Il “Behavior & Brain Lab” della Libera Università Iulm ha realizzato il primo studio che indaga la sfera della memoria, emotivo-gratificatoria nel cervello quando assaporiamo il nostro piatto di pasta preferito. Grazie a tecniche neuroscientifiche e al brain tracking, è stato certificato che le emozioni collegate alla pasta sono paragonabili a quelle di un colpo vincente di Federer, il concerto del nostro artista preferito o un gol decisivo della Nazionale di calcio.
Numerosi studi nutrizionali hanno dimostrato che grazie all’apporto di triptofano, un buon piatto di spaghetti stimola le endorfine e il buonumore. Quello che finora ignoravamo, invece, è che esiste anche un meccanismo emozionale e neurofisiologico alla base del benessere psicofisico che si prova mangiando un piatto di pasta.
Lo studio innovativo – realizzato per i Pastai italiani di Unione Italiana Food su un campione di 40 soggetti (20 donne e 20 uomini) di età compresa tra i 25 e i 55 anni e senza allergie o intolleranze alimentari – per la prima volta ha coinvolto la ricerca scientifica indagando la sfera emotivo gratificatoria per capire come, quanto e perché siamo felici quando mangiamo un piatto di pasta, tracciando cosa “accende” nel nostro cervello una buona forchettata di spaghetti.
Secondo il professore Vincenzo Russo «La scienza si è messa al servizio delle emozioni, per certificare che pasta e felicità sono una cosa sola. La pasta crea e suscita emozioni e genera ricordi felici». Anche Riccardo Felicetti, presidente dei Pastai italiani, è d’accordo: «La pasta è il cibo con il miglior rapporto felicità/prezzo, un valore importante soprattutto oggi. A volte, la felicità è nelle piccole cose, come la pasta, la canzone del cuore e lo sport preferito».
Come la pasta accende la felicità
Lo studio ha individuato il tipo di reazione emotiva e il relativo grado di coinvolgimento dell’assaggio di un piatto di pasta confermando che mangiare pasta provoca uno stato emotivo-cognitivo positivo con risultati uguali, se non addirittura superiori, rispetto a quelli registrati con musica e sport.
I quattro parametri di analisi esaminati – Memorization, Engagement, Emotional eHappiness Index – hanno indicato anche che l’esperienza emotiva vissuta durante la degustazione della pasta preferita è pari a quella generata dalla rievocazione di ricordi felici, in particolare quelli legati alla famiglia.
Al servizio delle emozioni
Per Vincenzo Russo, Professore di Psicologia dei Consumi e Neuromarketing dell’Università Iulm, parlare di “effetto smile” della pasta è possibile. «Pasta e felicità sono una cosa sola,» dice Russo, «i risultati dicono chiaramente che sono proprio i momenti in cui mangiamo la pasta quelli che ci attivano maggiormente a livello emotivo. Questa attivazione cognitiva ed emotiva determinata dall’assaggio della pasta è così forte, piacevole e coinvolgente da persistere anche nei momenti successivi all’aver mangiato».
La maggioranza del campione ha identificato come comfort food proprio la pasta e indagando le abitudini di consumo dei partecipanti al test, alla domanda “quando mangi la pasta?”, la risposta che ha generato un punteggio più alto è stata “quando mi sento felice” (4,54 su una scala Lickert da 1 a 6); il suo consumo, in particolare, è legato a momenti di condivisione familiare (5,10) e amicizia (5,07). Interrogati sulle tre parole da associare alla pasta, subito dopo i riferimenti specifici al gusto e all’identità (“Italia”, “buona”) l’unica emozione immediatamente associata è la felicità. E alla domanda “quanto ti rende felice mangiare la pasta?”, il 76% degli utenti ha risposto “molto”.
Imbattibile nel rapporto felicità/prezzo
I dati di Unione Italiana Food dimostrano come la pasta sia consumata da tutti gli italiani o quasi (99%), in media circa 5 volte a settimana, per un totale di 23 kg annui pro capite, risultato che ci rende i più grandi consumatori mondiali. A questo dato contribuisce senza dubbio anche la capacità di evocare una carica emotiva positiva a un costo contenuto che fa della pasta la protagonista della spesa.
«Abbiamo sempre saputo che un buon piatto di pasta rende le persone felici, ma non sapevamo perché e fino a che punto» afferma Riccardo Felicetti «Ora, grazie a questa ricerca, arriva la conferma che indica nella pasta il cibo della felicità, o come piace dire a noi pastai, con il miglior rapporto felicità/prezzo. E portare un po’ di felicità nelle case degli italiani, in un momento come questo, per noi pastai è davvero fonte di soddisfazione e di orgoglio».
Secondo il World Happiness Report 2022, che ogni anno realizza una classifica sui Paesi in cui le persone si sentono più felici, l’Italia è al 31esimo posto (l’anno scorso era al 25esimo), in un ranking che comprende 146 Paesi. Nonostante il report parli di un buon livello di resilienza in Italia, sono i giovani a lamentare una minore soddisfazione di vita. E non è solo una questione socioeconomica.
Un altro interessante studio, firmato dall’Università di Warwick, Glasgow e dell’Alan Turing Institute di Londra, ci dice che oggi in Italia ci troviamo ai minimi storici della felicità anche se guardiamo agli ultimi 200 anni di storia del mondo. Non è un caso che sui canali social hanno sempre più successo foto e video che mettono in scena, senza schermi, i sentimenti positivi.
Felicità e ruolo chiave dei carboidati
Fin dagli anni Sessanta, una vasta letteratura scientifica – tra cui tre studi pubblicati sulla rivista The Lancet Public Health – ha confermato che la pasta, ricca di Triptofano e Vitamine del gruppo B, è alleata del buonumore a livello nutrizionale.
«I carboidrati sono molecole fatte di zucchero, quindi lo zucchero assunto dal nostro intestino e arrivato al cervello determina questa sensazione di benessere» afferma il professor Luca Piretta, nutrizionista gastroenterologo e docente dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. «Nel tratto intestinale» prosegue «ci sono dei recettori del gusto che agiscono anche sul sistema nervoso centrale attraverso dei meccanismi ormonali e neuro-ormonali che ci danno una memoria dell’assunzione dello zucchero. Quando si mangiano carboidrati quindi si stimolano le endorfine che trasmettono una sensazione di benessere. Infine, i carboidrati complessi come la pasta, assicurano un apporto sufficiente di triptofano, l’aminoacido precursore della serotonina, che regola l’umore. E le vitamine del gruppo B, presenti in quantità maggiore nella pasta integrale, implicano il rilassamento muscolare; soprattutto la B1, fondamentale per il sistema nervoso centrale, stimola la produzione di serotonina».
Alla Norma o all’Amatriciana, all’Eoliana o al ragù, aglio & olio o alla Carbonara, l’importante è che sia pasta: è la ricetta della felicità.