La Superlega si rifà il look. Un comunicato della società A22 Management, nata per sponsorizzare e sostenere il progetto di riforma del calcio europeo, annuncia un restyling della Superlega: l’unica proposta concreta per valorizzare un’industria che vive da anni al di sotto del suo potenziale, e anche un modo per chiedere all’Europa del pallone di allontanarsi dal monopolio della Uefa.
Una competizione aperta e basata sul merito, distribuita su più livelli – o divisioni – e con una distribuzione delle risorse più equa ed equilibrata di quanto previsto al momento dall’organo di governo del calcio europeo. Un disegno che appare anche piuttosto distante dall’idea iniziale della Superlega, quella annunciata ad aprile 2021.
Il nuovo format prevede un gruppo ampio di squadre, da sessanta o ottanta società, senza membri permanenti, divise in più campionati, con un minimo di quattordici partite garantite a tutti. E soprattutto un legame diretto con le leghe nazionali già esistenti, considerate dai promotori della Superlega stessa «le fondamenta del calcio europeo», il cui ruolo viene riconosciuto come indispensabile. La nuova competizione quindi sarebbe basata esclusivamente sulle prestazioni sportive.
Bernd Reichart, amministratore delegato dell’A22 Sports Management Group, ha detto che da ottobre a oggi la sua società ha dialogato costantemente con una cinquantina di club europei e ha stilato un nuovo decalogo, dieci principi basati sulle esigenze dei club. «Le basi del calcio europeo rischiano di crollare», ha detto Reichart. «È ora di cambiare: il rischio imprenditoriale nel calcio grava interamente sui club. Ma quando c’è da prendere decisioni importanti, troppo spesso sono costretti a starsene in disparte mentre le basi sportive e finanziarie dell’intera industria crollano intorno a loro».
In questo modo Reichart sottolinea l’esigenza, condivisa da tutti i club, di valorizzare il prodotto calcio, uno sport che ha un seguito mondiale sconfinato, eppure ancora moltissimi margini di crescita in termini di ricchezza prodotta, di qualità dei contenuti, di capacità di attrazione delle giovani generazioni.
Ci sta provando anche la Uefa, a modo suo. Nel 2024 arriverà la nuova Champions League, con un format definito “modello svizzero” che vedrà trentasei squadre affrontarsi in un unico torneo, in cui ognuna disputerà dieci partite in una fase a gironi (invece delle attuali sei).
Solo che, come sempre, il problema non è tanto (o non solo) nel format. Riguarda la ricchezza e la distribuzione della ricchezza di queste competizioni, spiega Sam Wallace, caporedattore Sport del Telegraph: l’Uefa e l’Eca, la potente European Club Association che rappresenta i club di tutta Europa, sono comproprietari di una joint venture che controlla tutte le entrate della Champions League, dell’Europa League e dell’Europa Conference League. Insomma, c’è un accentramento di potere e risorse che non fa bene al calcio, né a chi prova a far crescere l’intero sistema.
Nei “Dieci principi per un campionato europeo di calcio”, dal titolo del decalogo diramato dall’A22, si parla, come detto di un campionato europeo di calcio aperto, basato esclusivamente sul merito sportivo, multi-divisionale con 60-80 club e un minimo di quattordici partite europee garantite a ogni squadra. Ma anche della necessità di trovare risorse finanziarie aggiuntive per l’intera piramide calcistica, regole di sostenibilità da applicare rigorosamente e un aumento significativo degli investimenti nella solidarietà e nello sport amatoriale. Inoltre, si parla della necessità di promuovere e sviluppare il calcio femminile mettendolo al centro della scena accanto alle competizioni maschili.
«I colloqui hanno chiarito che per i club spesso è impossibile parlare pubblicamente contro un sistema che utilizza la minaccia di sanzioni contro ogni forma di opposizione», dice Reichart. «Il nostro dialogo è stato aperto, onesto, costruttivo e ha portato a idee chiare su quali cambiamenti sono necessari e su come potrebbero essere implementati. C’è molto da fare e continueremo il nostro dialogo con gli stakeholder».
Va ricordato che nei prossimi mesi la Corte di Giustizia dell’Unione europea si pronuncerà sulla legalità e sulla compatibilità del monopolio Uefa con il quadro delle libertà, dei principi e dei valori fondamentali che sono alla base dell’Unione.
