Per contrastare il caro-carburanti, il governo di Giorgia Meloni ha approvato un decreto che rinnova per il primo trimestre 2023 buoni benzina per un valore massimo di 200 euro per lavoratore dipendente. Ma nonostante le richieste di Lega e Forza Italia, al momento non è invece previsto un ripristino degli sconti sulle accise introdotta dal governo Draghi e lasciata scadere a inizio anno. Rinnovare una misura del genere costerebbe ben 1 miliardo all’anno: cifra che l’Italia non può permettersi.
In parallelo con la proroga del bonus, il consiglio dei ministri ha anche disposto un tetto al prezzo in autostrada e misure per rafforzare la trasparenza dei prezzi dei carburanti nelle varie stazioni di servizio: il monitoraggio dei prezzi da parte del ministero dell’Ambiente non sarà più settimanale ma giornaliero e per gli esercenti scatterà l’obbligo di esporre il costo medio nazionale a fianco di quello applicato dal singolo distributore. L’Antitrust vigilerà sull’assenza dei cartelli sul prezzo.
Insomma, al di là degli annunci roboanti, il governo è costretto ad ammettere – visti i dati del ministero dell’Ambiente – che con i rincari sulla benzina la speculazione non c’entra ma c’entra la mancata proroga del taglio delle accise. E alla fine il consiglio dei ministri ha partorito un topolino. Le accise contestate da Giorgia Meloni quando era all’opposizione restano lì dove sono. E l’aumento del prezzo dei carburanti mette per la prima volta Fratelli d’Italia davanti al rischio concreto di perdere consensi. Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e numero due del partito, sulla Stampa ammette: «Bisogna fare delle scelte. Ora che i carburanti sono tornati a prezzi più contenuti, le poche risorse che abbiamo vanno usate per interventi più mirati. Lo sconto sulle accise è molto costoso. Ora è tempo di investire sulla crescita».
In questi giorni è stato ripubblicato un video d’archivio, dove Giorgia Meloni, allora all’opposizione, si indignava per il peso delle accise, chiedendone l’abolizione. Lollobrigida difende quella posizione: «Era una battaglia giusta, che rivendichiamo, ma ora viviamo in tempi eccezionali. Il conflitto in Ucraina e l’aumento dei prezzi dell’energia hanno mutato il quadro e questa congiuntura ci obbliga a scegliere. Noi siamo un Paese con un debito altissimo».
Quindi niente abolizione. «Io parlerei di riduzione ed è un tema che andrà ripreso», ma «in tempi diversi da questo», dice il ministro. Che non teme di perdere consenso: «A giudicare dai sondaggi direi proprio di no. Fratelli d’Italia fa registrare una crescita importante e non a discapito degli alleati del centrodestra. I cittadini sono molto più maturi di quei pochi che ragionano con la pancia e ci chiedono di fare tutto e subito».
Lollobrigida è ottimista: «I segnali sono già molto buoni: da quando siamo al governo la Borsa è cresciuta, lo spread non è certo aumentato come diceva qualcuno e il prezzo del gas è sceso. E l’ottimismo che si percepisce è importante, perché porta a far crescere i consumi».
Ma se finora il percorso era segnato, con la legge di bilancio da fare di corsa, ora però bisogna passare all’iniziativa. «Vogliamo portare avanti due principi: legalità e sicurezza. Il percorso è già iniziato con il decreto Rave e con quello che regola le attività di soccorso dei migranti», dice Lollobrigida. Poi si proseguirà con «la decontribuzione per chi assume». E si inizierà il «percorso» per presidenzialismo e autonomia. Ma il testo inviato dal ministro Calderoli sarà usato solo come «punto di partenza».