Nuovi equilibriL’opposizione costruttiva del Terzo Polo sta oscurando Pd e M5S

Azione e Italia Viva stanno prendendo gran parte dello spazio politico lasciato libero dal Governo Meloni, tagliando fuori l’alleanza che si è risistemata sulle posizioni populiste di Giuseppe Conte

Andrew Shelley, Unsplash

Il Terzo Polo si sta prendendo gran parte dello spazio politico lasciato libero dal Governo Meloni. E non lo sta facendo con un’azione sguaiata, offensiva e populista ma con quell’opposizione costruttiva tanto dibattuta sui social in queste ultime settimane. Ad essere più infastiditi da questo atteggiamento, guarda caso, sembrano essere proprio gli esponenti di Partito democratico e Movimento 5 Stelle perché, come diretta conseguenza rispetto a queste nuove mutazioni degli equilibri politici nazionali, sono proprio quest’ultimi ad essere praticamente tagliati fuori dal dibattito parlamentare. E lo spazio si sa, in politica, è quasi tutto.

Uno dei tanti indizi di quello che dico è quanto accaduto la settimana scorsa con un Movimento 5 Stelle che, alla disperata ricerca di visibilità, è scivolato grossolanamente con il proprio questore Filippo Scerra che si è maldestramente intestato il mancato aumento delle indennità parlamentari (su questo argomento, vi invito a spendere 4 minuti del vostro tempo per guardare il video in cui Roberto Giachetti smonta la finta narrazione grillina).

Dopo anni di populismo, prima all’opposizione e poi al governo, sembra che questo modo di fare politica non paghi più in termini di consenso e di strategia. Gli italiani adesso, con un governo pienamente legittimato da un risultato elettorale chiaro e netto, si aspettano che la politica risolva tanto le questioni impellenti (vedi caro energia e conseguenze della guerra in Ucraina sui mercati) quanto quelle annose (vedi Riforma della Giustizia ad esempio). Con una premier che in poche settimane ha saputo trasformarsi da leader sovranista che ammiccava agli amici di Visegrad in una figura politica convintamente inserita nello scacchiere atlantista ed europeista, iniziano ad essere molti gli elettori moderati che vedono di buon occhio un rapporto costruttivo, seppur con ogni doveroso distinguo e tempestiva presa di distanza, tra il Terzo Polo di Carlo Calenda e il Governo Meloni.

L’inedito posizionamento del Terzo Polo, dove gli esponenti di spicco criticano Meloni in maniera puntuale e nel merito delle questioni quando lo ritengono opportuno ma che, allo stesso tempo, avanzano anche proposte costruttive e lanciano aperture mirate come quelle sulla eventuale Riforma della Giustizia voluta da Carlo Nordio o come quella sul presidenzialismo “alla francese”, di fatto riducono ad un niente lo spazio politico e mediatico delle altre forze politiche, in questo caso Partito democratico e Movimento 5 Stelle. Le parole della capogruppo Raffaella Paita vanno proprio in questa direzione: apertura sulle riforme per il bene del Paese, ma solo se il governo fa sul serio.

Mentre al Nazareno, distratti dai propri problemi interni, vanno incontro all’ennesimo congresso che nella migliore delle ipotesi sarà l’ennesima genesi di una nuova scissione, al Movimento 5 Stelle ormai non rimangono che le bandierine ideologiche del Reddito di Cittadinanza e dei pranzi nelle mense dei poveri del proprio leader Giuseppe Conte, sempre puntualmente e doverosamente immortalate perché in fondo, presentarsi vicini ai poveri, ormai è rimasta l’unica cosa su cui si è in grado di fare leva. Insomma, un po’ poco per reggere il gravoso e complesso peso di un’opposizione che deve rappresentare anche quell’Italia produttiva, le partite iva, i liberi professionisti e tutti coloro che non si sono arresi all’idea di finire un giorno costretti su un divano senza lavoro, ambizioni, sogni e proiezioni, tenuti in vita soltanto dall’ennesimo sussidio di Stato.

In questo inizio di legislatura, il Terzo Polo si è ritrovato in poco tempo in una posizione politicamente favorevole. Pronto ad incidere sull’azione di governo, pur rimanendone fuori, come nel caso del voto comune sull’abolizione immediata della riforma Bonafede (la tristemente celebre “spazzacorrotti”) ma anche in prima linea per un’opposizione seria e puntuale quando si discute dei milioni di euro relegati alle squadre di serie A, oppure quando si decide di intervenire in maniera sbagliata e grossolana nel decreto rave.

Questo scenario probabilmente andrà avanti fino alle prossime Europee, quando probabilmente Renzi proverà a rilanciare la sua carriera politica a Bruxelles, quando Calenda proverà a rafforzare la propria leadership italiana e magari quando questo Terzo Polo, forse, sarà finalmente diventato qualcosa in più della somma tra Azione e Italia Viva.

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