La scorsa settimana, Reuters ha pubblicato i risultati di una sua inchiesta che dimostrerebbe come alcuni soggetti legati alla Russia avrebbero cercato di manipolare l’opinione pubblica tedesca in senso ostile all’Ucraina, in alcuni casi riuscendo a determinare o organizzare manifestazioni di piazza contro le sanzioni a Mosca e per il ritiro del sostegno a Kyjiv.
In particolare, Reuters identifica una rete formata da pochi soggetti, man ben inseriti in comunità online o piccoli gruppi di estrema destra particolarmente permeabili alla retorica filorussa. Il primo è Max Schlund (originariamente Rostislav Tslyuk), un ex agente dell’aviazione russa trasferitosi in Germania da circa un decennio.
Schlund avrebbe compiuto viaggi in Russia, per eventi dove Putin era presente e con biglietti pagati da società ora sotto sanzioni, così come nelle autoproclamate repubbliche indipendenti filorusse. Aiutato da un altro uomo, Andrei Kharkovsky, Schlund ha organizzato a inizio gennaio una manifestazione anti-Ucraina a Colonia, radunando circa duemila persone.
Altre persone identificate dalle autorità tedesche, e di cui parla anche l’inchiesta di Reuters, sembrano avere profili simili. Si tratta di uomini con legami, spesso non solo ideologici ma anche biografici, con la Russia o con società russe, che si muovono bene nelle comunità dell’estrema destra tedesca, sia attraverso piattaforme online sia attraverso la partecipazione a gruppi più o meno strutturati di attivisti.
In un Paese come la Germania, dove le forze politiche (anche di destra) hanno fatto del rifiuto del dialogo con l’estrema destra una loro caratteristica fondamentale, e dove l’opinione pubblica è spesso più reattiva che altrove sui temi legati all’antifascismo e alla difesa della democrazia, il nesso tra ostilità all’Ucraina ed estrema destra è particolarmente significativo.
A dicembre, la polizia tedesca ha condotto una maxi operazione con centocinquanta perquisizioni in undici Länder diversi, arrestando venticinque persone e sequestrando armi, documenti e materiale propagandistico.
Tutte le persone coinvolte aderivano a un’organizzazione che si faceva chiamare Reichsbürger («cittadini del Reich»): di fatto, un’organizzazione clandestina di estrema destra che mirava, forse senza averne davvero gli strumenti, a un colpo di Stato che restaurasse l’ordine pre-repubblicano, basato sulla guida del Kaiser, attraverso un attacco al Bundestag e l’uccisione del Cancelliere, Olaf Scholz. A capo del gruppo figura Heinrich XIII di Reuss, discendente da una famiglia nobile della Turingia e ancora in possesso di una discreta ricchezza e capacità d’influenza.
Al di là della scarsa organizzazione dei Reichsbürger, colpisce che la loro retorica sia simile a quella degli agenti filorussi, così come a quella di tante piccole sigle di estrema destra presenti in Germania. Secondo questi gruppi, la Repubblica Federale Tedesca non sarebbe altro che una sorta di stato-vassallo degli Stati Uniti e in generale dell’Occidente, che avrebbe «soffocato» il reale spirito del popolo tedesco.
Queste tesi, come si nota, seppur adattate ai tempi, sono abbastanza simili a quelle sostenute già un secolo fa dal movimento völkisch e dal nazionalsocialismo (di cui tutti questi movimenti sono più o meno espressamente nostalgici), secondo cui la modernità e il diritto internazionale stavano limitando la proiezione storica e politica della Germania.
In un Paese che, dal dopoguerra a oggi, ha sempre posto un forte accento sul tema delle libertà personali e sulla separazione tra sfera privata e controllo dello Stato, la pandemia ha però dato nuova linfa a questi movimenti, rendendo le loro teorie cospiratorie e anti-Stato attrattive anche per persone che, a rigore, non erano facilmente intercettatili dall’estrema destra. Secondo la polizia, ad esempio, i Reichsbürger sono cresciuti fino a ventunomila sostenitori, dai circa duemila di prima della pandemia.
Le restrizioni attivate per contenere i contagi hanno permesso a questi gruppi di alimentare la loro retorica sulla volontà di controllo dei cittadini ad opera della Repubblica Federale, mentre la dimensione globale del fenomeno ha finito, ai loro occhi, per mostrare l’esistenza di un «ordine mondiale» così come avvenuto in altri Paesi.
Non a caso, a fianco a movimenti anti-scientifici, l’estrema destra ha da subito rappresentato una parte rilevante dei movimenti tedeschi di opposizione alle misure anti-Covid. Nello stesso periodo, questi gruppi si sono anche dimostrati vulnerabili a teorie del complotto presenti negli Usa: la Germania è per esempio il Paese europeo con più sostenitori di QAnon, una delirante teoria che vede il mondo governato da una setta satanista di cui Joe Biden e Papa Francesco sarebbero esponenti apicali.
La convergenza tra retorica anti-occidentale, antimodernismo e delegittimazione dello Stato spiega anche l’ibridazione tra estrema destra e agenti filorussi: trattandosi di gruppi che sostengono tesi simili, sono facili le osmosi tra più organizzazioni, spesso con le stesse persone che partecipano a più sigle.
Se, insomma, a soggetti filorussi può convenire usare l’estrema destra come grimaldello per criticare il governo in funzione anti-Ucraina, è vero anche che spesso i soggetti a cui si rivolgono hanno già sviluppato, per proprio conto, posizioni simili, creando intersezioni potenzialmente feconde.
Non bisogna, però, perdere di vista le diversità degli argomenti usati per mobilitare contro lo Stato: le teorie complottiste possono certamente rappresentare un pericolo per l’ordine pubblico e la democrazia, ma il tentativo di mobilitare l’opposizione dell’estero rappresenta una fase ulteriore, e pericolosa, di questo processo.
La guerra in Ucraina ha fornito agli agenti stranieri la possibilità di far leva su argomenti concreti, come appunto gli aiuti a Kyjiv e le conseguenze economiche delle sanzioni alla Russia, rendendo possibile provare ad avvicinare anche quelle persone che difficilmente presterebbero ascolto a chi dice che la pandemia è organizzata da una setta satanista.
Questi gruppi, finora, si sono sempre rivelati estremamente minoritari, come dimostrano i risultati delle elezioni, i sondaggi d’opinione e persino le reazioni alle scelte del governo tedesco (che proprio qualche giorno fa ha approvato, insieme ad altri Paesi europei, l’invio di nuovi aiuti e di carri armati a Kyjiv).
Ma in un Paese particolarmente esposto al conflitto con la Russia, come la Germania, e che attraverso l’Ostpolitik ha storiche relazioni con Mosca, questi gruppi pongono un serio pericolo per l’orientamento dell’opinione pubblica, con possibili riverberi su tutto lo scenario europeo.