Proiettare la vittoriaCome vive l’industria del cinema ucraino sotto le bombe

A Kyjiv il pubblico è tornato a visitare i festival, organizzati tra una sirena e l’altra, ma l’Ukrainian Film State Agency e il ministero della Cultura esitano a finanziare il settore cinematografico, perdendo l’occasione di presentare sulla scena internazionale i titoli di un paese che oggi più che mai ha bisogno di comunicare

LaPresse

Il cinema ucraino, come tutte le sfere di un paese invaso su larga scala dalla Russia il 24 febbraio 2022 ha subito un impatto enorme nel 2022. La produzione si è fermata in una mattina sola, gli specialisti del settore si sono arruolati volontari nell’esercito ucraino: il regista Akhtem Seitablaiev, il regista Oleg Sentsov, il produttore Volodymyr Yatsenko, chi si è offerto volontario, chi è emigrato all’estero per portare in salvo i figli, chi anche oggi assiste i giornalisti stranieri, chi è rimasto a raccogliere i cocci di un settore che negli ultimi otto anni dal 2014 (l’anno in cui il sostegno statale al settore culturale ucraino è stato cospicuamente aumentato) con i suoi pregi e difetti è riuscito a porre le basi per l’avvio di una scena cinematografica ucraina, dalla quale alla fine proviene anche il presidente Zelensky stesso. 

Nel 2022 film ucraini sono stati presentati ai festival più importanti del mondo, a Cannes (“Pamfir”, regia di Dmytro Sukholytkyy-Sobchuk, “Batterfly effect”, regia di Maksym Nakonechnyy, “Mariupolis-2, regia di Mantas Kvedaravicius, un lituano ucciso a Mariupol’ ad aprile 2022), a Venezia (Luxembourg Luxembourg, regia di Antonio Lukich), Berlino (Stop-Zemlia, regia di Kateryna Gornostai), al Sundance (Klondike, regia di Maryna Er Gorbach), non perché l’Ucraina è stata in voga l’anno scorso, ma per i suoi pregi e perché negli anni precedenti c’è stato un importante lavoro nel settore, senza dimenticare un film non si fa in due mesi da febbraio a maggio (Il festival di Cannes si svolge a maggio, è stato il primo festival europeo di Classe A dopo l’invasione russa dove sono stati presentati i film di produzione ucraina).

I cineasti ucraini, non solo con i loro film, ma anche con la loro ferma posizione, hanno saputo attirare l’attenzione sulla guerra che sta facendo la Russia all’Ucraina sui red carpet più importanti. A Cannes la crew di “Butterfly Vision” si è presentata con lo striscione «Russia kill Ukrainians. Do you find it offensive and disturbing to talk about this genocide?» («La Russia uccide gli ucraini. Trovate offensivo e fastidioso parlare di genocidio?»), criticando Instagram che oscurava le immagini di guerra in Ucraina come sensitive content

I difetti, però, hanno fatto trovare le istituzioni statali culturali impreparate all’invasione. A parte l’Ukrainian Institute che ha svolto un lavoro eccezionale, le altre istituzioni come l’Ukrainian Film State Agency e lo stesso ministero della Cultura tutt’ora esitano a finanziare e a organizzare il settore, perdono l’occasione di presentare sulla scena internazionale i film ucraini, conducono una politica poco trasparente che non trova il sostegno dei cineasti ucraini.

Ormai il sistema del volontariato ucraino che parte dal basso (gli ucraini che in poche ore raccolgono milioni per comprare anche i satelliti) è il biglietto da visita di questo popolo. Anche la sfera del cinema ha usufruito di questo sostenersi a vicenda. A maggio 2022, a Kyjiv hanno riaperto i cinema e il pubblico è tornato a visitare i festival del cinema, organizzati tra una sirena e l’altra. Andare al cinema e comprare il biglietto o guardare i film sulle piattaforme come Takflix per sostenere il settore è diventato un must come donare all’esercito ucraino, anche perché delle anteprime ucraine non mancavano.

Il più grande festival del cinema ucraino, Odessa IFF, però si è svolto all’estero. I film in concorso sono stati proiettati al Warsaw IFF, invece gli eventi che riguardano la parte dell’industria si sono svolti a PriFest del Kosovo e Karlovy Vari IFF. Il festival dei documentari Kharkiv Meet Doc Fest si è spostato a Kyjiv, gli ormai tradizionali Molodist’ IFF, Docudays e Kyiv Critics Week si sono svolti comunque anche se in edizioni ridotte.

Se il 2022 è stato l’anno in cui l’industria del cinema ucraino ha raccolto i frutti del lavoro svolto in precedenza, il 2023 potrà esserli ancora, a giudicare dalla nuova uscite: La “Palisiada” regia di Filip Sontychenko, “Dovbush” regia Oles’ Sanin, “Io vittoria e Berlino” regia di Olha Riashyna, “Myrnyy-21” regia di Akhtem Seitablaiev, “Demons” regia di Natalka Vorozhbyt, “Mavka. Il canto della Foresta” regia di Oleksandr Ruban e Oleh Malamuzh, grazie anche ai programmi avviati come Filmboost e alla collaborazione tra Netflix e Ukrainian Film Academy. 

Dal 2024 la situazione potrebbe diventare disastrosa perché nel 2022 i cineasti al posto di tenere in mano la macchina da presa tenevano in mano il fucile. La produzione dei film ucraini è ferma anche per la difficile situazione delle infrastrutture energetiche bombardate. Le grandi aziende invece di allestire i set, hanno prestato i generatori agli ospedali sprovvisti di elettricità. 

La comunità cinematografica ucraina piange anche le sue perdite. A marzo a Irpin’ nell’evacuare i civili ha perso la vita l’attore Pavlo Li, arruolato volontario, e negli ultimi giorni di dicembre 2022, a Solodar, una città nei pressi di Bakhmut dove c’è il fronte più caldo dell’est ucraino, è stato ucciso Viktor Onys’ko, arruolato volontario ma comandante del plotone liberatore di Kherson, un direttore di montaggio noto per i film “The Stronghold”, “The Rising Hawk”, “Viddana”.

Sfogliando l’elenco delle nuove uscite ucraine, si nota che nella colonna “data” accanto ad alcuni dei titoli c’è scritto «dopo la vittoria». Che la vittoria ucraina sull’invasore sia il film più bello che possano girare tutti gli ucraini insieme.

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