Nel Partito democratico in piena crisi di identità, tra la costituente annunciata dal segretario Enrico Letta e il dilemma aperto con la candidatura di Letizia Moratti in Lombardia, interviene Goffredo Bettini. Mentre i Cinque Stelle tentano la scalata a sinistra, Bettini assicura sul Corriere: «Non voglio fare alcun partito con Conte. Il leader del M5S gioca la sua partita. Abbiamo insieme ben governato l’Italia. Ora siamo in una fase totalmente diversa. È il momento dell’autonomia del Pd, di un ritorno alle ragioni della nostra esistenza. Occorre scegliere il nostro punto di vista sul mondo di oggi. Questo è il senso che do al nostro congresso costituente».
Le domande da porsi, per l’ex ministro e figura influente tra i Dem, sono queste: «Siamo una forza critica che pratica il conflitto democratico, oppure condividiamo una visione “apologetica” della modernità? Stiamo con l’elmetto della Nato o per un’Europa rispettosa delle sue alleanze storiche, ma autonoma e multipolare? Siamo con il salotto buono della borghesia italiana o con il lavoro povero, la precarietà, la disoccupazione, la fatica femminile? Siamo per stroncare l’evasione fiscale e per un fisco progressivo o per risparmiare qualche spicciolo togliendo ai poveretti il reddito di cittadinanza? Naturalmente schematizzo. Ma non si può continuare con una sorta di “mezzadria dell’anima” che ci ha reso incolori».
Bettini non crede che «il governo Meloni sia destinato a cadere in pochi mesi. A noi spetta agire e pensare, contrastare nell’immediato l’avversario e riaprire una prospettiva strategica». Certo, dice, dell’agenda Draghi «c’è tanto da salvare. Dobbiamo essere grati a Draghi per quello che ha fatto per l’Italia. Ma Draghi è stata una risposta transitoria, a tempo, di emergenza in una situazione eccezionale. Qualcuno l’ha voluto trasformare in un modello per il futuro, in una formula politica, in una sospensione illimitata della sovranità dei partiti e del Parlamento. Questo ha danneggiato in primis Draghi, anche nella sua legittima aspettativa sulla presidenza della Repubblica. In questo senso l’era di Draghi per me deve essere definitivamente chiusa. Ora il confronto torna a essere politico, aspramente politico».
Il problema è che nel frattempo «Conte è entrato nel nostro elettorato perché la sinistra non ha fatto la sinistra. È puerile protestare perché qualcuno conquista una parte dei nostri consensi. In politica se lasci un vuoto, qualcun altro è destinato a riempirlo».
E «anche il Terzo polo gioca la sua partita. Particolarmente indirizzata a condizionare il Pd, a fare confusione al suo interno. Il campo dell’opposizione è frammentato. Andrebbe almeno coordinato meglio in Parlamento; ma non mi illudo su atti di generosità, buonsenso, e unitari. Quindi il Pd, come raccomandava di fare Machiavelli nei momenti di spaesamento e crisi di ogni organismo politico, deve ritornare ai suoi principi fondativi; quelli che lo hanno generato».
Ma con il Movimento Cinque Stelle nel Lazio «sarebbe naturale avere un’intesa. Nicola Zingaretti ha governato bene con un’alleanza che ha visto il Pd e il M5S protagonisti con convinzione. Innaturale sarebbe rompere e regalare anche il Lazio alla destra. Se si salva l’alleanza larga, si può vincere e certamente si troverà il candidato migliore e più competitivo».
Anche Roberto Speranza, in un’intervista a Repubblica, si dice pronto a partecipare alla costituente del Pd. Perché, spiega, «non può essere il Movimento di Beppe Grillo a fare la sinistra in questo Paese. Tra l’altro, non ricordo un congresso del M5S sulla loro identità». Ma l’ex ministro della Salute è favorevole a un dialogo con Conte: «Va aperta un’interlocuzione sulle Regionali, ma non possiamo regalargli la nostra bandiera». Ma nessuna apertura al Terzo Polo con Letizia Moratti: «Il centrosinistra lombardo ha già espresso la propria opinione», dice Speranza.
«Non c’è un solo motivo al mondo per cui il Pd debba candidare Letizia Moratti, ex ministra di Berlusconi ed ex assessora del leghista Fontana», ha detto Enrico Letta in apertura della Segreteria convocata per fissare i paletti del congresso costituente, chiudendo così le porte a ogni ipotesi d’accordo con il Terzo Polo per le regionali lombarde. Indisponibile a subire i diktat di Renzi e Calenda su una personalità del centrodestra parecchio invisa al popolo di sinistra.
Anche se, conclude Speranza, «personalmente ho lavorato bene con lei, sui vaccini e sulla lotta al Covid ha avuto una posizione corretta. Non è un caso che ha rotto anche su questo: ci conferma cos’è diventata oggi la destra italiana».