Crimini di guerraLa Russia è uno Stato sponsor del terrorismo, dice il Parlamento Ue (ma non il M5S)

La risoluzione che condanna i «mezzi terroristici» del regime di Vladimir Putin ottiene un appoggio trasversale. Si astengono i Cinquestelle, votano contro altri quattro deputati italiani. Il sito dell’Eurocamera vittima di un cyberattacco

I segni della devastazione russa nella periferia di Kherson, in Ucraina
AP/LaPresse

Che la risoluzione sarebbe stata approvata c’erano pochi dubbi, ma un risultato così ampio forse non se lo aspettavano nemmeno i suoi promotori, i gruppi del Partito popolare europeo, dei Conservatori e riformisti europei e Renew Europe. Il Parlamento europeo ha definito la Russia uno «Stato sponsor del terrorismo» con 494 voti favorevoli, 58 contrari e 44 astensioni. Praticamente tutti i gruppi politici dell’Eurocamera hanno sostenuto il testo, tranne Identità e democrazia, che si è diviso in parti quasi uguali tra favorevoli e contrari.

Adesioni e astensioni
Anche la quasi totalità degli europarlamentari italiani ha votato a favore, appoggiando la condanna dei «mezzi terroristici» utilizzati dalla Russia, i suoi «attacchi intenzionali contro i civili» e le altre «gravi violazioni del diritto internazionale e umanitario».

Tutti favorevoli i rappresentanti di Fratelli d’Italia (e la cosa non sorprende), ma anche quelli di Lega e Forza Italia, nonostante gli approcci più o meno morbidi dei rispettivi leader nei confronti di Vladimir Putin.

Si sono astenuti i cinque parlamentari del Movimento Cinque Stelle presenti alla votazione, una posizione spiegata prima del voto dalla loro capodelegazione, Tiziana Beghin. «Noi riconosciamo e condanniamo il ruolo della Russia, in ogni sede senza se e senza ma. Tuttavia in questa risoluzione non c’è alcun termine che faccia riferimento al negoziato di pace. Questa è una risoluzione per portare avanti il conflitto: per noi è inammissibile».

All’Eurocamera c’è pure chi ha votato contro. Oltre a Francesca Donato, che ha lasciato la delegazione della Lega nel settembre 2021 e ora appartiene al gruppo misto, tre eurodeputati eletti con il Partito Democratico: Pietro Bartolo, Andrea Cozzolino e Massimiliano Smeriglio.

Quest’ultimo così motiva la sua scelta a Linkiesta: «Ho convintamente votato tutte le risoluzioni a favore del popolo ucraino, contro la violenza e la morte disseminate dall’esercito russo. Con questa però si è fatto un salto di qualità, dal mio punto di vista, drammatico».

L’europarlamentare invita i suoi colleghi a una riflessione sul ruolo «autonomo e indipendente» che il Parlamento dovrebbe assumere nel contesto diplomatico, dato che lo stop alle ostilità deve rimanere l’obiettivo da perseguire.

«Indicare la Russia come Paese terrorista è un punto di non ritorno che allontana invece di avvicinare una soluzione politica. Così facendo in campo rimane la sola opzione militare, che colpisce in prima istanza la popolazione civile ucraina». Francesca Donato, invece, ha definito la risoluzione «assurda e controproducente».

Dalla conta finale, comunque, mancano più di cento deputati, assenti in aula al momento del voto. Tra loro diversi italiani: Fabio Massimo Castaldo del M5S, ex vicepresidente del Parlamento europeo, Fulvio Martusciello di Forza Italia e i tre ex pentastellati ora dentro il gruppo Verdi/Ale, Ignazio Corrao, Rosa D’Amato e Piernicola Pedicini.

Il giallo dellattacco hacker
Il testo della risoluzione non risparmia critiche pesanti al comportamento della Federazione Russa, responsabile di varie atrocità nella guerra in Ucraina tra cui attacchi in aree residenziali e deportazione di cittadini ucraini.

La designazione di «Stato sponsor del terrorismo» è però piuttosto aleatoria, anche perché l’Unione Europea non ha al momento una cornice legale entro cui inserire questa dichiarazione.

Infatti, nella risoluzione si chiede proprio di «creare un quadro giuridico adeguato» e inserirvi la Russia. Le conseguenze concrete sarebbero ulteriori misure restrittive da imporre al Paese e una riduzione al minimo necessario delle relazioni diplomatiche. Ad esempio, andrebbero bandite tutte le organizzazioni, anche culturali e scientifiche, legate al governo russo e attive nei Paesi dell’Unione.

Come spiegano a Linkiesta fonti parlamentari, l’obiettivo della risoluzione è quello di avvicinare l’Ue al modello statunitense, in cui alcuni Stati (attualmente Cuba, Corea del Nord, Iran e Siria) sono inseriti in una lista di sponsor del terrorismo, e per questo oggetto di una serie specifica di sanzioni finanziarie, commerciali e militari.

Nella lista europea del terrorismo andrebbero inseriti anche l’organizzazione paramilitare Wagner, le unità militari cecene dette «kadyroviti» e altri gruppi armati o milizie finanziati dalla Russia.

Data l’escalation bellica del Cremlino contro il popolo ucraino, il Parlamento europeo vorrebbe pure un’accelerazione sul nono pacchetto di sanzioni alla Russia, che secondo fonti comunitarie sarebbe al momento in preparazione alla Commissione.

Poco dopo l’esito del voto, i sistemi informatici del Parlamento sono stati vittima di un «sofisticato cyberattacco», come ha scritto su Twitter la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola, con il sito internet fuori uso per ore. Si è trattato di un cosiddetto «Ddos», un’interruzione del servizio dovuta a un massiccio invio di richieste indirizzate all’indirizzo web del Parlamento.

A rivendicarlo è stato il gruppo pro-russo di hacking Killnet, che in passato aveva colpito con attacchi simili i siti di diversi governi dopo le loro condanne all’invasione dell’Ucraina.

Piccata, invece, la risposta su Telegram di Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. «Propongo di riconoscere l’Europarlamento come sponsor di idiozia». Tra Mosca e Strasburgo, c’è sempre meno spazio le cordialità.

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