Linea bluLa strategia vampiresca di Conte per azzannare ciò che resta del Pd

Il capo grillino ha deciso di candidare Donatella Bianchi alle regionali del Lazio perché vuole far perdere il candidato del Partito democratico, relegare in un angolo il Terzo Polo e prendersi tutto il mazzo dell’opposizione

Unsplash

Tra Partito Democratico e Movimento 5 stelle è veramente una guerra senza quartiere, un continuo azzannarsi. Per la verità, è Giuseppe Conte che affonda le zanne nella carne molle dei Democratici e del prossimo sventurato segretario dem. La candidatura della giornalista Donatella Bianchi è l’ennesimo morso contro l’avversario/alleato che nel Lazio sostiene Alessio D’Amato, dopo che Carlo Calenda si era schierato al suo fianco. 

Enrico Letta aveva fatto questa scelta nella speranza che i Cinquestelle si piegassero alla candidatura dell’assessore alla Sanità. Del resto, con mister vaccino i grillini hanno governato negli anni più duri della pandemia, gestita alla grande proprio da D’Amato. Una speranza ingenua per tener viva la flebile fiammella del campo largo: un simulacro ormai spettrale che rimane in vita in Lombardia con la candidatura di Pierfrancesco Majorino. 

L’apoteosi dell’ipocrisia e dell’incoerenza tipica dei seguaci di Conte, che in Lombardia non contano un fico secco mentre nel Lazio un appeal elettorale ancora c’è l’hanno, come hanno dimostrato alle Politiche del 25 settembre. Con il piccolo dettaglio che nel Lazio fanno ancora parte della giunta guidata da Nicola Zingaretti, uno degli esponenti del Pd che si è speso per il fantomatico campo largo. Così come in tale direzione ha sempre lavorato Andrea Orlando che, nella corsa delle primarie, sta dalla parte di Elly Schlein. Come lo è buona parte della sinistra dem, con il risultato di essere gabbati e imbrogliati dai loro carnefici. 

La banale verità è che la candidatura di Bianchi, due volte presidente del WWF e famosa conduttrice di Linea Blu, non serve a vincere ma a far perdere D’Amato e soprattutto a massacrare il Pd. Serve a rubare i voti a un partito che sanguina dalle tante ferite che i suoi stessi protagonisti e leader hanno inferto nel gioco delle correnti, nel sistema di potere locale e nazionale rincorso a ogni costo e alleandosi con chiunque. 

Nel Lazio sulla carta il Pd aveva un suo piccolo feudo elettorale che ha resistito nelle ultime elezioni regionali: Zingaretti è stato riconfermato governatore per due volte mentre infuriava in Italia il vento populista e i Cinquestelle conquistavano Roma a mani basse con Virginia Raggi. Adesso però i dem devono fare i conti con l’avanzata di Fratelli d’Italia, che ha messo in campo il presidente della Croce Rossa Francesco Astorre, e con lo sgambetto dei Cinquestelle. E questo mentre giocano la partita delle primarie per la leadership. Piazza del Nazareno avrebbe bisogno di un vero fuoriclasse per resistere e ribaltare l’assedio che la sta distruggendo. 

Lo scontro nasce da una questione programmatica, ma il nodo del termovalorizzatore a Roma sembra uno specchietto per le allodole. Conte all’Avvenire spiega che D’Amato è stato «il punto di caduta del Pd dopo una guerra interna tra correnti e capibastone. Noi avevamo fatto delle richieste programmatiche loro il giorno dopo ci hanno risposto con il diktat su un nome senza neppure accettare una discussione sui temi».

Per il leader grillino con Bianchi ci sarà «una vera transizione ecologica». E lei ricorda che la salvaguardia ambientale, la lotta alle disparità e alle disuguaglianze hanno contraddistinto la sua vita professionale e personale: «Sono valori non negoziabili che ho travato nell’azione politica dei Cinquestelle e sono alla base della proposta programmatica che ho condiviso con Giuseppe Conte». 

Bianchi è una figura che per certi versi, a parte l’età, è perfettamente sovrapponibile a quella di Elly Schlein. Sembra paradossale che Conte abbia voluto colpire proprio sul quel versante, quello più di sinistra, più ambientalista, su quella parte politica del Pd che ancora insiste nel vedere nel Movimento 5 stelle un futuro e inevitabile alleato. Paradossale ma politicamente logico: facendo perdere D’Amato con le stesse carte della sinistra dem, Conte punta a certificare la morte celebrale di Piazza del Nazareno, sbattere in un angolo il Terzo Polo e prendersi tutto il mazzo dell’opposizione. Ogni terreno per questa operazione è utile, le regionali adesso, le europee nel 2024. 

Ovviamente il presunto Avvocato del Popolo afferma che a vincere sarà la Bianchi, ben sapendo che dividendo l’elettorato del centrosinistra e senza il doppio turno, a prevalere sarà la destra di Astorre. La strategia vampiresca è questa ed è la stessa che persegue Alessandro Di Battista, che vedremo presto all’opera in campagna elettorale a fianco della conduttrice televisiva

 Lei si presta a questa operazione e sapendo che difficilmente non ne uscirà vittoriosa dalle elezioni regionali si tiene la presidenza del Parco ligure delle Cinque Terre. Un incarico che il governatore Giovanni Toti ritiene incompatibile con la sua candidatura nel Lazio, perché deve essere svolto a tempo pieno. E non può neanche immaginare, le ricordano dal Pd, che dopo la campagna elettorale possa rientrare a condurre Linea Blu («la Rai non ha le porte girevoli», ha scritto su Twitter il deputato del Pd Andrea Casu), come se le porte a viale Mazzini non siano girate per decine e decine di ex parlamentari dem.