#MilanoAiutaUcraina è il progetto finanziato dall’omonimo Fondo solidale costituito dalla Fondazione di Comunità Milano, su impulso del Comune di Milano, per raccogliere donazioni e sostenere l’accoglienza e l’integrazione della popolazione arrivata in città dopo l’invasione russa.
È stata coinvolta una rete di oltre trenta enti e associazioni che hanno collaborato per assistere migliaia di persone ucraine – in larghissima maggioranza donne (il 69,8% del totale) con minori (44,2%) – operando nei quartieri dove i nuclei rifugiati hanno trovato ospitalità da parenti, presso famiglie italiane e nelle strutture d’accoglienza.
Grazie alla cifra raccolta, oltre 1,4 milioni di euro, è stato possibile garantire loro corsi di italiano (circa 600 inserimenti), attività ricreative e sportive per minori, anche in centri estivi (oltre 200 inserimenti), tutoraggio educativo e linguistico (182 interventi), formazione professionale e reskilling (112 contratti di lavoro attivati), oltre a supporto psicologico (106 colloqui) e sostegni economici diretti per l’acquisto di beni primari, materiale scolastico, assistenza domiciliare e sanitaria (1.689 azioni di sostegno).
Il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, si è dichiarato «Orgoglioso della risposta compatta e tempestiva che la città ha saputo dare fin dai primi giorni del conflitto mettendo a disposizione centri di accoglienza, aprendo le porte delle case private, attivando un hub di primo contatto», per poi aggiungere che il progetto #MilanoAiutaUcraina «Si è spinto ancora più in là, con l’obiettivo di costruire risposte non emergenziali a bisogni complessi. Il mio grazie va agli operatori e alle operatrici sociali che hanno lavorato per superare il dolore e la sofferenza di un popolo in fuga, ai cittadini e alle cittadine che hanno fatto una donazione o si sono adoperati in prima persona per accogliere e alle tante associazioni che ogni giorno, insieme a noi, continuano a lavorare perché nessuno venga lasciato da solo».
«La generosità dei milanesi e delle milanesi, la solidità del tessuto sociale cittadino e la regia delle istituzioni sono le chiavi di un progetto che ha saputo aiutare le persone nel concreto, supportandole nell’affrontare gli ostacoli quotidiani e sostenendole in un periodo di grande fragilità», ha aggiunto l’assessore al Welfare e Salute Lamberto Bertolé.
Si è fatto parte attiva in questo progetto di sostegno ai rifugiati ucraini anche il Teatro alla Scala, «Fin dall’Ottocento un riferimento della vita non soltanto culturale e artistica ma civile della città di Milano», come aggiunge il Sovrintendente e Direttore Artistico Dominique Meyer. «I lavoratori della Scala in numerose occasioni sono stati presenti con generosità al fianco di popolazioni colpite da emergenze naturali o civili. Nel caso dell’invasione dell’Ucraina, tutte le componenti del Teatro hanno contribuito allo sforzo unitario per realizzare in tempi brevissimi un concerto che ha coinvolto Orchestra e Coro diretti dal Maestro Chailly, raccogliendo oltre 380mila euro devoluti al Fondo #MilanoaiutaUcraina e alla Croce Rossa italiana. L’impegno della Scala è proseguito con l’accoglienza presso la nostra Accademia di alcune giovanissime artiste ucraine, ospitate insieme alle loro famiglie».
I 2.194 beneficiari diretti sono stati intercettati attraverso il 020205, il contact center che da aprile 2022 ad oggi ha ricevuto oltre 3.500 segnalazioni, grazie al prezioso lavoro delle operatrici madrelingua, e che è stato finanziato con una donazione di Andriy Shevchenko.
«Sono molto contento – spiega l’ex calciatore – di aver potuto dare un contributo per supportare in maniera concreta le persone, soprattutto donne e bambini, che sono arrivate qui durante questi mesi. Per me è molto importante che i loro familiari, che sono rimasti in Ucraina a difendere il nostro Paese, sappiano che sono al sicuro e che l’intera città si sta prendendo cura di loro. Milano dimostra come sempre la sua anima solidale e di questo voglio ringraziare tutti i milanesi e il sindaco Sala. Il centralino 020205 ha aiutato tanti ragazzi e ragazze nell’inserimento scolastico, i loro genitori a trovare un lavoro o a studiare l’italiano. Un sostegno importante, nella speranza che la guerra finisca presto e che possano rientrare a casa».