Manovra coi buchiStasera la fiducia alla Camera, il voto finale all’alba della vigilia di Natale

I rilievi della Ragioneria dello Stato su 44 emendamenti sbagliati. La prima chiama a Montecitorio dalle 20.30, poi seduta fiume. Opposizioni compatte contro il governo, i Cinque Stelle occupano l’aula. Ma la scena se l’è presa Roberto Giachetti, che ha svelato la farsa di Conte sulle mancate indennità dei deputati, decisione che i partiti hanno preso all’unanimità, e che invece i grillini si sono intestati

(La Presse)

Dopo settimane di stallo in commissione, con il ministero del Tesoro sommerso dalle richieste e il centrodestra diviso su tutto, la legge di bilancio finisce ancora nel caos. Ieri solo in tarda serata è arrivata la richiesta di fiducia del governo all’aula della Camera. Oggi è attesa la prima chiama a Montecitorio a partire dalle 20.30 e poi seduta fiume con il voto finale che dovrebbe arrivare verso le 6 di mattina della vigilia di Natale.

Una corsa contro il tempo, tra inciampi e rinvii. E soprattutto errori in rosso. Nonostante il maxi emendamento fosse pronto a un doppio esame blindato delle assemblee parlamentari, è stata la Ragioneria generale dello Stato a bloccare l’iter presentando, nel primo pomeriggio di ieri, una nota con rilievi finanziari su 44 misure. Non solo sulla misura da mezzo miliardo per i comuni che il governo aveva già annunciato di voler stralciare per mancanza di coperture, ma decine e decine di errori che compromettono alcuni degli emendamenti più simbolici approvati nell’ultima maratona notturna della commissione Bilancio. Tra questi, lo smart working per i fragili, perché nella scuola servono fondi ad hoc per sostituire il personale a casa, e il bonus cultura per i diciottenni.

Prima dell’inevitabile ritorno in commissione della legge di bilancio, il Pd, il Movimento Cinque Stelle e la sinistra hanno chiesto lo stralcio del provvedimento che consente la caccia in città ai cinghiali, a loro dire «inammissibile», trovando però un muro nel centrodestra. Stralciato invece l’emendamento di Maurizio Lupi sulla cancellazione del vincolo dell’offerta di lavoro “congrua” per i percettori del reddito di cittadinanza: anche questo presentava degli errori, per cui si torna all’offerta congrua – come spiega Repubblica.

Alla fine la manovra è tornata in aula alle 20, con le opposizioni che hanno abbandonato i lavori della commissione. Dopo la conclusione dei lavori, con l’aula chiusa, i deputati del Movimento Cinque Stelle sono rimasti ai loro posti nell’emiciclo, intervenendo uno dopo l’altro davanti alla webcam di un computer per protestare contro il governo. «La situazione è grave e indecente», ha scritto sui social il leader M5S, Giuseppe Conte. «Il governo non permette un confronto sulla manovra: abbiamo deciso di presidiare l’aula e di parlarne in trasparenza qui con tutti voi».

«Quello che è accaduto in queste ore in Parlamento è la dimostrazione che la destra non era pronta. Non lo era minimamente. Questa legge di bilancio è la più pasticciata degli ultimi vent’anni», commenta il segretario uscente del Pd Enrico Letta. Il centrodestra è riuscito a ricompattare le opposizioni, tanto che Carlo Calenda è sulla stessa linea di Letta: «Mai c’è stato un caos così per una manovra che non ha nemmeno un euro sulle riforme strutturali». Durissimo anche Matteo Renzi: «Nel 2019 Meloni attaccava l’allora premier Giuseppe Conte che faceva esattamente le stesse schifezze che sta facendo lei. Meloni e Conte sono due facce della stessa medaglia».

La scena in aula, però, ieri se l’è presa il renziano Roberto Giachetti – racconta il Corriere. «Potete essere definiti con un solo termine. Miserabili!», ha gridato riferendosi ai contiani. Applausi, risate e il coro «buffoni, buffoni» dai banchi della destra. I Cinque Stelle, bersaglio dell’invettiva, imbarazzati e silenti. Giachetti è andato giù duro, rimproverando il questore del M5S e Conte per essersi intestati la scelta di non aumentare le indennità dei deputati fino al 2025: decisione che i partiti hanno preso invece all’unanimità, in linea con le scelte degli ultimi anni. «Vergognoso», ha detto Giachetti, puntando il dito contro il questore Filippo Serra e poi contro Conte, colpevole di aver cantato immeritatamente vittoria.

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