La decisione avrà un impatto non solo sul calcio, ma su tutti gli sport europei. Per questo Reichart ha dichiarato che «l’obiettivo è quello di presentare il prima possibile, dopo la ricezione della sentenza, un progetto sportivo sostenibile per le competizioni europee per club, che sia accessibile, come minimo, per tutti i ventisette Stati membri dell’Unione. Le circostanze sono chiare e bisogna agire per il bene dei tifosi, dei giocatori e dei club».
Sono già arrivate, però, le prime opposizioni al progetto da parte di chi continua a difendere unicamente i propri interessi. Dall’European Club Association hanno commentato le novità presentate da A22 dicendo di prendere atto dell’ultimo messaggio, bollandolo però come «una realtà fantasiosa di A22», dicendo che «tuttavia, nel mondo reale, questa idea rimaneggiata è già stata proposta, discussa e completamente respinta da tutte le parti interessate nel 2019». E poi, ancora: «Questo è solo un altro tentativo deliberatamente distorto e fuorviante di destabilizzare il lavoro costruttivo attualmente in corso tra le vere parti interessate del calcio per far progredire le cose nel migliore interesse generale del calcio europeo per club. […] Noi siamo andati avanti, quando lo farà A22?», si legge nel comunicato ufficiale dell’associazione.
Javier Tebas, numero uno della Liga spagnola, ha twittato una vignetta in cui la Superlega è nelle vesti del lupo cattivo intento a ingannare e mangiare il “calcio europeo”, ritratto ovviamente come Cappuccetto rosso. «La Superlega è il lupo, che oggi si traveste da nonnina per cercare di fregare il calcio europeo, ma il SUO naso e i SUOI denti sono grandissimi», ha detto Tebas.
La Superliga es el Lobo de Caperucita. Ahora se disfrazan de competición abierta y meritocrática, pero debajo sigue habiendo el mismo proyecto egoísta y elitista. Que no nos cuenten cuentos.https://t.co/cqhLWStAJn pic.twitter.com/jmlYEAkLny
— LaLiga Corporativo (@LaLigaCorp) February 9, 2023
Di seguito, il decalogo diramato dalla A22 Management:
I. Competizioni su base ampia e meritocratica
Il campionato europeo di calcio deve essere una competizione aperta, con più divisioni e da 60 a 80 squadre che consenta una distribuzione sostenibile dei ricavi lungo tutta la piramide. La partecipazione dovrebbe essere basata sul merito sportivo; i club dovrebbero essere soggetti a promozioni e retrocessioni annuali e non dovrebbero esserci membri permanenti. Una qualificazione aperta basata sui risultati nazionali garantirebbe accesso alla competizione ai club emergenti, mantenendo al contempo le dinamiche competitive a livello nazionale.
II. Tornei nazionali: la base del calcio
I club partecipanti dovrebbero continuare a essere pienamente impegnati nei tornei nazionali come fanno oggi. Allo stesso tempo, è fondamentale che venga affrontata la necessità di bilanciare, rafforzare e rendere più competitivi i tornei nazionali in tutto il continente. Le competizioni europee dovrebbero svolgere un ruolo cruciale nel contribuire al raggiungimento di questo obiettivo, generando e allocando risorse aggiuntive in tutto il sistema.
III. Migliorare la competitività con risorse stabili e sostenibili
Per migliorare la competitività delle competizioni nazionali ed europee sono necessarie risorse finanziarie aggiuntive da condividere all’interno della piramide nonché regole di sostenibilità finanziaria da applicare in maniera rigorosa. I club hanno anche bisogno di una maggiore stabilità e prevedibilità delle entrate annuali, così da poter assumere impegni ragionevoli e di lungo termine per quanto riguarda le spese per i giocatori e le infrastrutture. Un miglioramento significativo del formato e dell’attrattività delle attuali competizioni europee genererebbe risorse aggiuntive. Offrendo ai club un minimo di 14 partite europee garantite per stagione, si migliorerebbero notevolmente sia la stabilità che la prevedibilità degli introiti.
