Double faceMacron si sfoga in politica estera (con l’Italia) per nascondere i problemi interni

Le tensioni tra Roma e Parigi di questi giorni rispecchiano le difficoltà del capo dell’Eliseo: da quando ha una maggioranza solamente relativa alla camera bassa spende il suo margine di manovra in campo internazionale

Ludovic Marin/Pool Photo via AP/Lapresse

Ieri mattina, giorno tra l’altro festivo in Francia, per la commemorazione della firma dell’Armistizio del 1918, 234 migranti che erano a bordo della nave Ocean Viking da più di quindici giorni sono potuti sbarcare nel porto di Tolone, nel sud-est del Paese.

Ma questa notizia di per sé positiva per la vita e la sicurezza dei migranti ha coinciso con un inasprimento repentino delle relazioni tra Roma e Parigi, e potrebbe avere conseguenze future anche su altri aspetti della relazione bilaterale tra i due Paesi, se si prendono alla lettera le dichiarazioni del ministro degli Interni francese Gérald Darmanin.

Il ministro ha infatti utilizzato toni molto duri nei confronti dell’Italia e del nuovo governo, a poche settimane dal primo incontro tra il presidente Emmanuel Macron e Giorgia Meloni. Poi, sotto pressione da parte di Bruxelles che incitava allo sbarco immediato dei migranti, giovedì Darmanin ha annunciato la possibilità per la nave di ancorare a Tolone. «È a titolo eccezionale che accogliamo questa nave, visti i quindici giorni di attesa in mare che le autorità italiane hanno fatto subire ai passeggeri».

Governo instabile
Se le cose si sono scaldate velocemente tra Roma e Parigi è anche perché l’inizio del secondo mandato non è stato del tutto semplice per Macron. Con una maggioranza solamente relativa alla camera bassa, l’Assemblea Nazionale, il partito Renaissance si vede stretto tra La France Insoumise (LFI) di Jean-Luc Mélenchon, che lo esortava in questi ultimi giorni ad accogliere i migranti, e la destra nazionalista francese di Marine Le Pen che ha oggi, per la prima volta nella storia, ottantanove deputati all’Assemblea.

Al di là della politica internazionale e delle questioni migratorie, è sulla stessa politica interna che Emmanuel Macron fa fatica ad avanzare. In sole due settimane e di fronte al dissenso dell’opposizione, la prima ministra Elisabeth Borne si è infatti ritrovata ben quattro volte a fare ricorso al cosiddetto “49.3” per far adottare in prima lettura la legge di bilancio 2023. Si tratta cioè di un articolo della Costituzione francese che permette al governo di far passare un testo di legge senza voto. Una mossa che mette a nudo la fragilità del secondo governo Macron, dopo il magro risultato alle legislative.

Ed è forse proprio alla luce di questo contesto che Emmanuel Macron cerca in qualche modo di dimostrare una maggiore padronanza e un più ampio margine di manovra in campo internazionale ed europeo, per un presidente che ha sempre voluto dimostrare la sua grande operosità sulla scena internazionale. E lo fa accogliendo i migranti lasciati in mare da un’Italia ormai spesso etichettata come neofascista, ma mantenendo comunque una posizione ferrea sulla questione.

Come spiega Christophe Bertossi, ricercatore presso l’Institut Convergences Migrations, infatti, «Macron è in una situazione di malessere, non sa dove andare. Non è abituato a governare senza un Parlamento che gli obbedisce completamente. Lo sappiamo da fonti vicine all’Eliseo». E prosegue: «Non solamente si è fatto eleggere contro l’estrema destra, ma vuole governare piacendo all’estrema destra ed ha dunque una tentazione molto forte di dimostrarsi duro, a partire dal controllo delle frontiere», spiega il ricercatore, ricordando che la Francia ha lungamente esitato prima di accogliere la nave e che la decisione è stata presa all’ultimo minuto sotto la pressione di Bruxelles.

Doppi standard
Se ad un primo sguardo la decisione e le dichiarazioni francesi possono essere lette come un passo in direzione della sinistra, prima forza di opposizione in Parlamento, diversi elementi mostrano una direzione totalmente opposta, secondo Bertossi. «Vi è in permanenza un doppio discorso tra Macron l’europeo, che ha un discorso molto progressista, e la politica francese dove Macron ha perso potere al Parlamento ed è bloccato da un discorso identitario e securitario dove l’estrema destra è sempre più forte e impone la sua agenda. È per questo che Darmanin farà una nuova legge sull’immigrazione a gennaio. Darmanin non è un uomo di sinistra quando se la prende con l’Italia», insiste.

Se un terzo dei migranti sarà ricollocato in Francia e un terzo in Germania, Darmanin, che ha sempre fatto parte della fascia più a destra del governo, ha ben tenuto a precisare che tutti coloro che non risponderanno ai criteri di diritto di soggiorno e/o di asilo «saranno ricondotti direttamente». A questo si aggiunge che il ministro non si è limitato ad esprimere giudizi morali sull’Italia, ma è passato subito a misure concrete, sentenziando la sospensione «a effetto immediato» dell’accoglienza prevista da qui alla prossima estate di tremilacinquecento migranti oggi in Italia, e invitando gli altri Stati europei, in particolare la Germania, a seguire l’esempio.

Vi sarebbe quindi un alone di ipocrisia nelle parole del ministro nei confronti dell’Italia, quando la stessa politica interna francese continua a inasprirsi in materia di immigrazione. «Quando Darmanin se la prende con il governo italiano non coinvolge in nessun modo il livello europeo, la solidarietà europea, nel quale questa questione dovrebbe essere trattata. Un governo francese che accusa l’Italia di non essere generosa nell’accoglienza dei migranti, è quanto meno un discorso fatto in mala fede», precisa Bertossi.

Un progetto di legge “immigrazione” dovrebbe essere discusso in Parlamento ad inizio 2023. Tra le varie misure, una semplificazione delle procedure di Oqtf (obbligo di lasciare il territorio francese) per le persone in situazione irregolare dovrebbe essere prevista. Una misura che arriva in seguito ad un drammatico fatto di cronaca avvenuto ad ottobre, quando un’adolescente è stata ritrovata assassinata nel nord di Parigi. La principale sospetta, d’origine algerina, era proprio sottoposta ad un Oqtf. In seguito a questa vicenda, ampiamente sfruttata dall’estrema destra di Le Pen e Zemmour, Gérald Darmanin ha annunciato, tra l’altro, su France Inter, voler rendere impossibile la vita degli stranieri oggetto di un Oqtf.

È importante ricordare inoltre che uno scenario simile di tensioni tra Roma e Parigi si era già verificato quando in Italia Matteo Salvini era Ministro degli Interni: «Siamo in uno scenario simile, ma Macron non è più nella stessa situazione. Tutta la differenza ora sta nel peso dell’estrema destra in Francia», conclude il ricercatore.

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