Athens Bar ShowPensieri, appunti e spunti dopo l’Athens Bar Show

Martedi 8 e mercoledi 9 novembre si è svolta ad Atene una nuova edizione dell’Athens Bar Show. Due giorni in cui la capitale dell’Attica pullula di menti dinamiche e appassionate, di idee, di studiosi della miscelazione e nuove promesse. Che cosa ci ha trasmesso lo trovate qui

Veramente è importante esserci all’Athens Bar Show?
Come tutte le occasioni di scambio, incontro, formazione e confronto, ogni bar show merita per qualche aspetto di essere visitato. Se il Bar Convent Berlin (BCB) è considerato più determinante da un punto di vista commerciale, rispecchiando la serietà e la meticolosità dell’animo tedesco, quello di Atene è comunemente il Bar Show delle relazioni, del ricongiungimento della community internazionale. Molte pr, molte talk attente al presente del mondo beverage (and food), agli aspetti di formazione / education / management e forse proprio per la sua ampiezza di visione è – a detta di molti  – uno degli appuntamenti più amati e richiesti della bar industry. Ogni anno i visitatori superano i 10.000 proprio perchè non si tratta di un evento ristretto al settore ma arriva con ottima presa anche al tessuto cittadino. I prezzi di accesso alla fiera così come ai diversi appuntamenti extra previsti dal programma sono molto onesti e consentono anche ai più giovani di avvicinarsi a questo mondo con curiosità e immediatezza. Aggiungiamo anche che i 20 gradi tipici con cui ti accoglie Atene e il sole tiepido novembrino mettono il buon umore qualunque visitatore. La sede totalmente open air di Technopolis si trasforma per due giorni in una venue di musica – e che musica – spettacoli dietro ai banconi, temporary street food corner, percorsi esperienziali, progetti speciali. Insomma tutti ci sono tutti quegli ingredienti che servono per fare di questa manifestazione un appuntamento unico nel suo genere.

Oltre al piacere, bisogna però riconoscere all’organizzazione, ai founders e alla community di bartenders e imprenditori locali una grandissima coesione e determinazione nell’impegnarsi ogni anno a rendere l’Athens Bar Show un “cult”. Nel vero senso della parola in quanto il palinsesto di talk riunisce personalità davvero significative a livello internazionale, generazioni molto diverse e trasversali mettendo un grande know how a disposizione di tutti. Quest’anno più che mai si è ragionato sulle difficoltà sempre più tangibili di affezionare giovani e meno giovani al settore e di trovare nuove leve e nuove professionalità per i business in crescita. Un lavoro e una carriera indubbiamente sacrificanti ma che a seconda dei contesti e della capacità di visione di molti imprenditori può trasformarsi in un mestiere unico. Uno dei problemi più grandi è stato quello di mancare in opportunità di formazione, di programmi educational per i giovani, in grado di stimolarli, formarli e dargli quelle giuste basi per fare esperienze anche molto diverse, all’estero, in aziende più o meno strutturale. Il lavoro operativo del servizio effettivo passa attraverso la costruzione di una cultura del bar che nel tempo ogni titolare dovrebbe poter trasmettere ai propri ragazzi. Farli viaggiare, invitare personaggi di altri contesti e nazionalità, offrire occasioni di studio e di ricerca. Agostino Perrone (Director of Mixology del Connaught Bar di Londra), Lauren Mote (Global Director of On Trade Excellence Tequila Patron,) e Monica Berg (founder di Tayer Elementary a Londra e Direttrice Creative per Campari Academy) hanno raccontato la nuova natura di Mentor che tanti manager dovrebbero avere.

