«Noi vogliamo la pace in Ucraina. Ma a un anno dall’inizio di questa disastrosa guerra che ha provocato migliaia di morti sappiamo che la si può raggiungere solo continuando ad armare l’esercito di Kyjiv. L’Italia sta dalla parte del popolo ucraino e farà di tutto perché la soluzione finale non sia una resa sotto l’oppressore russo. Per essere chiari: il governo del quale sono ministro degli Esteri e vicepremier è saldamente ancorato all’Europa, agli Stati Uniti, all’Occidente».
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, in un’intervista a Repubblica, è costretto a ribadire la posizione del governo italiano a sostegno dell’Ucraina, dopo le ennesime uscite anti-Zelensky di Silvio Berlusconi. Ma ammette pure che per ora non ci saranno nuovi decreti per l’invio di armi all’Ucraina.
«L’Italia non ha alcun ripensamento, lavora per la pace e per l’indipendenza dell’Ucraina, al fianco della Nato e dell’Europa», spiega il ministro. «Questo non vuol dire che invieremo armi in grado di attaccare la Russia, non siamo certo contro il popolo russo, ma sosteniamo appieno Kyjiv e la sua resistenza».
Tajani dice, come gli altri esponenti del suo partito, che al netto delle uscite di Berlusconi poi contano i fatti. «Il nostro presidente, vorrei si ricordasse, ha votato in Parlamento europeo le risoluzioni contro l’aggressione russa. A cominciare da quella durissima del primo marzo del 2022», ribadisce. «Berlusconi vuole la pace. Ma la linea dettata ai gruppi, in Italia e in Europa, non si è mai discostata da quella del Ppe, a Bruxelles, e del Parlamento italiano, a Roma. Anche lui ha espresso sempre i suoi voti schierandosi con Kyjov. Detto questo, Berlusconi è l’uomo che ha portato Russia e Stati Uniti a stringersi la mano di Pratica di Mare. Il problema è che i tempi non sono più quelli, purtroppo».
Tajani sottolinea che «cercare una soluzione per fermare le armi non vuol dire essere deboli. Si tratta solo di favorire il percorso di pace nel modo più appropriato. Quello cioè che garantisca l’indipendenza dell’Ucraina e al contempo la fine delle ostilità». Una pace che «non può passare dal disarmo dell’esercito ucraino. Al contrario. Armi ma non solo. Noi stiamo cercando di garantire in tutti i modi anche la piena assistenza umanitaria: approvvigionamenti sia ai militari ma anche e soprattutto direi ai civili. Ma mai, dico mai, sono venuti meno i nostri voti per l’invio di armi».
A questo proposito, però, il nuovo decreto per l’invio di armi in Ucraina dall’Italia, inizialmente previsto in cantiere per febbraio-marzo, non sarà imminente. «Il Parlamento ha autorizzato l’invio e abbiamo già varato il sesto decreto nelle scorse settimane. Io e il ministro Crosetto lo abbiamo illustrato in modo approfondito al Copasir. Ora stiamo lavorando con i francesi per inviare al più presto un sistema di difesa aerea (il Samp-T, ndr). Un nuovo decreto non è in preparazione. Ma in ogni caso Forza Italia lo voterebbe», dice.
E poi annuncia: «Tra marzo e aprile organizzeremo una conferenza italiana proprio finalizzata a ritagliarci un ruolo nella ricostruzione dell’Ucraina. Sarà un consesso aperto alle imprese. Siamo in grado di esportare il nostro saper fare e riteniamo giusto che chi si è battuto al fianco dell’Ucraina possa contribuire alla ricostruzione».