IV. La salute dei giocatori deve essere al centro del gioco
La salute dei giocatori deve essere una componente fondamentale nel determinare il numero di partite annuali. Il numero delle giornate delle competizioni europee per club non dovrebbe essere aumentato oltre a quello previsto dagli attuali calendari delle competizioni. Le organizzazioni dei giocatori dovrebbero essere coinvolte per salvaguardare la loro salute e dovrebbe anche essere promosso il dialogo sociale in tutta l’UE. È altresì importante che i club e i giocatori europei non siano obbligati a partecipare a tornei allargati o nuovi imposti da parti terze.
V. Competizioni gestite dai club con regole di sostenibilità finanziaria trasparenti e applicate adeguatamente
Le competizioni europee per club dovrebbero essere gestite dai club, come avviene a livello nazionale, e non da parti terze che ne traggono vantaggio senza assumersi alcun rischio. La struttura di governance deve essere pienamente conforme alla legislazione dell’UE. Per migliorare la sostenibilità, la spesa dovrebbe essere basata solo sulle risorse generate, non su iniezioni di capitale che distorcono la concorrenza. Le norme sulla sostenibilità finanziaria dovrebbero consentire ai club di spendere solo una percentuale fissa dei loro ricavi annuali legati al calcio per gli stipendi dei giocatori e i trasferimenti netti, con disposizioni adeguate per i club più piccoli nonché regole di transizione.
VI. La migliore competizione calcistica del mondo
Nello sviluppare una competizione paneuropea, l’aspirazione deve essere quella di creare l’evento sportivo più avvincente al mondo. Gli appassionati di calcio meritano le migliori partite e la migliore esperienza. È inoltre fondamentale che le giovani generazioni, attratte dagli sport e dall’intrattenimento digitale statunitensi in espansione a livello globale, continuino ad abbracciare il calcio come lo sport più amato al mondo. Questo obiettivo può essere raggiunto esclusivamente con competizioni che permettano ai migliori giocatori al mondo di sfidarsi durante l’intera stagione con partite emozionanti dall’inizio alla fine.
VII. Miglioramento dell’esperienza dei tifosi
Il calcio è un gioco popolare e il dialogo con i tifosi e i gruppi di tifosi indipendenti è essenziale per raccogliere idee che possano migliorare l’esperienza dei fans. Dovrebbero essere adottate misure supplementari per facilitare la partecipazione dei tifosi alle partite in trasferta. Dovrebbero essere previsti anche standard per le infrastrutture, per portare gli stadi di calcio a livelli di qualità elevati e uniformi in modo da migliorare lo spettacolo del calcio dal vivo.
VIII. Sviluppare e finanziare il calcio femminile
Gli stakeholder del settore calcistico dovrebbero promuovere e sviluppare il gioco femminile mettendolo “al centro della scena” al fianco delle competizioni maschili. Per raggiungere questo obiettivo, i finanziamenti dovrebbero essere incrementati in maniera significativa, al di là degli attuali contributi provenienti dalle competizioni europee per club femminili. Gli investimenti dovrebbero essere previsti non solo a livello professionale, ma anche a livello di base.
IX. Un aumento significativo della solidarietà
La solidarietà di base è un pilastro essenziale del calcio europeo e dovrebbe essere aumentata ben oltre i livelli attuali. Come annunciato in precedenza, un importo minimo di 400 milioni di euro all’anno ai club non partecipanti, per la solidarietà di base e le cause sociali – più del doppio del contributo proveniente dalle attuali competizioni europee per club – dovrebbe raggiungere questo obiettivo. La trasparenza dovrebbe essere garantita dalla supervisione di autorità indipendenti, con una chiara rendicontazione annuale della spesa e del suo impatto.
X. Rispetto del diritto e dei valori dell’Unione europea
Il calcio europeo e i suoi stakeholder sono chiamati ad abbracciare i valori, le leggi e le libertà fondamentali dell’UE. Inoltre, nessun club europeo dovrebbe essere costretto a ricorrere a sistemi di risoluzione delle controversie al di fuori del diritto comunitario. La giurisdizione dell’arbitrato sportivo dovrebbe essere strettamente limitata alle questioni sportive. Ogni altra controversia dovrebbe essere rivolta alle sedi appropriate. Tutti i procedimenti dovrebbero essere sottoposti alla supervisione ultima del sistema giudiziario dell’UE.