Ovvero quella capacità duplice se non triplice di mettere in luce le debolezze dei propri ragazzi così come le qualità e lavorare su entrambi gli aspetti, valorizzare le personalità di ognuno senza prevaricare sugli altri. « Per me mentorship significa responsabilità, ovvero lasciare spazio ai giovani più intraprendenti per lasciargli esprimere le loro capacità e concedergli un raggio di azione – e quindi di soddisfazione – più ampio» sostiene Perrone. «Anche se può sembrare banale, ritengo che alcuni dei più grandi insegnamenti derivino proprio dai nostri stessi errori, che chiaramente cercheremo di non ripetere ma che ci aiutano nel nostro percorso di crescita» aggiunge la Berg. Lauren Mote, durante la talk si è soffermata a lungo sull’importanza del fattore psicologico -non da sottovalutare – indicando quanto solo con la pratica e il lavoro comune si possano misurare dei risultati, anche tra mentor e mentee. La prova tangibile di quanto sia importante lavorare in squadra per raggiungere degli obiettivi comuni arriva dalla testimonianza di Giacomo Giannotti, uno dei fonder del Paradiso di Barcellona, appena nominato primo bar al mondo per la classifica del World 50 Best Bars. Una realtà che oggi conta quarantatre persone, quasi ottanta se si calcolano i collaboratori esterni e dove nella struttura di un nuovo menu ogni membro del team porta il proprio contributo, dalla ricettazione fino al final serve. E non mancano anche qui errori e tentativi.

«Nella creazione di una nuova cocktail list andiamo alla ricerca di un tema unico nel suo genere, uno spunto di riflessione che faccia da contenitore per il processo creativo. Dopodiché ogni bartender lavora su una o più ricette mentre al laboratorio spetta tradurre quelle informazioni da un punto di vista tecnico e non solo. Collaboriamo infatti con scultori, fabbri, ceramisti, tecnici del suono e della luce, esperti in discipline diverse che ci aiutano nella concretizzazione finale della nostra idea» racconta Giannotti. Diversamente, ma con altrettanta solidità, arriva il racconto dell’ambizioso progetto dei ragazzi di Line, uno cocktail bar, ristorante, luogo di produzione di fermentati, pane, caffetteria specialty leggermente defilato rispetto al centro. Il nome rispecchia la chiarezza di obiettivi e la determinazione che nasce dietro alle menti visionarie di Dimitris Dafapoulos (navigato del settore ospitalità e spirits dal 2008)  e Nikos Bakoulis (founder del The Clumsies e considerato da Drinks International una delle 100 figure più influenti nel 2021). Oltre ad aver sviluppato un progetto che punta ad essere in ogni sua parte sostenibile e a zero spreco, Line è un luogo terribilmente piacevole in cui ritrovarsi, una vera e propria fucina di idee e di sapere tant’è che il nome completo è cripticamente Line – The Method of Anarchy.

Per troppo tempo si è ridotto il mondo della miscelazione ad un settore fatto solo di vita notturna, alcool e orari folli. In realtà è un ambiente che con sempre più complessità e struttura si sta facendo notare con progetti d’avanguardia, con laboratori di ultima generazione e modelli di ospitalità ancora poco testati in Europa.  Da qui chiaramente la cura del cliente, dell’ospite, della capacità di farlo sentire a proprio agio e ricco di attenzioni ad ogni visita «Proprio per questo la maggior parte delle volte preferiamo raccontare come è nato un drink o quale storia si cela dietro la sua genesi piuttosto che fare un elenco di ingredienti. C’è più magia, si crea più suspence e con una piccola accortezza quella bevuta si trasforma in esperienza». Lo stesso Peter Dorelli, leggenda del Savoy Bar di Londra e ad oggi ancora più che lucido con i suoi ottantadue anni, ha ribadito in una talk quanto persino in un ambiente così importante e ricco di personalità come era il Savoy Bar ai suoi tempi, il rispetto del cliente – anche occasionale – fosse d’obbligo. «Pensiamo sempre di essere indispensabili ma in realtà nessuno di noi lo è veramente ma quello che riesci a trasportare della tua passione e del tuo savoir faire in un luogo, ai tuoi colleghi e nell’atmosfera di un certo locale è ciò che davvero conta».

Ogni sera, a partire dai giorni precedenti la manifestazione fino al giorno dopo il termine, la città si arricchisce di un programma molto fitto di guest di bartenders internazionali che portano il proprio stile all’interno delle realtà locali. Atene è un centro nevralgico di miscelazione, con una vibe particolarmente stimolante, giovane, una qualità mediamente molto valida e una community totalmente votata alla musica e al divertimento. Il bar show è aperto a tutti, non solo agli addetti ai lavori così come gli appuntamenti off al calar della sera. Perché non unire una visita al Partenone con un dink in uno dei bar migliori del mondo? Ci vediamo nel 2023!

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