Il potere della cucinaL’ambizioso progetto di empowerment femminile per donne migranti

«Le donne migranti modenesi hanno una storia da raccontare», spiega Caroline Caporossi, ideatrice di Roots, un luogo di incontro nel cuore pulsante di Modena, in cui protagoniste sono le storie e le ricette di ragazze che provengono da tutto il mondo. Foto di Michela Balboni

Le radici di ogni individuo sono il contatto diretto con il suo io più profondo: parte da qui tutto il patrimonio genetico e filosofico dell’uomo. Le nostre scelte relative al cibo sono lo specchio attraverso cui ci riconosciamo, e ci presentiamo agli altri. Come cuciniamo, mangiamo e percepiamo il cibo fa parte del nostro essere e lo definisce. Le nostre scelte alimentari ci caratterizzano molto più di tanti altri aspetti della nostra vita: con che cosa ci nutriamo dice da che Paese proveniamo, racconta di che religione siamo, dice che abitudini abbiamo introiettato e parla delle nostre preferenze. I piatti e le ricette che amiamo ci tengono legati a ricordi, sapori, memorie.

L’insieme di questi valori costituisce l’ossatura di Roots, un progetto di formazione culinaria ed empowerment femminile per donne migranti, un luogo di incontro nel cuore pulsante (e cosmopolita) di Modena, in cui protagoniste sono le storie e le ricette di donne che provengono da tutto il mondo e qui si incontrano e danno vita a una nuova identità collettiva. Roots – radici, appunto – nasce dalla mente della giovane italo-americana Caroline Caporossi: l’iniziativa, che parte da un progetto di inclusione sociale, è dedicata al sostegno alle donne migranti e mette le loro radici al centro della narrazione. 

Queste donne, infatti, sono testimoni attive della loro cultura e della loro cucina e si inseriscono nel progetto per far conoscere il proprio retaggio gastronomico, e non solo, attraverso il cibo. Un messaggio universale di condivisione, comprensibile da tutti e senza vincoli di nessun genere. E, come luogo simbolico e identificativo, Roots ha scelto per la sua sede il Complesso San Paolo, con il suo giardino interno all’ombra di un magnifico e imponente leccio secolare, sotto le cui fronde si sviluppa il mix and match di lingue e ingredienti, di ricette e storie. 

Le donne cuoche, che partecipano a questa iniziativa come tirocinanti, vogliono condividere i loro sapori con la comunità, ma allo stesso tempo vogliono anche imparare un mestiere per poter trovare poi un lavoro nel settore della ristorazione: l’inclusione come veicolo di liberazione e di emancipazione, passando da tradizioni familiari, spesso secolari. Le radici sono un aspetto importante nel percorso di Caroline, pronipote di calabresi emigrati negli Stati Uniti a inizio Novecento. 

E proprio da queste origini Caroline ha deciso di ripartire, scegliendo l’Italia come sede del suo progetto, dopo aver lavorato per Food for Soul, l’associazione non-profit fondata dallo chef Massimo Bottura. Ad accompagnarla in questa avventura, con il ruolo di Culinary Director, è Jessica Rosval, chef di Casa Maria Luigia e co-fondatrice dell’associazione Aiw (Association for the Integration of Women), nominata Chef donna dell’anno 2021 dalle guide dell’Espresso.

Sedici sono le donne che verranno formate qui ogni anno, con la speranza di riuscire ad avere una rappresentanza ampia delle diverse culture: il ristorante di Roots offrirà un menu che varierà durante l’anno, plasmandosi di volta in volta sulla cucina di provenienza delle donne che faranno parte della brigata, grazie a un programma di training a rotazione. Le ricette proposte racconteranno molto di queste donne, incrociandosi sempre con ingredienti e tradizioni tipiche del territorio modenese: perché la cultura, come la cucina, scorre in un perenne flusso che rimescola saperi e sapori.

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