Libertà di (in)coscienzaIl Pd è così frastornato che si spacca anche sulla manifestazione pseudopacifista di Conte

L’avvocato del populismo si diverte a seminare zizzania tra i dem sul tema della guerra, frantumando ulteriormente un partito che in quanto a contraddizioni interne ormai è un caso clinico

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Come il gatto con il topo, l’on. avv. Giuseppe Conte già gioca a seminare zizzania nel Partito democratico pungendolo dove fa più male, la questione della guerra: è la prova generale di una opa ostile che punta, e questa volta per davvero, a diventare il punto di riferimento fortissimo dei progressisti.

E se lo sport del momento è ronzare sul corpo malato del Partito democratico, certo il capo del Movimento 5 stelle si mostra davvero imbattibile.

Dunque, cogliendo al balzo la palla lanciata da un altro gigante della nuova sinistra italiana, Luigi de Magistris, l’avvocato del popolo ha lanciato l’idea di una manifestazione «per la pace», così, senza distinzioni tra torti e ragioni, gettando tra i piedi dei dem la stessa buccia di banana su cui il Pd era già scivolato all’epoca di una analoga iniziativa di Maurizio Landini: e dunque, esemplificando, per un Matteo Orfini tutt’altro che convinto dall’ennesima prova di equidistanza tra Mosca e Kyjiv ecco una Laura Boldrini pronta a assicurare la sua presenza in piazza, e non sarà certo la sola esponente dem ad aderire alla manifestazione «pacifista» di Dema e Conte.

È una immediata riprova della permeabilità del partito (ancora) di Enrico Letta che si accinge con la Direzione di oggi a una lunga seduta di autocoscienza: per ora nessuno sa indicare una terapia, ci vorranno mesi.

Letta come al solito ricorrerà alla pilatesca formula della libertà di coscienza circa la partecipazione a una iniziativa che dietro le solite formule neutraliste non è certamente schierata con chiarezza dalla parte del popolo ucraino, mentre a Napoli Vincenzo De Luca ipotizza una manifestazione un po’ più chiara nei contenuti.

La mossa di Conte, al di là della sua spregiudicatezza, è intellettualmente disonesta perché prescindendo dal concreto contesto di guerra evoca una «pace» astratta e dunque carica di ambiguità: se non è esplicitamente contro Vladimir Putin e le sue minacce che iniziativa è?

La vicenda funziona da cartina di tornasole per verificare ancora una volta la confusione persino teorica che regna al Nazareno: com’è possibile infatti che si vada in piazza (anche) contro quell’invio di armi ribadito davanti al Copasir da uno dei massimi dirigenti del partito, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini?

Se da una parte siamo davanti alle solite contraddizioni – tipo le abiure di leggi fatte dal Partito democratico «di prima», peraltro non cancellate, dal jobs act al Rosatellum – c’è da dire che questa, investendo proprio i principi, appare davvero più grave e sufficiente, in teoria, a stroncare ogni ipotesi di nuova alleanza con Conte, che da parte sua ha capito di essere come il torero: pronto a infilare le banderillas di un toro allo sbando. Oggi sulla guerra, domani sulle regionali, dopodomani su un’altra cosa e così via fino all’umiliazione dei dem, frastornati e senza linea.

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