Giorgia Meloni è inadeguata a governare l’Italia, si è circondata di una squadra di saltimbanchi con cui però, grazie alla complicità dei media e all’inconsistenza degli avversari, riesce comunque a dominare il discorso pubblico intorno a temi da asilo infantile, tipo il Pos, le accise e Dante padre fondatore della destra.
Il Partito democratico perde consensi al ritmo di un punto percentuale a sondaggio, proprio nel momento di massima mobilitazione sul territorio e di maggiore esposizione mediatica, mentre i leader o presunti tali della cosiddetta ditta sono ormai consapevoli che la pacchia sia finita e che sia inevitabile un declino come quello dei socialisti francesi o, peggio ancora, un destino da portatori d’acqua dei populisti di Giuseppe Conte e Marco Travaglio (per decenza, meglio non soffermarsi sull’inno sovietico oscenamente suonato in chiusura di un raduno della Cgil).
I liberal democratici ancora non ci sono, anche se sabato Carlo Calenda ha finalmente delineato la roadmap della nascita del nuovo partito, tra marzo e settembre, spiegando pannellianamente ai liberali tutti d’un pezzo di smetterla di rompere i coglioni sul grado di purezza liberale degli interlocutori da coinvolgere nel progetto e sull’intransigenza ideologica che nei casi più estremi finisce per dare ragione ai picchiatelli no vax e no green pass (Più Europa è un caso a parte, forse disperato: in Lombardia sta con Majorino e i Cinquestelle e al massimo parla di lista elettorale comune alle Europee del 2024, non di partito unitario. Auguri).
L’America e il mondo libero possono contare sulla barra dritta tenuta dal vecchio e malandato Joe Biden, sia fatto santo subito, il quale però guida un partito più frastornato dell’omologo italiano dalle politiche identitarie e adesso affronta una Camera dei rappresentanti guidata da repubblicani così fulminati da sembrare usciti da una trasmissione di Retequattro o da una pagina della Verità (senza contare il golpista e truffatore Donald Trump, inspiegabilmente ancora a piede libero e in testa ai sondaggi delle primarie repubblicane).
In Italia e nel mondo, il quadro non è promettente, mentre non si conoscono ancora gli effetti dei tentativi americani di preservare il dominio tecnologico e militare degli Stati Uniti con enormi investimenti pubblici e con misure protezionistiche volte a evitare una pericolosa dipendenza dalla Cina, mentre le previsioni di Goldman Sachs raccontano che entro il 2050 l’India e l’Indonesia saranno la terza e la quarta economia del mondo, e poi toccherà anche alla Nigeria e al Pakistan, al momento non esattamente paesi amici dell’Occidente.
Qualcosa gli americani si dovranno inventare, ma nel futuro non sembrano esserci leader politici all’altezza del compito. Il governatore della Florida Ron DeSantis potrebbe addirittura essere peggio di Trump, perché la pensa allo stesso modo dell’ex presidente defenestrato a furor di popolo dalla Casa Bianca ma è più preparato e intelligente, e anche meno cialtrone: insomma, se dovesse organizzare un golpe è probabile che riuscirebbe a realizzarlo, al contrario di Trump. Non si vedono all’orizzonte nemmeno leader d’industria adulti, a meno di non considerare tali gli oligarchi anarchici e bamboccioni della Silicon Valley.
In questo contesto, nel mondo occidentale l’unica battaglia ideale, civile e purtroppo anche militare per cui vale la pena di vivere è la difesa del favoloso popolo e dello stato ucraino, ancora sotto l’indiscriminato attacco dei criminali di guerra e dei terroristi russi. Sono solo gli ucraini a dare un senso a questi tempi impazziti.
L’Italia, l’Europa, l’America, il mondo libero dovrebbero concentrarsi su di loro, senza farsi distrarre da altro, per fermare la Russia, definirla formalmente uno stato terrorista, cacciarla dai consessi internazionali, chiudere le ambasciate che disseminano fake news, bloccare i visti turistici, aumentare al massimo le sanzioni e proteggere gli ucraini ancor più di quanto sia stato fatto finora, inviando a Kyjiv sistemi anti missili adeguati a respingere gli attacchi nazisti di Mosca e in numero sufficiente ad evitare le stragi civili come l’ultima a Dnipro che ha fatto almeno trentacinque vittime. E per fornire a un popolo di straordinaria civiltà e compostezza come quello ucraino, impegnato a difendere coraggiosamente la sua libertà ma anche la nostra, anche carri armati, generatori di corrente, denaro, sostegno politico e tutto quello che gli serve per rimandare a casa gli invasori imperialisti e, soprattutto, per sempre.