Arsenico e resistenzaLe sanzioni alla Russia richiedono tempo per produrre effetti, ma sono efficaci e irreversibili

I pacchetti di misure europee stanno limitando l’economia e la macchina da guerra del Cremlino, e il loro peso è destinato ad aumentare nei prossimi mesi. Il deficit pubblico di Mosca è cresciuto di quattordici volte e la bilancia commerciale è ai minimi storici

AP/Lapresse

«Le sanzioni Ue sono un veleno ad azione lenta come quello prodotto dall’arsenico. Richiedono tempo per produrre i loro effetti, ma lo fanno ed è irreversibile». Così ha spiegato l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea Josep Borrell, nel mentre Bruxelles decideva su un decimo pacchetto di sanzioni contro la Russia volte a limitare le esportazioni di materiale sensibile per un valore di undici miliardi di euro.

Il commento riguarda il complesso dibattito sull’efficacia di questo strumento. Da una parte, si osserva infatti che l’economia russa non è ancora crollata, come qualcuno aveva previsto. Dall’altra si ribatte che però gli effetti delle sanzioni già si sentono, e il loro peso è destinato ad aumentare gradualmente.

È vero che nel 2022 i ricavi delle vendite di idrocarburi sono stati eccezionali, ma in questo anno l’Europa ha accelerato il suo sganciamento dal petrolio e dal gas di Putin, per cui i relativi utili a gennaio sono quasi dimezzati e il deficit pubblico «sta esplodendo» perché «è quattordici volte superiore nel gennaio 2023 e la bilancia commerciale della Russia è al suo minimo storico medio dal 2007», ha sottolineato Borrell.

Presentato mercoledì, il decimo pacchetto dovrà essere discusso e approvato dai governi dei 27 Stati membri. Cosa non facilissima, perché a parte la presenza del cavallo di Troia putiniano, Viktor Orbán, ci sono comunque varie sfumature, riserve e punti complicati. Stavolta l’obiettivo sarebbe «privare l’economia russa di tecnologia e beni industriali critici», elettronica essenziale, veicoli specializzati, parti di macchinari, parti di camion e motori, nonché beni per la costruzione settore che può essere indirizzato all’esercito russo, come antenne o gru. Insomma, si vuole del tutto prosciugare il flusso di componenti di tutto ciò che viene utilizzato sul campo di battaglia, da armi, veicoli e droni alle comunicazioni.

Il pacchetto punta inoltre a tenere i cittadini russi lontani dai consigli di amministrazione delle società che controllano le infrastrutture critiche nell’Unione o che immagazzinano o promuovono lo stoccaggio del gas. Si aggiungono i nomi dei responsabili delle campagne di propaganda e disinformazione, autorità giudiziarie e soggetti finanziari finora risparmiati, come Alfa Bank, Rosbank e Tinkoff.

Bruxelles vuole poi identificare ogni rublo depositato (e ora congelato) nei conti delle istituzioni finanziarie europee, a cominciare da quelli della sua Banca centrale, in vista di un possibile utilizzo per generare benefici che possano finanziare la ricostruzione dell’Ucraina. Il diritto comunitario consente il sequestro di questi beni mentre le sanzioni sono attive, ma non la confisca, quindi un’alternativa potrebbe essere quella di investire temporaneamente quei beni liquidi e utilizzare il reddito derivante dalle loro prestazioni.

L’Ucraina chiede inoltre una punizione immediata contro il settore nucleare russo e, in particolare, contro Rosatom, il monopolio di Stato che controlla il nucleare civile e l’arsenale di armi del Paese. Lo stesso Volodymyr Zelensky lo ha chiesto di persona ai leader continentali la scorsa settimana a Bruxelles. Rosatom sta infatti sfruttando la centrale nucleare occupata di Zaporizhzhia nell’est dell’Ucraina, nonostante il rischio generato dai combattimenti nell’area. Ma per ora l’Unione europea ha scelto di non percorrere quella strada. Ritiene che non ci sia abbastanza consenso o che interrompere la collaborazione su una questione così delicata con Mosca sia rischioso.

La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha spiegato invece che se la proposta andrà avanti, le sanzioni limiteranno ulteriormente l’esportazione di beni a duplice uso e beni di tecnologia avanzata. «Proponiamo controlli su quarantasette nuovi componenti elettronici utilizzabili nei sistemi d’arma russi, tra cui droni, missili, elicotteri. E su specifici materiali minerali rari e telecamere termiche. Con questo abbiamo messo al bando tutti i prodotti tecnologici trovati sul campo di battaglia e faremo sì che non trovino altri modi per arrivarci. Ecco perché, per la prima volta, stiamo aggiungendo entità di paesi terzi alle sanzioni a duplice uso della Russia, a cominciare dalle Guardie rivoluzionarie iraniane», che hanno fornito alla Russia droni Shahed per attaccare le infrastrutture civili in Ucraina.

Di mira è anche il settore bancario, e al Consiglio sarà presentato un elenco di proposte per sanzionare quasi cento ulteriori persone ed entità che hanno avuto un ruolo nel minare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. Ciò include i responsabili di attività militari, decisioni politiche, propaganda e disinformazione. «Stiamo prendendo di mira coloro che sono coinvolti in rapimenti disumani, deportazioni e adozioni forzate di bambini ucraini in Russia e anche coloro che consentono il saccheggio delle risorse ucraine», ha aggiunto Borrell, agganciandosi alle denunce da Yale sul sequestro di minori.

«Colpiremo ancora una volta duramente il settore militare e della difesa russo, le organizzazioni ad essi collegate, i responsabili dello sviluppo di droni che prendono di mira i civili e le infrastrutture civili». Le sanzioni verrebbero inoltre «estese alle autorità delegate e ai giudici autoproclamati nelle quattro regioni ucraine illegalmente annesse di Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia che stanno fornendo falsa legittimità ai governanti russi e alle loro decisioni illegali».