Luiz Inácio Lula da Silva, candidato di sinistra, ha vinto il ballottaggio alle elezioni brasiliane ed é stato eletto presidente del Brasile per la terza volta. Lula ha battuto l’attuale capo dello Stato, Jair Bolsonaro, candidato della destra e primo presidente che ha fallito nel suo tentativo di rielezione.
Il Tribunale superiore elettorale ha ufficializzato la vittoria, col 98,86% del totale delle sezioni scrutinate. Lula ha ottenuto il 50,9% dei voti, contro il 49,17% di Bolsonaro. Il sorpasso è arrivato a metà spoglio. Partito in vantaggio, Bolsonaro si è visto erodere oltre dieci punti percentuali nel giro di un’ora.
È accaduta la stessa cosa del primo turno, il 2 ottobre. Con l’iniziale successo del leader dell’estrema destra e poi la rimonta del padre della sinistra brasiliana. La ragione è perché arrivano prima i voti conteggiati negli Stati in cui Bolsonaro è storicamente più forte. Poi con quelli del Nordest e del centro la percentuale si inverte.
Lula si prende così la vittoria. Che è un riscatto dopo tre anni di inferno, con le accuse di corruzione, la gogna del processo pubblico, la sentenza a 12 anni, i 580 giorni di carcere, i ricorsi, l’annullamento di tutte le condanne.
«Il Brasile è tornato sulla scena globale», ha detto Lula subito dopo l’ufficializzazione della vittoria. «Hanno cercato di seppellirmi vivo ma sono risorto. Oggi l’unico vincitore è il popolo brasiliano. Sarò il presidente di tutti: riuniamo la famiglia». Ma Bolsonaro, per adesso, non concede la vittoria all’avversario.
In una nazione spaccata a metà, le elezioni più polarizzate della storia del Paese si riflettono negli umori dei suoi cittadini, divisi da opposte tifoserie come in una finale della nazionale di calcio. A Rio de Janeiro, la seconda metropoli più grande del gigante sudamericano, gli elettori in festa si sono riversati sulla spiaggia, inondando il quartiere di Copacabana.