Nonostante gli innumerevoli sforzi del Cremlino in vista dell’inizio della stagione fredda in Europa, l’utilizzo delle fonti energetiche come arma geopolitica potrebbe non sortire l’effetto sperato. L’Europa e i suoi mercati sono rimasti relativamente stabili anche dopo il probabile sabotaggio delle linee di gasdotti Nord Stream e le velate minacce, da parte della compagnia energetica russa Gazprom, di arrestare il flusso di gas dall’Ucraina e di ridurre le forniture alla Moldavia.
I due Paesi, con tutte le preoccupazioni necessarie in un momento così delicato, oggi si trovano in una situazione migliore rispetto agli anni precedenti.
L’Ucraina, ad esempio, ha iniziato a volersi tutelare dall’uso strumentale dell’energia da parte di Mosca da ben prima rispetto all’invasione russa del Paese il 24 febbraio di quest’anno. Dopo decenni di dipendenza diretta, le minacce russe di deviazione dei flussi attraverso il Mar Baltico hanno spinto l’Ucraina, nel 2015, a rifornirsi dai Paesi europei confinanti. Che comunque dipendevano dalle forniture russe, sia chiaro.
Ora, però, Kyjiv riesce a importare dall’Europa 20 miliardi di metri cubi di gas, due terzi del suo fabbisogno pre-guerra. Il prezzo delle risorse è salito a livelli record, ma la domanda si è quasi dimezzata: con la guerra e la conseguente distruzione di infrastrutture e tessuto economico, la maggior parte del consumo è assicurata dalla produzione interna. Il surplus di elettricità, poi, viene da tempo esportato in Moldavia, Romania, Ungheria e Slovacchia, in modo da poter invertire il flusso in caso la Russia distruggesse o prendesse il controllo delle centrali.
Per la Moldavia la questione è un po’ più difficile, anche se non mancano i progressi. Il Paese, uno dei più vulnerabili d’Europa dal punto di vista energetico, dipende completamente dal gas russo: per il 67% dall’impianto di Cuciurgan, nella regione separatista filorussa della Transnistria, e per il 33% dall’Ucraina.
Per decenni la Moldavia ha intrattenuto stretti rapporti con Mosca, beneficiando dell’importazione di gas a prezzi due o tre volte inferiori a quelli di mercato. Senza scadenze troppo rigide, finché fosse stato concesso di fornirlo anche alla Transnistria. La regione, però, consuma una quantità enorme di energia rispetto alla popolazione: più della metà del fabbisogno del Paese, nonostante abbia solo un quinto degli abitanti totali. Questo perché qui risiedono grossi impianti industriali e manifatturieri gestiti da oligarchi vicino al Cremlino.
È lo Stato, però, ad essere chiamato a pagare. Finché le relazioni sono rimaste stabili, i termini permissivi del contratto hanno permesso all’economia del Paese di riuscire a galleggiare. Da quando, a marzo, Chisinau ha intrapreso il percorso di integrazione nell’Unione Europea, i prezzi si sono alzati di più del doppio rispetto al mese precedente, e di dieci volte rispetto allo stesso periodo del 2021.
Tra le alternative a disposizione ci sarebbe un gasdotto di 120 chilometri che collega la capitale Chisinau alla città romena di Iași, in grado di trasportare un miliardo e mezzo di metri cubi di gas. La Moldavia dispone già di 35 milioni di metri cubi trasferiti in Romania, che basterebbero per circa dieci giorni. Ma i prezzi devono ancora essere fissati, e non si sa se Bucarest sarà permissiva quanto Gazprom nei confronti della disastrata economia moldava.
Altri 15 milioni di metri cubi sono stoccati in Ucraina. Il consulente del presidente ucraino Zelensky, Mihailo Podolyak, ha detto che Kyjiv fornirà comunque alla Moldavia più elettricità in caso di stop alle forniture da parte dell’impianto di Cuciurgan: «È una questione di principio. È una questione di atteggiamento umano, assolutamente benevolente verso i nostri partner e vicini». La Moldavia ha ricevuto anche un prestito di 300 milioni di euro dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (Bers), che può contribuire all’approvvigionamento di gas per un mese.
Per poter far fronte a una totale interruzione della fornitura di gas russo e iniziare ad acquistarne di nuovo sul mercato a prezzi correnti, il Paese dovrà comunque ridurre la sua domanda di gas ed elettricità, efficientando contemporaneamente tutto il sistema energetico. La compagnia statale Energocom si avvale della consulenza di esperti occidentali, che hanno l’obiettivo di garantire la sicurezza dell’approvvigionamento.
Senza nessun elemento che indichi uno spiraglio di risoluzione della guerra, l’inverno in arrivo potrebbe comunque mettere in seria difficoltà la sicurezza energetica di Ucraina e Moldavia. Tuttavia, così come l’Europa ha ridotto dal 40% al 7% la sua dipendenza dal gas russo, anche i due Paesi dalle relazioni storicamente più strette con Mosca potrebbero presto emanciparsi dal giogo sotto cui il gigante russo le ha tenute per decenni.