Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso dice al Messaggero che con l’ultimo decreto approvato dal consiglio dei ministri a Cutro il governo intende fermare i trafficanti di esseri umani. Come? Attraverso i flussi regolari di lavoratori stranieri qualificati su richiesta delle imprese.
«Per quanto di nostra pertinenza», spiega, «stiamo procedendo a un censimento dei fabbisogni e delle competenze che interessano il nostro sistema d’impresa, in modo da avere una visione aggiornata su quali tipologie di lavoro c’è maggior bisogno nel nostro Paese anche al fine di realizzare la formazione direttamente nei Paesi d’origine. A breve avremo un quadro chiaro della situazione, anche dal punto di vista numerico».
Urso aggiunge che l’obiettivo finale è avere «un flusso di lavoratori regolari in corrispondenza con le esigenze delle imprese e del settore produttivo in generale. Le nuove disposizioni vanno proprio in tal senso: una programmazione che si realizzerà con i Paesi d’origine, introducendo anche un sistema di premialità per chi maggiormente rispetta le regole».
La richiesta di manodopera specializzata in Italia riguarda «sia il mondo delle nuove tecnologie e delle professioni innovative – basti pensare a sfide come quella dell’intelligenza artificiale, della meccatronica, delle biotecnologie – sia le attività più tradizionali, a cominciare da quelle stagionali del sistema agricolo e del turismo, sino a quelle inerenti il settore delle costruzioni e in alcune regioni anche delle aziende manifatturiere che non riescono a soddisfare gli ordini per mancanza di manodopera».
La soluzione insomma sarebbe solo quella di allargare le maglie del decreto flussi, uno strumento vecchio (del 1998) che in tutti questi anni ha dimostrato di non funzionare. Nessun cenno invece a un superamento della legge “Bossi-Fini”, che pure il suo collega e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ha detto di voler superare.