Una mano tesaQuando la spesa fa bene due volte

Il 26 novembre è il giorno della colletta alimentare, il gesto più semplice per capire i bisogni delle persone

Foto Unsplash

C’è la signora Anna, 82 anni, che riempie una busta nonostante la sua pensione minima: «Sono stata aiutata e voglio restituire il bene che ho ricevuto». Poi c’è Armando che ogni anno acquista cento chili di zucchero perché «un po’ di dolcezza serve sempre». Quindi arriva Edoardo, giacca in pelle e sneakers. All’ingresso del supermercato ferma uno dei volontari con la pettorina: «Vuoi fare un investimento? Dammi un euro per prendere il carrello e io partecipo alla Colletta Alimentare». Quello, sorpreso, apre il portafoglio e gli porge la moneta. «Adesso vieni con me tra gli scaffali e dimmi cosa vi serve». Morale della favola: riempie un carrello di alimenti per l’infanzia, biscotti e cibo in scatola.

Le storie e le persone che si incontrano alla Colletta stupiscono ogni anno. Nulla è dato per scontato. Così anche sabato 26 novembre in 11 mila supermercati d’Italia più di 140mila volontari della Fondazione Banco Alimentare invitano i clienti a donare parte della loro spesa ai poveri. «Quello che proponiamo da 26 anni – spiega il presidente Giovanni Bruno – è un gesto semplice e concreto che non ha bisogno di discorsi, capace di superare ideologie e pregiudizi. Guardiamo l’altra persona per il bisogno che esprime».

Oggi la spesa solidale è ancora più importante. Ai danni economici della pandemia si aggiungono il caro bollette e l’inflazione alle stelle. Solo negli ultimi dieci mesi 85mila persone si sono rivolte per la prima volta alle strutture del Banco Alimentare in giro per l’Italia. Molte famiglie con bambini, tantissimi insospettabili. «Registriamo sempre più studenti universitari fuorisede», racconta Bruno. La fondazione assiste 1 milione e 750 mila persone attraverso 7.600 enti caritativi. Nel 2021 gli uomini e le donne della onlus hanno distribuito 120mila tonnellate di alimenti. Il pacco cibo e il pasto in mensa sono diventati una salvezza quotidiana in un Paese in cui quasi 6 milioni di cittadini vivono in povertà assoluta.

Alle porte del Banco Alimentare hanno bussato anche quindicimila profughi ucraini, costretti a fuggire dalle loro case dopo la brutale invasione ordinata da Vladimir Putin. Sabato alcuni di loro faranno i volontari. La comunità ortodossa di Milano ha deciso di partecipare alla Colletta Alimentare: davanti ad alcuni supermercati ci saranno cittadini ucraini e russi con la stessa pettorina. Armati di volantini e buste, inviteranno i clienti a fare la spesa per i poveri. «La condivisione e la carità sono le prime condizioni per fare la pace», racconta il presidente del Banco Alimentare Giovanni Bruno.

La Colletta unisce persone di ogni età, religione e provenienza. Ma questa non è una novità. Da diversi anni la spesa solidale entra nelle carceri italiane. Succede anche sabato, da Milano a Taranto, da Verona a Catania. «Nonostante le difficili condizioni in cui vivono, molti detenuti continuano a fare con entusiasmo un gesto che esprime tutta la loro dignità e il loro desiderio di essere parte attiva nella società».

Il momento non è dei più facili nemmeno per chi vive in libertà. La crisi ha svuotato i portafogli, probabilmente quest’anno i carrelli saranno meno pieni. «Ma la Colletta – sottolinea Bruno – non va male se raccogliamo meno, il valore educativo di questo gesto resta immutato: sottolineare a noi stessi e a tutti che è possibile un modo diverso di trattarsi e di essere attenti ai bisogni degli altri». Se non bastasse, il senso della giornata la riassume Vitaliano Bonacina. Novant’anni anni e una barba bianchissima, ha organizzato la prima edizione nel 1997. Continua a indossare la pettorina del volontario con una certezza: «La colletta fa bene a chi la fa». Difficile dargli torto.

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