certo, perché la maggior parte dell’industria norvegese collabora con i nostri vicini. Si tratta di nostri alleati e partner e certo non siamo felici che ci siano tensioni sociali in questi Paesi. Lavoriamo quindi con i nostri partner per facilitare le esportazioni di gas. Incoraggiamo le aziende a valutare contratti a lungo termine, che contribuiscano a stabilizzare i mercati».

 

Quanto all’ipotesi di un tetto ai prezzi del gas, dice:  «Dobbiamo lavorare insieme affinché il mercato operi in modo da garantire la fornitura e la corretta distribuzione del gas. La Norvegia è il principale fornitore, ma c’è anche il gas liquefatto che viene dagli Stati Uniti e dal Golfo. Rispettiamo il fatto che l’Europa stia valutando come regolare i mercati nel modo migliore. Ci limitiamo a sconsigliare misure che potrebbero avere effetti contrari, aumentando la domanda di qualcosa in cui c’è scarsità e un’offerta limitata».

 

Støre spiega che un tetto al prezzo potrebbe ritorcersi contro l’Ue: «Seguendo le discussioni nella Ue osservo molti punti di vista diversi e posso capire perché: i Paesi si trovano ciascuno in una situazione differente. La Norvegia, nel dialogo con la Commissione, ha voluto condividere la propria esperienza per evitare che le soluzioni proposte si ritorcano contro chi le mette in atto».

 

Quanto all’incidente sul Nord Stream, spiega che «si è trattato chiaramente di un sabotaggio. Quanto al ruolo della Russia, non intendo fare speculazioni. In qualità di grandi produttori di petrolio e gas fin dai primi anni ’70, la sicurezza per noi è sempre stata fondamentale e ora siamo più vigili che mai. La marina norvegese e le forze alleate hanno aumentato il pattugliamento attorno agli impianti, in aria e in mare. Abbiamo osservato droni sospetti intorno alle nostre piattaforme, che ora vengono monitorate attentamente. È molto importante anche rafforzare la cyber security».

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